“Ritiro la mia candidatura, sì. Le liste per le elezioni politiche in Sicilia sono un gravissimo errore che noi, come Pd, pagheremo a carissimo prezzo”.
Antonello Cracolici dice sempre ‘noi’, perché il Pd è comunque la sua casa e lo sarà ancora a lungo. Ma questo non vuol dire che agli inquilini sia vietato il diritto di critica. Parliamo di un personaggio di lungo corso, candidato al Senato, nel collegio Sicilia 1, dopo Annamaria Furlan e adesso autore di un ‘gran rifiuto’. L’annuncio è di ieri. Segue una analisi ponderata.
Onorevole, diciamo la verità: si è offeso della seconda piazza? Si tratta di un calcolo elettorale? O è davvero una questione di principio?
“Non ho mai fatto ragionamenti personali. Il punto è politico. Mi concentro sul Senato: abbiamo due capilista che non c’entrano con il territorio, anche se Nicita è siciliano di origine, almeno, mentre la Furlan nemmeno quello. E faccio il discorso proprio sul Senato perché è l’istituzione dei territori. Saranno elette due ottime persone che, però, non sono dentro la vita economica e sociale della Sicilia. Un gravissimo errore, lo ripeto. Ma è tutta la filosofia che presiede alle liste a essere sbagliata”.
Perché?
“Perché stiamo dicendo che la classe dirigente del Pd siciliano non ha una ambizione nazionale. E lo diciamo noi, nella giornata in cui si vota per Roma e per il presidente della Regione, quando sarebbe essenziale sottolineare quello che è stato fatto dai democratici siciliani. Non posso starci. Se mi avessero detto…”.
Se le avessero detto?
“… Guarda, Antonello, abbiamo bisogno di una figura nuova, capace di rappresentare mondi che non sono rappresentati….Bè, al mio amor proprio non avrebbe fatto piacere, però avrei capito il ragionamento. Sono un uomo di partito disciplinato. Ma qui viene meno un’idea di Sicilia. Resta l’immagine di una terra che è uno scacchiere, una piattaforma, un trampolino di lancio per Roma. C’è molta amarezza in me”.
Il modo ancora l’offende, onorevole?
“Lasciamo perdere. Qualcuno mi ha prospettato un discorso, per cui la Furlan è candidata nel Lazio, quindi, magari, ci sarebbe spazio… Ecco, questo lo considero offensivo per la mia storia e per la mia intelligenza. Non siamo mica al mercato e poi ho una certa esperienza, conosco i meccanismi elettorali”.
Lei come la vede, tra Palermo e Roma?
“La battaglia è difficile, non nascondiamocelo. E’ venuta meno una dimensione di coalizione e questo ci penalizza. Da soli siamo più deboli, non possiamo negarlo. Ma siamo motivati e io sono motivatissimo”.
In Sicilia?
“A livello parlamentare l’opposizione ha operato benissimo, siamo stati determinanti. E’ anche grazie alle nostre battaglie se Musumeci non è candidato, se è entrato in crisi il suo pessimo governo tutto prosopopea, borghi fascisti e fiere dei cavalli. Ed era giusto presentarci insieme, costruendo il percorso con le primarie. Sia chiaro: è in gioco la prospettiva di un’alternativa credibile. Chi, eventualmente, dovesse rompere se ne assumerebbe, interamente, la responsabilità”.
Lei è soddisfatto della vostra campagna elettorale? Siete partiti in vantaggio, rispetto alle magagne del centrodestra, ma non sembra che abbiate fatto fuoco e fiamme.
“Mettiamola così, dobbiamo alzare i ritmi. Certo, sono le ore delle liste e dunque siamo in un frangente complicato. Resto fiducioso”.
Caterina Chinnici è una candidata al di sotto o al di sopra delle aspettative?
“Perfettamente coincidente con le motivazioni della scelta che abbiamo compiuto. Lei è una madre che ama i propri figli, i siciliani, e che si batte affinché abbiano quello che gli spetta”.
Dal punto di vista ‘sportivo’, meglio Schifani o Musumeci come avversario?
“Sono giocatori con la maglietta dell’altra squadra, non c’è differenza, ed è comunque diversa dalla mia. Schifani non ha mai detto nulla sulla Sicilia e non ha interpretato la sua politica alla luce della Sicilia. Si è trovato in una campagna elettorale, senza sapere come”.
Armao? De Luca?
“Più siamo meglio è”.
Torniamo al quadro nazionale: Giorgia Meloni ha condannato il fascismo, ma la campagna elettorale è già incentrata sulle polemiche di chi continua a vedere, a destra, una deprecabile nostalgia del ventennio. Lei che ne pensa?
“Penso che la domanda vada posta a Giorgia Meloni, non a me. Tuttavia, rilevo che lei si è detta orgogliosa della fiamma che è un simbolo riconoscibile. A prescindere dalle parole, è lei stessa che si definisce fascista, mi pare. Lo dice lei”.
Si candiderà alle regionali?
“Avevo detto di no, mi hanno chiesto di ripensarci e ci sto pensando. Ma il problema non è che ci sia io o no, deve esserci la politica”.
L’ultimo pensiero per chiudere?
“Di amarezza, sì. Neanche Renzi aveva fatto una simile carneficina, con le liste realizzate per la Sicilia cinque anni fa. E ho detto tutto”. (Roberto Puglisi)