Crisi e settantadue disoccupati | In liquidazione la 'Megaservice' - Live Sicilia

Crisi e settantadue disoccupati | In liquidazione la ‘Megaservice’

Il logo della Megaservice

La crisi, certo, ma anche bilanci con troppi buchi. La partecipata è in liquidazione. Settantadue operai in disoccupazione. E la protesta si fa drammatica.

TRAPANI- E’ un altro esperimento fallito. E’ un’altra società che chiude e che apre la via della disoccupazione per 72 lavoratori. La ‘Megaservice’ di Trapani è un’altra “partecipata” siciliana che va in liquidazione. Il consiglio provinciale, ieri sera, ha approvato la delibera di scioglimento con 21 voti a favore e 4 contrari. A larga maggioranza, dunque, tanto da far dire al presidente Peppe Poma: “Un atto dovuto non eludibile”. La Provincia, proprietaria al 100% delle azioni, ha alzato bandiera bianca dopo l’assemblea straordinaria di fine gennaio, quando è stata certificata una perdita al 31 ottobre di 1.853.410 euro e debiti complessivi per 3.114.483 euro. Il sindacato – Cgil, Cisl e Uil – ha chiesto la ricapitalizzazione. Il commissario straordinario dell’amministrazione di Palazzo Riccio di Morana, Luciana Giammanco, ha risposto picche. I dirigenti del settore finanziario sono andati giù pesante. Carte alla mano hanno dimostrato che le perdite della ‘Megaservice’ avrebbero messo in discussione il bilancio dell’ente.

La Giammanco non ci ha pensato due volte e ha predisposto la delibera di liquidazione da porre all’attenzione dell’aula. Il consiglio s’è così ritrovato con addosso la pressione dei lavoratori e del sindacato. Ha subito l’occupazione dell’aula quando ha tentato di passare al voto ed ha dovuto fare i conti con 9 lavoratori che sono saliti sul tetto del Palazzo – sede della Provincia – minacciando di buttarsi giù. Drammatica una telefonata di uno dei 9 che annunciava il lancio nel vuoto. L’eco della vertenza Megaservice è arrivato alla Regione. Il presidente Rosario Crocetta ha istituito un tavolo tecnico per trovare una soluzione. Ma i suoi funzionari hanno chiesto tempo. Ci sono le carte da leggere ma soprattutto i conti da fare quadrare. Ancora oggi non si sa quanto sia il buco relativo al 2012. Nel frattempo il consiglio d’amministrazione della società è stato travolto dalle proteste. Due componenti su tre si sono dimessi, consentendo il suo azzeramento, anche se il presidente Mimmo Signorello aveva risposto a muso duro alla richiesta di dimissioni: “Non mi dimetterò mai”. L’intervento della Regione ha fermato il consiglio che ha atteso l’esito del tavolo tecnico. I lavoratori sono scesi dal tetto ed il sindacato è tornato in trincea. Ha proposto i prepensionamenti. Ha dato la sua disponibilità a modificare il contratto categoria “edili”, che è finito in discussione per i suoi costi elevati. La Regione ha dunque chiesto tempo. Ma il consiglio non ne aveva più. Avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di tenere in vita una società che non avrebbe avuto le risorse finanziarie per andare avanti. Il sindacato le ha tentate tutte passando anche alla denuncia.

La segretaria provinciale della Cgil Mimma Argurio ha lanciato il sospetto: “C’è una regia politica che vuole portare alla liquidazione per poi svendere la società”. La Digos, impegnata a garantire l’ordine durante le sedute d’aula sempre più burrascose, ha avuto modo di prendere nota. Dopo il voto che ha posto la ‘Megaservice’ in liquidazione il capogruppo del Pd Salvatore Daidone ed il consigliere di Sinistra Ecologia e Libertà Ignazio Passalacqua hanno chiesto l’invito dell’atto deliberativo alla Procura della Repubblica. La storia della Megaservice comincia nel maggio del 2004 – presidente della Provincia era Giulia Adamo – quando la sua costituzione viene approvata dal consiglio. Inizialmente la società era al 51% della Provincia ed al 49% di “Italia Lavoro”. In seguito, l’amministrazione ha acquisito tutto il pacchetto azionario. Venne istituita per salvare gli operai dell’ex Imam, azienda castelvetranese dell’indotto Fiat. Era già disoccupati e furono assunti alla Megaservice per occuparsi delle riserve naturali di competenza provinciale, della manutenzione degli immobili dell’ente, degli impianti sportivi e turistico-culturali, della segnaletica stradale nella Valle del Belice e della discerbatura.

Unico committente la Provincia che riservava ogni anno una parte delle sue risorse finanziarie per questa attività in house. La ‘Megaservice’, negli anni, ha registrato un aumento del personale da una trentina di unità è arrivata a 72. Ma ciò che ha fatto saltare i conti è stata la modifica del contratto. Quello della categoria edili ha finito per raddoppiare le spese per il personale. Tra gli ultimi tentativi per tenerla in vita c’è stata anche l’approvazione, da parte del consiglio, di una convenzione. Ma era soltanto di 550 mila euro quando era risaputo e verificato che il costo annuo dei 72 superava la quota di 2 milioni e 400 mila euro. Le accuse più pesanti nella gestione della Megaservice sono state rivolte all’ultimo presidente della Provincia Mimmo Turano che si è sempre difeso sottolineando che ha trovato la società con più del doppio dei dipendenti e con un contratto troppo oneroso. Dopo il voto del consilio il presidente Poma è intervenuto a nome di tutta l’aula: “Rivolgo un pressante appello ai componenti del tavolo tecnico voluto dal presidente della Regione affinché prosegua il proprio impegno con immutata tensione”. La vertenza Megaservice è ora nelle mani di due commissari liquidatori, l’avvocato Pietro Bruno (Foro di Trapani) ed il dottor Giuseppe Mazzeo di Palermo. Dovranno avviare tutte le procedure per chiudere la società. Hanno anche il mandato di prevedere il concordato preventivo con i creditori. Dovranno, inoltre, pagare le mensilità accumulate dai lavoratori, che si sono, ancora una volta, affidati, al sindacato per evitare il passaggio diretto dal licenziamento alla disoccupazione.


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