‘Draghi Drama’, così un titolone di giornale estero riassume lo sprofondo del premier che ci regalerà un’estate italiana di crisi, di orizzonti incerti e di friabilità, in una situazione complicatissima. Ma non mancano gli irresponsabili che ballano sulla tolda del Titanic, accompagnati dall’orchestrina del cinismo. Tuttavia, potremmo titolare anche ‘Dramma Palermo’. Tanti ricorderanno che la rinascita di una città inabissata da tempo passa attraverso i soldi, nello specifico le risorse del tavolo con il governo nazionale. E adesso? Potrà, in attesa che si chiarisca il quadro, un esecutivo ‘elettorale’ compiere scelte concrete e gravose che dovrebbero avere alle spalle la politica, nella disponibilità più ampia del suo potere?
Lo stesso sindaco, Roberto Lagalla, lo ha detto chiaro e tondo qualche giorno fa: “È altrettanto vero il ragionamento secondo cui il governo debba essere nel pieno dei suoi poteri perché le elezioni anticipate farebbero slittare provvedimenti e adempimenti, a cominciare da quelli che riguardano la città di Palermo”. Una riflessione in calce all’ennesimo equilibrismo. Il primo cittadino che non firma l’appello dei sindaci per Mario Draghi, ma ne condivide i contenuti. Sempre il professore Lagalla, nelle scorse settimane era stato a Roma, non da solo, e si era detto sereno per le interlocuzioni col governo Draghi. Che non c’è più.
Uno scenario raggelante. Domanda del nostro Roberto Immesi in una intervista su LiveSicilia.it: Palazzo Chigi ha promesso un tavolo per salvare Palermo dal default: riuscirete a evitare l’aumento Irpef? Risposta del sindaco: “Siamo al lavoro per scongiurarlo o per contenerlo nei limiti del possibile, comunque è certo che non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini. E’ altrettanto importante dire che dovremo attuare un adeguato piano della riscossione fiscale, non è giusto che paghi solo la metà dei cittadini”. Un orizzonte che prevedeva un impegni di mesi, ora sfumato.
Certo, c’è sempre la prospettiva molto forte di un centrodestra trionfante alle elezioni politiche, con Giorgia Meloni insediata sulla poltrona di Palazzo Chigi. Potrebbe mai un governo amico, un esecutivo che ha un esponente di primissimo piano di Fratelli d’Italia, nella persona di Carolina Varchi, come vicesindaco, non ascoltare l’accorato appello di una amministrazione della medesima parrocchia? Ma sono tutti discorsi da scrivere, rispetto a un presente che non appare confortante. E adesso? Cosa sarà di Palermo? (Roberto Puglisi)