Viadotto, i tempi si allungano |Autotrasportatori pronti al blocco - Live Sicilia

Viadotto, i tempi si allungano |Autotrasportatori pronti al blocco

L'assessore Maurizio Croce

L'autostrada chiusa. Il ministro aveva definito "non a posto" la documentazione presentata dalla Regione. L'assessore: "Non è così". Intanto gli autotrasportatori annunciano un blocco dal 25 al 29 maggio.

L'autostrada chiusa
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PALERMO – In un bel sabato di sole, dopo la cerimonia di inaugurazione della caserma dei carabinieri in quello che fu il covo di Totò Riina, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha spiegato che per dichiarare lo stato d’emergenza dopo la chiusura della Palermo-Catania, i tempi non sono ancora maturi. Alfano al riguardo sabato ha detto che “ancora ieri, il carteggio della Regione Siciliana non era ritenuto del tutto a posto dalla Protezione civile e dal ministero delle Infrastrutture per poter dare il via libera allo stato d’emergenza”. Il carteggio non era “a posto”, eppure, non ha potuto fare a meno di aggiungere lo stesso Alfano, “è inaccettabile che si vada per le lunghe, l’emergenza è sotto gli occhi di tutti”. Una tesi che la giunta regionale respinge al mittente, con l’assessore al Territorio Maurizio Croce che a Livesicilia spiega: “Documentazione incompleta? Semplicemente non è vero. Anzi ne abbiamo presentata troppa di documentazione. Il problema è politico, non tecnico”.

Insomma, la questione non è affatto risolta e il braccio di ferro tra Roma e Palermo continua. Tanto che gli autotrasportatori, categoria tra le più penalizzate dal disastro del viadotto chiuso hanno annunciato una clamorosa protesta per il prossimo 24 maggio.

Ridurre la tragedia di una regione spezzata a metà a un problema di scartoffie burocratiche mette la pelle d’oca. Ma Croce sul punto smentisce Alfano, spiegando che la divergenza tra Roma e la Sicilia c’entra poco con gli aspetti tecnici e molto con la volontà politica. “Noi abbiamo presentato una relazione di 186 pagine, chiedendo lo stato di calamità per tutte e nove le province dopo le alluvioni. C’è un’istruttoria tecnica della protezione civile in corso. Dopodiché ci sarà una battaglia politica, per decidere se l’emergenza va riconosciuta solo per il viadotto Himera, che è l’idea del governo centrale, o per tutte le province, come abbiamo chiesto noi”.

Di certo c’è che solo dopo lo stato d’emergenza si potrà dare il via all’iter per la realizzazione della bretella, la soluzione tampone che porterebbe un enorme sollievo in attesa della ricostruzione del viadotto. Tre mesi, disse Graziano Delrio in occasione del suo sopralluogo dopo il cedimento. Tre mesi che però, come ha spiegato Livesicilia, partiranno solo con la consegna dei lavori. Insomma, per quest’estate non c’è più niente da fare. Per le ferie la Sicilia dovrà confrontarsi con questa situazione disastrosa. Ma sul calendario c’è un’altra scadenza, ancora più inquietante. “È necessario che la bretella alternativa al viadotto sia costruita prima di ottobre – ammonisce il deputato Alessandro Pagano -. Al momento tutto il sovraccarico del traffico ricade infatti sulla strada che collega gli svincoli di Scillato e Tremonzelli. Sedici chilometri da sempre soggetti a frane, ed è ciò che potrebbe accadere già prima dell’autunno con le piogge”. Un problema che Croce ha ben chiaro: “Dobbiamo assolutamente essere pronti per l’autunno”, dice l’assessore. Che intende spingere perché almeno si riconosca l’emergenza per tutto il Palermitano e in particolare per le Madonie e per le zone maggiormente interessate dalla chiusura del viadotto. Servono 30-40 milioni (oltre ai 30 per viadotto e bretella, che metterà l’Anas), una cifra ben più contenuta rispetto ai 345 milioni richiesti dalla Sicilia per tutte e nove le province.

Bisognerà trovare un compromesso politico. E non è detto quindi che il consiglio dei ministri di questa settimana sarà quello buono. Più probabile che ci sia da attendere ancora una decina di giorni. Intanto, però, c’è chi non vuole più aspettare. “Dal 25 al 29 maggio gli autotrasportatori scenderanno in strada per protestare contro la sordità del governo nazionale e la superficialità dell’esecutivo regionale indisponibili ad incontrare gli operatori del trasporto in profonda difficoltà a causa del crollo del viadotto Himera che ha di fatto tagliato la Sicilia in due – si legge in una nota di Giovanni Agrillo, presidente della sezione siciliana della Federazione Autotrasportatori Italiani – . Pretendiamo risposte e sostegno da parte delle Istituzioni, gli autotrasportatori sono costretti a sforzi economici importanti per attraversare la Sicilia, alcune aziende hanno perso le commesse poiché non in grado di rispettare i termini contrattuali dovuti ai maggiori tempi di percorrenza. Non ci bastano le rassicurazioni del ministro Delrio, senza l’annullamento dei pedaggi sulla Catania-Messina e sulla Messina-Palermo e importanti incentivi sulle autostrade del mare e su quelle ferrate le nostre fragili aziende chiuderanno prima dell’apertura dei cantieri del nuovo viadotto. Pretendiamo risposte da Roma e da Palermo, e non ci fermeremo finché non le otterremo”.

I padroncini insomma, sono pronti alla guerra. E in passato hanno già dato prova di quanto devastanti possano essere gli effetti delle loro iniziative. Manca solo questo per assestare un colpo di grazia alla viabilità della Sicilia, una terra in cui il diritto alla libera circolazione è diventato chimera. Per terra, ma a volte anche per mare (vedi il blocco dei giorni scorsi nei collegamenti con le isole minori) e par aria (con il caos dei voli da e per Roma dopo l’incendio di Fiumicino).

 

 


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