PALERMO – In qualche caso si tratta solo di una mossa strategica. In altri, uno “strappo” per scuotere alleati e testare le reazioni dell’elettorato. In altri casi ancora, è poco più che una sfida, una provocazione. Di sicuro c’è che la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni regionali è iniziata. E i nomi rimbalzano, tra auto-candidature e investiture varie, già da qualche giorno.
Il presidente della Regione Rosario Crocetta poche ore fa ha rilanciato: “Perché non dovrei ricandidarmi? Questo governo ha fatto bene” ha detto a Catania. Una specie di replica a distanza nei confronti del sottosegretario Davide Faraone, che anche nell’ultima occasione, un festival letterario a Sciacca, ha voluto segnare la distanza dal governatore gelese. Spingendosi, stavolta, un passo più in là: non esludendo, cioè, la propria candidatura. “Di sicuro – ha detto – faremo le primarie. E certamente correrà un candidato che rispecchi il Pd di Renzi. Dovrà essere quindi lontano dall’attuale presidente della Regione, nei confronti del quale il mio giudizio è fortemente negativo. E quel candidato potrei essere io”. Che si tratti di mossa “strategica” o di vera ambizione non è ancora chiaro. Ma certamente la sfida è lanciata e rischia di lacerare ulteriormente il Pd. Già diviso tra renziani (vecchi e nuovi) e i cosiddetti “ex cuperliani”. Tra questi, mesi addietro, era emerso il nome di Antonello Cracolici. Ipotesi non caldissima, però, al momento. Non è da escludere, invece, la possibile confluenza sul nome del sindaco catanese Enzo Bianco. Che però dovrebbe dimettersi, appunto, dal ruolo di primo cittadino, visto che le Regionali arriveranno prima della scadenza del suo mandato. Tra i nomi saltati fuori recentemente, quello di un altro candidato catanese: l’eurodeputata Michela Giuffrida, senza escludere, come precisato da Faraone, qualche altro “renziano”. E anche questa volta i rumors portano a Catania: il giovane Luca Sammartino era già stato indicato dal sottosegretario come possibile capogruppo del Pd all’Ars. Potrebbe essere rilanciato dalle primarie.
Intanto, nei confronti del governatore sono arrivate le bordate del commissario di Forza Italia Gianfranco Micciché, impegnato nel tentativo faticoso di riunire il centrodestra in vista delle Regionali. In quell’area, a dire il vero, c’è già un candidato. Nello Musumeci, infatti, è stato già “lanciato” dai “suoi”: i militanti di “Diventeràbellissima”. Ma nei prossimi giorni, l’ultimo candidato del centrodestra a Palazzo d’Orleans, si ritroverà attorno a un tavolo insieme appunto a Micciché e agli altri esponenti di quell’area, pronti a scomettere sulla “reunion” del blocco che portò al famoso 61-0. “Serve un candidato in grado di farci vincere” ha ribadito Micciché, cercando di stoppare le “autocandidature”. E a dire il vero, Forza Italia ha due nomi “caldi”: quello dell’ex ministro Stefania Prestigiacomo e quello dell’eurodeputato catanese Salvo Pogliese. Ma la prudenza di Micciché è legata probabilmente anche all’idea di attendere i movimenti di “Area popolare”, la formazione politica nata tramite la fusione di Ncd e Udc, ma già attraversata da polemiche, tensioni, miniscissioni e risultati elettorali deludenti. Il segretario nazionale Cesa vorrebbe rientrare nel centrodestra, a differenza dell’area che fa capo a Casini, convinta nel sostegno a Renzi. E così, presto anche in Sicilia potrebbe “esplodere” la contraddizione di un partito che va da una parte e con due assessori (e mezzo) all’interno della giunta di Crocetta. E così, il riavvicinamento agli ex alleati del centrodestra, per i moderati, potrebbe passare attraverso la candidatura di un altro eurodeputato: Giovanni La Via, ex assessore di Totò Cuffaro e primo degli eletti proprio nella lista degli alfaniani. Non è da escludere in questo caso nemmeno il nome dell’ex ministro Gainpiero D’Alia.
Appare scontata, invece, nonostante le dichiarazioni di rito che rimandano al web, la candidatura per il Movimento cinque stelle di Giancarlo Cancelleri. Il leader siciliani dei grillini, dopo i risultati delle elezioni amministrative ha infatti chiaramente aperto la corsa verso Palazzo d’Orleans: “Lanciamo un’opa nei confronti della Regione”.
Se i blocchi del nuovo tripolarismo oggi possono essere sintetizzati così, non vanno esclusi alcuni outsider, che potrebbero rappresentare solo suggestioni o, in qualche caso, la soluzione buona per bypassare le divisioni tra i partiti e provare a “frenare” l’ondata grillina. È il caso di Leoluca Orlando, se il Professore non dovesse correre per la conferma alla guida del capoluogo. Verso Orlando pochi giorni fa ha teso una mano Antonello Cracolici: un invito rispedito al mittente. Ma la storia probabilmente non è ancora chiusa. Tra le “sorprese”, c’è anche il nome meno sorprendente: quello di Roberto Lagalla, infatti, salta fuori spesso e volentieri sia in vista di competizioni regionali che amministrative. L’ex rettore dell’Università di Palermo, negli ultimi giorni è particolarmente attivo anche sui social network, da dove lancia spesso la necessità di un cambiamento in Sicilia. Ultimamente avvicinatosi al renzismo (nominato da Faraone ai vertici del Cnr e presente anche alla Leopolda sicula), in realtà Lagalla potrebbe attrarre il centrodestra: il suo nome non dispiace ad esempio agli ex cuffariani (di Cuffaro era stato assessore alla Salute). Ma la corsa è appena partita. E sarà una gara a eliminazione diretta, verso il dopo Crocetta. Al quale punta, almeno a parole, lo stesso Crocetta.