PALERMO – “Crocetta canta vittoria? Forse non ha capito”. L’Ordine dei giornalisti e l’Associazione della stampa di Sicilia smentiscono che l’ordinanza emessa ieri dalla Corte costituzionale dia Ragione al governatore. “La legge regionale che nel 1976 ha istituto l’Ufficio stampa della Regione è ancora in vigore – dicono in una nota congiunta – , la Corte costituzionale ha dichiarato manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale della legge della Regione siciliana 6 luglio 1976, sollevata dalla Sezione lavoro del Tribunale di Palermo”. La questione era sorta sul ricorso dei giornalisti Giancarlo Felice e Gregorio Arena e licenziati dal presidente Crocetta, insieme con altri 19 colleghi dello stesso ufficio stampa, subito dopo il suo insediamento. Adesso il giudice potrà provvedere sulla vicenda della richiesta di reintegrazione dei giornalisti licenziati, sulla scorta delle leggi vigenti.
“Non si comprendono, dunque, il senso e il fondamento delle dichiarazioni di Crocetta – osservano Ordine dei giornalisti e Assostampa Sicilia – che ha cantato vittoria sostenendo di avere avuto ragione. La Corte Costituzionale in realtà ha soltanto sancito l’inammissibilità della questione sollevata dal giudice del lavoro, il quale, nella stessa ordinanza di rimessione alla Corte aveva espressamente dichiarato e accertato che il rapporto di lavoro dei giornalisti dell’Ufficio stampa della Regione è certamente da qualificarsi come subordinato”. Lo stesso Giancarlo Felice commenta a Livesicilia: “La Corte si è espressa su giudizio chiesto dall’avvocatura dello Stato e dice che legge che ci ha assunti è una legge costituzionale. A questo punto non capisco perché il presidente della Regione dice ancora che il rapporto con i giornalisti dell’ufficio stampa è fiduciario, mentre è chiaro secondo la sentenza che è subordinato. Adesso che la questione è chiarita sarà il giudice a decidere nella sua piena autonomia”.