PALERMO – Totò Cuffaro interviene dopo l’intervista di Gianfranco Miccichè a L’Identità. L’ex presidente dell’Ars sarebbe stato “contagiato dalla ‘Lombardite acuta’. La politica non è comandare”.
Cuffaro risponde a Miccichè
“Leggo l’intervista dell’onorevole Miccichè sul giornale “L’identità” e penso che sia stato contagiato dalla ‘Lombardite acuta’”. Basterebbe leggere senza ‘il contagio’ per rendersi conto che non comando affatto”.
Esordisce così, in una nota, Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC rispondendo a Miccichè, che aveva detto di non “riconoscersi più in questa Forza Italia, oggi Forza Italia è un partito senza identità. Non si sa più chi lo comanda, sembra che Cuffaro decida tutto”.
“Quello che conta – prosegue Cuffaro – non è che io non comandi, ma quello che è importante è che io non voglia comandare! Io e la DC siamo amici leali del presidente della Regione, Renato Schifani, e della coalizione e la tattica della provocazione o, peggio ancora, quella di esercitare pressioni indebite non ci appartiene”.
“La mia idea della politica è cambiata da un pezzo, strano che Miccichè e company non se ne siano accorti. Credo che la politica sia più di chi pensa e di chi lavora che di chi comanda. La politica – continua Cuffaro – ha bisogno di una classe dirigente giovane che creda motivatamente e voglia costruire un progetto di futuro per la nostra terra e non di chi crede che la politica sia il potere.
L’ex presidente della Regione è convinto “che sia finito il periodo del ‘Cuffarismo’ e che personalmente stia vivendo, per scelta e con convinzione, il tempo del ‘Cuffaresimo’”.
Cuffaro e il potere
“Sono assolutamente convinto che potere – insiste Cuffaro – comando e prebende non valgono niente a confronto con il servizio, il lavoro per un progetto e la buona politica. Lo affermo dopo aver sperimentato sulle mie carni quanto siano effimere le prime e valide le seconde”.
Il segretario nazionale della Dc conclude: “Mi prodigherò con tutte le mie forze per far crescere una classe dirigente giovane e al femminile e che sia protagonista di buona politica e di una politica più umana. Pazienza per chi la pensa diversamente: se ne dovrà fare e ce ne faremo una ragione”.