Politica

Cuffaro: “Spero nella revisione, anche a sinistra mi cercano”

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10 Maggio 2022, 06:04

5 min di lettura

Buonasera, possiamo fare una chiacchierata?
“Un attimo, ho appena finito una telefonata con Roberto Lagalla, arrivo a casa e richiamo io”.

Totò Cuffaro, con la sua Nuova Dc, a fianco del candidato del centrodestra, è in campagna elettorale. La coalizione non ha fatto in tempo a ricompattarsi a fatica sul nome unitario che, subito, le fibrillazioni si sono nuovamente manifestate. L’intervista ‘giallo’ con Micciché protagonista non può certo rasserenare gli animi. E la successiva smentita dell’interessato non ha fugato, del tutto, i dubbi degli alleati. Ecco lo squillo.

Il professore Roberto Lagalla sarà sindaco di Palermo?
“Certamente. Ho un solo dubbio: se si fermerà al sessanta per cento o supererà la percentuale”.

Ha letto ‘l’intervista-terremoto’ di Gianfranco Miccichè?
“Sì. Lui ha detto che quelle cose non le ha dette. Ne prendo atto e, a mia volta, non saprei che dire”.

Resta comunque l’astio tra il presidente dell’Ars e il presidente della Regione, Nello Musumeci. Un problema in vista delle regionali. Lei che suggerisce?
“Noi ci siamo messi di buzzo buono e abbiamo trovato una sintesi sul nome di Roberto Lagalla e sa perché è accaduto?”.

Perché?
“Perché ci siamo incontrati, guardandoci in faccia, ragionando insieme, piuttosto che parlarci con note e comunicati”.

Potrebbe funzionare come schema per Palazzo d’Orleans?
“Affronteremo ogni cosa a suo tempo. Da democristiano penso che non bisogna escludere, ma includere. Non ho pregiudizi nei confronti di nessuno, tantomeno del presidente uscente. Questo non significa che io sia d’accordo a prescindere”.

Chi sarebbe il suo candidato ideale?
“La candidatura scelta dalla coalizione sarà quella vincente, che sia Musumeci o che non sia Musumeci il nome che verrà fuori. Ogni scelta sarà buona e andrà sostenuta, non ho, lo ripeto, pregiudizi. Se potessi scegliere io, sceglierei una donna. E’ tempo che ci sia una donna ai piani alti”.

Lei che si sposta a sinistra, come si legge in quella famosa intervista che abbiamo citato, potrebbe essere un’opzione?
“Smentisco categoricamente. Io sto con la Nuova Dc perché voglio un partito di centro e che sia forte. Se devo guardare da qualche parte, non guardo a sinistra. E’ necessario essere in due per realizzare una unione. E la sinistra non mi vuole”.

Questo è lampante.
“Attenzione, però, c’è tanta gente di sinistra che mi cerca e che vuole parlare con me. Lo fanno a uno a uno, magari un po’ di nascosto, quando sono tutti insieme si vergognano e dicono di non conoscermi. Magari sono gli stessi con cui ho discusso un attimo prima”.

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Perché tra Micciché e Musumeci si è arrivati a questo punto?
“Credo che ci sia stato un logoramento che, nel tempo, ha creato incomprensioni che adesso sono esplose. Torti e ragioni sono sempre di tutti. Ognuno di loro ritiene di avere ragione, ma ha commesso degli errori. Ci sono spaccature in Forza Italia e mi auguro che siano ricomposte perché tra un po’ dovremo fare le liste per le regionali”.

Lei aveva detto che sarebbe andato in Burundi…
“E ci sono stato infatti e ci tornerò, la mia associazione lavora lì, continuamente, per portare sollievo”.

Il suo annuncio suonava come un definitivo allontanamento dalla politica.
“Sa perché sono ritornato? Per i tanti Cateno De Luca che esistono nella politica siciliana e che agiscono non per il bene comune. Non possiamo lasciare spazi incustoditi. Così eccomi qui, con i miei guai, consapevole di avere sbagliato tanto. Ma ho anche pagato tantissimo. Nel 2023, comunque, la Cedu (la Corte europea dei diritti dell’uomo, ndr) esaminerà la richiesta che ho presentato di valutare il mio caso”.

Cosa spera?
“Di avere almeno una soddisfazione morale. Un pronunciamento che vada in una certa direzione potrebbe consentirmi di ragionare su una ipotesi di revisione del mio processo e spero tanto che ci si arrivi. Ma non voglio entrare nel dettaglio tecnico, i tempi non sono ancora maturi. Già una soddisfazione morale sarebbe importante”.

Se qualcuno le dicesse: ‘Totò, io non ho niente contro di te… Ma sei un condannato per favoreggiamento aggravato alla mafia, non sarebbe stato meglio evitare, sia pure in forma indiretta, il ritorno in campo per una questione di principio?’, lei cosa risponderebbe?
“Sarei pronto a discutere con questo ipotetico amico e gli ricorderei che il presidio della giustizia, nel nostro Paese, sono le leggi e la Costituzione. Io ho accettato la mia pena con grande rispetto. Non ho mai pronunciato una parola fuori posto. Mi sono presentato in carcere, con le mie gambe. Il carcere, secondo la Costituzione e quelle stesse leggi che mi ci hanno portato, ha un fine rieducativo. Allora, se crediamo al sistema che ha condannato Totò Cuffaro, dobbiamo pure credergli quando lo stesso sistema afferma che sono un uomo libero che può tornare alla sua vita normale. Ma non mi candiderei, anche se fosse possibile e non lo è. Non me la sentirei di rappresentare ancora le istituzioni. Però posso collaborare al miglioramento della vita sociale”.

Cosa ha lasciato nella sua cella?
“L’affetto dei miei compagni per cui sono stato medico, avvocato e scrittore di lettere d’amore. Un tesoro immenso che mi ha confermato nella scelta di essere mite nei confronti delle persone e di aiutarle”.

Un giorno a Rebibbia è arrivato in visita Papa Ratzinger.
“E anche Papa Francesco. Da Benedetto XVI ero stato ricevuto, con mia moglie, quando ero presidente. Da detenuto ho conservato la stessa dignità e quella giornata mi ha reso felice”.

L’ha riconosciuta?
“Sì, il suo sguardo mi ha accarezzato l’anima. In seguito ha letto il mio primo libro e ci siamo scambiati delle lettere. In una, sua santità, mi ha riferito che gli era piaciuto molto il mio amore per la libertà”.

Questa non sarebbe una intervista a Totò Cuffaro, se non finisse con la politica.
“Quando il centrodestra rimaneva unito c’era una forza, il centro, che adesso non c’è più e che sapeva mettere a frutto la sua capacità di dialogo. Io sto lottando affinché questa forza ritorni”.

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10 Maggio 2022, 06:04

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