Dagli autosospesi agli scontenti | È l'epoca dei 'quasi grillini' - Live Sicilia

Dagli autosospesi agli scontenti | È l’epoca dei ‘quasi grillini’

Nella galassia M5s diversi nomi vivono in un limbo fatto di sfumature

PALERMO – L’ultimo in ordine di tempo è stato Igor Gelarda, che davanti al consiglio comunale di Palermo ha preso il microfono per proclamarsi “indipendente” dal gruppo consiliare del Movimento cinque stelle ma “saldamente e con orgoglio all’interno” del perimetro tracciato dal capo politico Luigi Di Maio. Lontano dal movimento palermitano, vicino al vessillo nazionale dei pentastellati. La vicenda Gelarda descrive un paradigma non nuovo tra i Cinquestelle di Sicilia: un limbo, uno status in cui le sfumature e le virgole contano perché spesso da queste dipende un futuro politico.

Chi, dentro e fuori il movimento, immaginava un portavoce sull’uscio ha dovuto ricredersi: “Mi rendo indipendente da questi cinque consiglieri comunali – si è affrettato a specificare il poliziotto, che da mesi ormai gioca il ruolo di battitore libero nello scacchiere grillino palermitano -, non transito in nessun altro gruppo consiliare men che mai nel gruppo misto”. Un equilibrismo agevolato anche dall’attendismo dei big pentastellati di Sicilia che da mesi assistono al duello a distanza tra Gelarda e il capogruppo M5s a Sala delle Lapidi, Ugo Forello, senza intervenire nè prendere posizione. Ci hanno provato i deputati nazionali con una riunione nata con l’obiettivo di sanare le spaccature e conclusasi con un nulla di fatto: le distanze tra i contendenti sono rimaste tali, così come la frattura insanabile che ha dato vita in questi mesi a decine di segnalazioni incrociate ai probiviri.

Il Movimento cinque stelle delle origini difficilmente avrebbe accettato il perdurare di uno scontro tra due fazioni e la dichiarazione di indipendenza di un consigliere comunale in Aula, ma tutto cambia e anche sotto la bandiera issata un tempo da Beppe Grillo è sbocciato il germe della ragion di Stato: anestetizzare le polemiche, non prendere posizione perché qualsiasi mossa danneggerebbe l’immagine di una classe dirigente che ora è alla prova di governo. Tutto resta in sospeso, dunque, e così anche la posizione di Gelarda, che tuttavia ha buon gioco nel ribadire come la sua linea di condotta maturi in perfetta sintonia con le direttive nazionali di un movimento che appare decisamente sbilanciato sul fianco destro, là dove pesa l’alleanza con la Lega. Sull’altra sponda Forello, che invece è entrato in polemica con il grillino siciliano più in vista, Giancarlo Cancelleri, obiettandone il pensiero sulla chiusura dei porti.

Lo status di Gelarda, ‘fuori dal movimento ma dentro il movimento’, non è una novità in casa M5s. Basta andare nella vicina Bagheria, dove negli anni è cresciuta una delle roccaforti M5s in Sicilia, per incontrare il sindaco Patrizio Cinque, ufficialmente autosospesosi dal movimento dopo l’inchiesta avviata dalla Procura di Termini Imerese nei suoi confronti. Su Cinque pende una richiesta di rinvio a giudizio per turbativa d’asta, turbata libertà nella scelta del contraente, falso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e omissione di atti d’ufficio. Il sindaco, dal carattere schivo, resta di fatto uno dei volti più in vista e più amati del movimento. I numeri parlano di una maggioranza consiliare ridotta da 18 a 15 elementi ma che sostiene compatta il primo cittadino. Consiglieri grillini al fianco di Cinque nonostante alla vigilia delle elezioni Di Maio lo avesse scaricato in malo modo: “Non è sindaco del movimento”, rispose schivo il capo politico dei pentastellati a una domanda sulla richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Cinque il quale, tuttavia, continua a identificarsi col movimento anche partendo dai simboli come quel ‘Stelle’ tra parentesi che compare accanto al cognome sul suo profilo Facebook. In campagna elettorale, del resto, il sindaco di Bagheria si era impegnato per l’elezione della concittadina Vittoria Casa alla Camera con i grillini e nei giorni caldi della formazione del governo sponsorizzava la manifestazione del 2 giugno a Roma, con tanto di hashtag #ilmiovotoconta, organizzata inizialmente per protestare contro le scelte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Cinque autosospeso ma non troppo, così come lo furono anche Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, i due ex deputati regionali del Movimento cinque stelle finiti sotto processo per l’affare firme false a Palermo. Allo scoppio dell’inchiesta scattò l’autosospensione ma i due rimasero sempre all’interno del gruppo parlamentare pentastellato all’Assemblea regionale siciliana, lavorando con gli altri colleghi deputati, partecipando alle riunioni e vivendo, di fatto, la vita da grillini in piena regola. La loro storia coincide in parte con quella del movimento a Palermo e così, con l’avvio della nuova legislatura La Rocca e Ciaccio hanno trovato posto come collaboratori negli staff del vicepresidente di Sala d’Ercole, Cancelleri, e del deputato questore Salvatore Siragusa.

Storie diverse, ma sempre a metà del guado, quelle di Eva Deak e Manuela Scarvaglieri. La prima, candidata sindaco a Terrasini nel 2016, entrò in consiglio comunale con la spilletta del Movimento cinque stelle ma negli ultimi mesi ha preso posizioni molto dure nei confronti dei leader locali e della linea nazionale (“l’allleanza con la Lega? Uno schifo”). Una critica che si è concretizzata formalmente nell’invio di una raccomandata con la revoca della sua iscrizione alla nuova associazione del Movimento cinque stelle. Deak si rifà invece al movimento delle origini, che però è ufficialmente morto dopo la nascita della nuova associazione, e ultimamente ha fatto sentire la sua voce sul tema dei migranti lamentando anche il silenzio di molti portavoce che “continuano a scaldare le loro sedie ed elargire con generosità slogan beceri e citazioni di Di Maio”. Sull’altro versante della Sicilia, invece, sembra rientrata la protesta di Scarvaglieri, attivista di Adrano che avrebbe voluto rappresentare il movimento alle recenti Amministrative come candidata sindaco ma lo staff decise di non concedere il via libera alla lista. “Ci hanno lasciato senza risposte, non siamo carne da macello”, disse in aperta polemica con i vertici ma quella protesta appare ormai sopita. Scarvaglieri, che ventilò anche l’uscita dal movimento per il trattamento riservatole, adesso sembra avere messo da parte la delusione tornando a sostenere la bandiera M5s.


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