CATANIA – Il giovane boss di Paternò, Mimmo Assinnata jr, due anni fa ha sorpreso tutti con la decisione di tornare sui suoi passi rispetto alla scelta di collaborare con la giustizia. Un’onta che sicuramente il nonno-boss, di cui porta il nome, non aveva accettato di buon grado. Così come tutto il clan, storico braccio armato a Paternò dei Santapaola-Ercolano. Il primo effetto di quel dietro front, annunciato durante un’udienza in Corte d’Assise d’Appello nel 2019, è stata la pesantissima condanna a 20 anni inferta dal gup a conclusione del processo abbreviato frutto dell’inchiesta Assalto. L’indagine che ha documentato gli affari del clan di Paternò legati ad estorsioni e droga. Le giovani leve degli Assinnata avevano di fatto preso il posto dei vecchi boss.
L’operazione, inoltre, ha immortalato quell’inchino delle varette di Santa Barbara – con tanto di colonna sonora del Padrino – sull’uscio di casa del boss. Scene immortalate dal fratello minore di Mimmo che sono finiti sui social e hanno fatto muovere da Roma a Paternò addirittura la Iena Giulio Golia. Una ‘sovraesposizione mediatica’ che aveva fatto infuriare papà Turi che anche se in carcere – attraverso le telefonate con la famiglia – aveva mandato un secco rimprovero al primogenito.
Il processo è allo scoglio successivo. Quello del secondo grado di giudizio. Gli imputati – tranne Samuele Cannavò – hanno ammesso gli addebiti e rinunciato ai motivi d’appello. Una mezza confessione dunque anche per ‘l’ex pentito’ Mimmo Assinnata. Ma il pg Antonio Nicastro ha valutato le ‘ammissioni’ nella sua requisitoria come un’attenuante generica da riconoscere e nulla di più. E per questo le pene, seppur ricalcolate, restano alte.
Mimmo Assinnata jr, 16 anni 8 mesi e 20 giorni, conferma Samuele Cannavò (10 anni), Marco Impellizzeri, 7 anni 9 mesi e 10 giorni, Erminio Laudani, 16 anni e 8 mesi, Gaetano Laudani, 10 anni, Marco Sciacca, 7 anni 9 mesi e 10 giorni, Ivan Scuderi, 7 anni 9 mesi e 10 giorni, Cristian Terranova, 7 anni 9 mesi e 10 giorni.
