Danni erariali per il Ponte mai fatto | Un esposto alla Corte dei conti - Live Sicilia

Danni erariali per il Ponte mai fatto | Un esposto alla Corte dei conti

L'iniziativa di tre parlamentari di Forza Italia e dei sindaci di Messina e Villa S. Giovanni: 100 milioni di spese contestate.

Infrastrutture
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Un esposto che segnala un danno erariale per la mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto. È stato presentato alle procure della Corte dei conti di Lazio, Calabria e Sicilia da un gruppo di parlamentari siciliani e calabresi di Forza Italia e dai sindaci di Messina e Villa San Giovanni.

Il lungo esposto, 44 pagine, “intende sollecitare e coadiuvare le Procure contabili rispetto all’attività di accertamento dei danni erariali provocati dal dispendio (passato, presente e futuro) di ingenti risorse pubbliche per far fronte alla realizzazione di un’opera mai nata: il Ponte sullo Stretto di Messina”.

Gli autori dell’esposto sono i parlamentari forzisti siciliani Matilde Siracusano e Nino Germanà, i sindaci Cateno De Luca e Giovanni Siclari e il senatore forzista calabrese Marco Siclari, assistititi dall’avvocato Davide De Lungo. Il documento parte da una rapida cronologia dell’opera: “è stata costituita la società veicolo pubblico per gestire l’opera (la Stretto di Messina S.p.a.); sono stati selezionati all’esito di apposite gare il contraente generale (Eurolink S.p.a.), il Project Management Consultant (Parsons Transportation Group Inc.); sono stati individuati il monitore ambientale e il broker; è stato realizzato il progetto definitivo; sono state realizzate o avviate alcune opere secondarie e strumentali (a cominciare dalla Variante di Cannitello); sono stati posti i vincoli sui terreni interessati dal complesso infrastrutturale. Tutto questo è costato tempo e denaro alla collettività”. L’opera però è stata bloccata, con quello che nel ricorso viene definito un “aborto”.

“Quello che è irragionevole, prima ancora che illegittimo, è proprio questo: essersi fermati a metà del guado, optando per la costruzione del Ponte anziché per altri interventi, investendo enormi risorse nelle attività preparatorie, per poi abbandonare tutto a pochi passi dal traguardo”, si legge nella denuncia. Non solo, nel corso dell’esposto si contesta anche la scelta di non “dichiarare la volontà di recedere dal contratto” già dal 2006. Se questo fosse stato fatto, “sarebbero state pagate delle indennità irrisorie, pressoché nulle”. E invece, sostengono i firmatari dell’esposto, i governo nazionali “nonostante gli impegni presi con i soggetti affidatari – ma soprattutto con i cittadini – hanno deciso di abortire la realizzazione dell’opera, senza tuttavia mai formalizzare per tempo tale intenzione tramite gli strumenti previsti dall’ordinamento e ricorrendo ad espedienti che hanno avuto l’unico effetto di non fare immediata chiarezza”.

Il danno erariale segnalato ammonterebbe a circa 100 milioni di euro. Sette milioni sono i costi “della gestione liquidatoria di Stretto di Messina a partire dalla scadenza del termine previsto per la conclusione delle attività di liquidazione”. Si contestano anche i costi “relativi al contenzioso nei confronti dei soggetti pubblici per ottenere l’indennizzo di circa 325 milioni” che sarebbe stato “conseguente alla caducazione delle concessioni”. E poi “tutti i costi sostenuti inutilmente, ossia senza che sia stata conseguita alcuna utilità o almeno in quelli che si sarebbero potuti evitare se si fossero attivati prontamente i mezzi ordinariamente previsti per il recesso della parte pubblica. Alcuni di questi sono danni concreti ed attuali, ossia corrispondono a somme già erogate”, somme per i ricorrenti “pari circa a 91 milioni di euro”.


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