Ponte sullo Stretto, la scoperta di un ricercatore: Pci era favorevole

Ponte sullo Stretto, la scoperta: nel 1965 il Pci era favorevole

Il ricercatore Domenico Mazza si è presentato alla manifestazione dei No Ponte
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MESSINA – Il Pci di Luigi Longo voleva il ponte sullo Stretto, tant’è che aveva depositato una proposta di legge urgente. Era il 1965. A rispolverare la posizione del partito comunista sull’opera infrastrutturale che sta dividendo il Paese è un ricercatore dell’Università di Messina, Domenico Mazza.

Documenti alla mano, lo studioso ieri si è presentato alla manifestazione dei No ponte per consegnare la carpetta col materiale storico agli esponenti di Pd, Cgil e Rifondazione comunista, che hanno sfilato in corteo assieme a comitati, movimenti e associazioni. All’interno della carpetta la proposta di legge del Pci, come emerge dal resoconto della Camera dei deputati del tempo.

Ponte sullo Stretto, la scoperta di un ricercatore

“Sabato 10 Aprile del 1965, poco più di 60 anni fa – spiega lo storico Domenico Mazza – il Pci di Luigi Longo presentava alla Camera la proposta di legge per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Una proposta ritenuta addirittura urgente”. Una posizione confermata da altri studi. “Come quelli dello storico messinese Salvatore Pantano che confermano che il Pci siciliano e quello messinese erano favorevoli al collegamento stabile tra Messina e Reggio Calabria: nella fattispecie un ponte o un tunnel”, riferisce il ricercatore.

Nel 1965 il Pci era favorevole

I comunisti erano dunque favorevoli al ponte sullo Stretto come erano favorevoli alla Raffineria di Milazzo, al Traforo dei Peloritani e alla costruzione di altre strutture e infrastrutture considerate strategiche e portatrici all’epoca di posti di lavoro. Ma già negli anni ’70 i comunisti di Messina cominciarono a ricredersi sulla Raffineria.

E Alfredo Bisignani, segretario della Cgil messinese e deputato negli anni ’70, parlerà di “grave errore” in una relazione del 1969. Mentre sul ponte sullo Stretto fino alla fine degli anni ’80 permaneva ancora una cauta posizione favorevole. “Ovviamente tutto va contestualizzato. Ma è un dato di fatto – conclude lo storico Domenico Mazza – Un pezzo di storia che non va dimenticato e che non va rimosso”.nel 1965 il Pci era favorevole

Tridico (M5s): “Le bocciature ci danno ragione”

“Le motivazioni delle bocciature sulla legittimità degli atti presentati dal governo e relativi alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, sono frutto anche del nostro lavoro. A gennaio scorso, insieme ad altri colleghi europarlamentari abbiamo presentato un’interrogazione alla Commissione Ue con la quale chiedevamo chiarimenti sulla conformità del progetto alle normative comunitarie e sulle carenze di studi approfonditi connessi a rischi e impatti ambientali”.

Lo afferma l’europarlamentare M5S Pasquale Tridico.

“Adesso – prosegue – apprendiamo che le motivazioni dei magistrati contabili che hanno rifiutato di registrare la delibera Cipess su cui si poggia l’iter procedurale dell’infrastruttura, colpisce quell’atto su fronti che avevano segnalato con l’interpellanza parlamentare, come la violazione della direttiva Habitat alla normativa continentale sugli appalti e la conformità del progetto. Certo, abbiamo centrato un grande risultato sul piano politico e nonostante il governo continui ad andare dritto per una strada che Calabria e Sicilia non vogliono imboccare, non si può pretendere che il ponte sia costruito coi soldi dei calabresi e dei siciliani, come evidenziato Salvini, a cui abbiamo chiesto di dimettersi”.

“Meloni ed il suo ministro dei Trasporti – conclude Tridico – pensino piuttosto a infrastrutturare il sud Italia, ma con opere nevralgiche per lo sviluppo, come l’alta velocità, la conclusione dell’elettrificazione della ferroviaria jonica, la progettazione ed il finanziamento della nuova statale 106 nei lotti da Rossano a Crotone e da Catanzaro a Reggio Calabria, la riqualificazione delle reti viarie delle aree interne. Queste sono le infrastrutture prioritarie, necessarie, e non di certo il più imponente degli ecomostri che questo governo vuole appioppare con la forza in un luogo che invece dovrebbe rientrare tra i patrimoni dell’umanità riconosciuti dall’Unesco”.


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