Ricorre oggi il decimo anniversario della morte di Domenico Geraci, detto Mico. Il sindacalista della Uil venne ucciso l’8 ottobre del 1998 a Caccamo, una cittadina in provincia di Palermo definita da Giovanni Falcone “la Svizzera della mafia”.
Il suo omicidio resta ancora avvolto nel mistero e senza responsabili, anche se il capomafia di Caccamo, Nino Giuffrè, collaboratore di giustizia, ha dichiarato ai magistrati che la condanna a morte sarebbe stata decisa perché Geraci aveva girato le spalle alla vecchia Dc, avvicinandosi al centrosinistra, in particolare al deputato diessino Beppe Lumia.
Il pentito ha rivelato nell’ottobre 2002 particolari sul delitto, e i magistrati riaprirono le indagini iscrivendo nel registro degli indagati i nomi di Bernardo Provenzano e Benedetto Spera. Ad assassinare Geraci, secondo il pentito Giuffrè, sarebbe stato un sicario a volto scoperto della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno, zona controllata dal boss Spera. L’agguato, sempre secondo il collaboratore di giustizia, venne effettuato senza il suo consenso, e pure vicino all’abitazione in cui viveva la sua famiglia. Una sorta di “segnale” che Provenzano e Spera avrebbero voluto inviare al capomafia che si era opposto per due volte all’omicidio. Ma le dichiarazioni di Giuffrè non sono state sufficienti per portare a giudizio le persone sospettate dell’omicidio, così il caso e’ stato archiviato.
A.C.