CONTESSA ENTELLINA (PALERMO) – “La diga di Garcia è stata una grande speranza ma anche un bagno di sangue: in questa grande incompiuta che finalmente sarà sbloccata, si é abbeverata la mafia corleonese, la stessa mafia che nel 1979, anno della morte di mio padre, prende il sopravvento e inaugura la stagione degli omicidi eccellenti”. Cosi il giornalista Giulio Francese ha ricordato il sacrificio del padre, il cronista Mario Francese, ucciso da cosa nostra nel 1979 e al quale da oggi è stata intitolata la diga Garcia.
All’iniziativa si è arrivati dopo una proposta portata avanti da Legambiente Sicilia, subito sposata dall’ assessore regionale alle Risorse agricole, Dario Cartabellotta. Nel decreto emesso è stato sottolineato il sacrificio di Mario Francese, che con le sue inchieste ha denunciato le infiltrazioni della criminalità organizzata e le collusioni politiche ed amministrative nell’ambito dei lavori di realizzazione del serbatoio artificiale, in località Garcia.
All’iniziativa è intervenuto anche il ministro per la Pubblica amministrazione Giampiero D’Alia: “Questa intitolazione rappresenta un momento importante per il riconoscimento di un giornalismo libero e di inchiesta – ha detto – in anni in cui era difficile essere liberi, un esempio che ha cambiato tante generazioni. Come per la beatificazione di don Puglisi, assistiamo alla consacrazione, nel senso più civico, di una Sicilia che può crescere facendo a meno della mafia e lo testimonia la presenza qui di sindaci, amministratori e volontari”.
Oltre ai familiari del giornalista sono intervenute tra gli altri diverse autorità. “Il sacrificio di Mario Francese – ha detto Gianfranco Zanna, di Legambiente Sicilia – è avvenuto in anni in cui troppi si giravano dall’altra parte, come se la lotta alla mafia fosse solo una lotta tra guardie e ladri: con questa iniziativa ricordiamo quegli anni, nel bene e nel male”.
E il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia Riccardo Arena ha sottolineato: “dobbiamo essere innanzitutto testimoni, come faceva Mario Francese, nel segno del vero giornalismo che ha rappresentato una diga di rottura”.
“La diga Garcia rappresenta il matrimonio della peggiore specie tra politica e mafia: qui negli anni sono stati spesi diversi miliardi, facendone una grande incompiuta siciliana. Oggi, con il suo completamento, pare si voglia voltare pagina, spero sia una vera occasione di sviluppo”. Lo ha detto il giornalista Giulio Francese, durante la cerimonia di intitolazione della diga Garcia a suo padre, il cronista Mario Francese, ucciso da Cosa nostra nel 1979 e che ha scritto nelle sue inchieste degli appetiti della mafia corleonese, allora in ascesa, sulla diga Garcia.
“Oggi penso a mio fratello Giuseppe che non c’é più – ha aggiunto Francese – Con me porto come ricordo una foto di Giuseppe che mostrava in questo luogo, anni fa, il segno della vittoria mentre tiene in mano una tabella della diga Garcia. Oggi c’é un’altra targa con il nome di suo padre e lui, lo so, ne sarebbe felicissimo”.
“L’intitolazione della diga Garcia al giornalista Mario Francese, vittima della mafia, è il riconoscimento alto al ruolo della informazione libera e al giornalismo d’inchiesta, nel contrasto alla criminalità organizzata e nella formazione di una coscienza collettiva, baluardo contro i sorprusi e le violenze. Mario Francese, quale modello di giornalista coraggioso in un periodo storico molto difficile, professionista lungimirante e capace, esempio per i giovani che si accostano a questa professione che è garanzia di legalità, democrazia e di progresso civile”. Cosi Toto Cordaro, nonché vicepresidente della Commissione regionale Antimafia e capogruppo del Cantiere popolare all’Ars, a margine della cerimonia.