PALERMO – Segregata, picchiata e costretta a prostituirsi. Decise di lanciarsi dal balcone pur di sottrarsi al suo aguzzino, lanciandosi dal balcone.
Confermata in appello la condanna a otto anni di carcere per Charles Omo. La vittima era una sua connazionale di 31 anni, tenuta prigioniera in una casa del quartiere Ballarò. Decise di ribellarsi dopo l’ultima aggressione con una bottiglia di vetro. La nigeriana fece il gesto estremo di lanciarsi nel vuoto. La caduta fu attutita dalla presenza di una moto ape parcheggiata sotto la palazzina e la donna riportò soltanto alcune fratture. Omo era imputato di sequestro di persona, lesioni personali aggravate e minacce.
Il marito e il figlio la raggiunsero dall’Africa e insieme si sono costituiti parte civile nei due gradi di giudizio con l’assistenza degli avvocati Ettore Barcellona e Francesco Cutraro che hanno rappresentato anche l’associazione “Donne di Benin City”. Si tratta dell’associazione che ha supportato il sofferto percorso della donna, guarita dalle ferite riportate. Alla donna è stata riconosciuta una provvisionale di trenta mila euro per i danni subiti.

