PALERMO – Le condanne per droga sono state annullate. E ora c’è il rischio che scadano i termini di custodia cautelare. Significa che i sette imputati potrebbero tornare liberi.
La Corte di appello di Palermo si è dichiarata incompetente. Il fascicolo sarà trasmesso a Napoli dove c’era la base operativa dell’organizzazione. Si riparte dall’ordinanza di custodia cautelare. Le pene decise in primo grado dal Gup Guglielmo Nicastro erano state pesantissime: Matteo Cracolici (19 anni), Francesco Failla (7 anni e 4 mesi), Antonino Marino (7 anni e 10 mesi), i napoletani Giuliano Marano (13 anni), Francesco Greco (14 anni e 4 mesi) e Francesco Battinelli (7 anni e 8 mesi).
Il collegio presieduto da Fabio Marino ha accolto le eccezioni sollevate dai difensori, gli avvocati Rosanna Vella, Antonio Turrisi, Mauro Torti, Raffaele Bonsignore e Rossella Leanza.
Furono tutti arrestati nel 2016. Nel corso dell’operazione i carabinieri sequestrarono 130 chili di hashish, nascosti nel doppiofondo di una macchina. L’inchiesta era una costola dell’operazione Panta Rei che aveva colpito i mandamenti mafiosi di Porta Nuova e Bagheria.
Cugino della moglie di Francesco Nangano, mafioso di Brancaccio assassinato nel 2013, Cracolici fu condannato per avere favorito la latitanza di Messina Denaro. Di lui aveva parlato il collaboratore di giustizia Salvatore Grigoli. Lo aveva indicato come uomo di fiducia del capomafia trapanese che a Bagheria e dintorni ha trascorso una parte della sua latitanza, all’inizio degli anni Novanta. In effetti Cracolici aveva denunciato alla stazione dei carabinieri di Brancaccio, nel marzo del 1994, lo smarrimento della carta d’identità. Pochi mesi dopo Messina Denaro con il documento intestato a Matteo Cracolici riuscì a salire su un traghetto a Brindisi. Destinazione Grecia per una vacanza con la sua compagna di allora.