PALERMO – Da Catania, Messina, Agrigento e Siracusa sarebbero più volte arrivati arrivati a Palermo per mettere a segno una serie di furti in depositi e magazzini. Nove persone oggi sono finite in manette per furto aggravato in concorso (il video), ricettazione e riciclaggio nell’ambito dell’operazione “Triade”: i colpi riguardano un periodo di due anni, tutti nei confronti di piccole aziende e imprenditori che si trovano tra Cefalù e Campofelice di Roccella.
Nel mirino della banda c’erano mezzi pesanti e autoveicoli utilizzati da ditte edili, i quali furti hanno più volte compromesso la situazione economica delle vittime. Le indagini dei carabinieri della compagnia di Cefalù hanno accertato che per ogni colpo i malviventi adottavano le stesse modalità. In arresto Giovanni Messina, 43 anni; Sebastiano Pirrello, 51 anni; Cristian Foti, 30 anni; Salvatore Litrico, già detenuto in carcere a Ragusa e Sebastiano Busacca, 20 anni, tutti residenti in provincia di Catania. In manette pure Luca Coniglio, 38 anni, di Canicattì; Carmelo Gambacorta di 64 anni, Aldo Scauzzo Taragnino, 43 anni, della provincia di Messina e Stefano Breci, residente ad Augusta.
Oguno aveva un piano prestabilito. In particolare, Messina, Breci, Pirrello, Foti, Busacca e Scauzzo, si sarebbero occupati dell’individuazione e della selezione degli obiettivi da colpire e dei mezzi da rubare e procedevano materialmente alla commissione dei furti; Litrico e Coniglio avevano, invece, il compito di rivendere sul mercato ad altre imprese, non sempre ignare della provenienza dei mezzi.
Gambacorta avrebbe invece realizzato falsa documentazione per la ricettazione dei mezzi, dalle fatture ai certificati di conformità. Le indagini hanno permesso di accertare almeno una decina furti in tutto il territorio siciliano, ai danni di imprenditori edili e società operanti nel settore, per un danno complessivo di oltre mezzo milione di euro. Sono stati recuperati mezzi rubati per trecentomila euro.
“Frutto di una quotidiana ed efficace sinergia tra l’Arma dei carabinieri e l’Autorità giudiziaria, l’operazione di stamane ha messo la parola fine ad un’organizzazione criminale che imperversava su tutto il territorio della regione, interessando in particolare nel capoluogo siciliano – dice il comandante Antonio Di Stasio -. Le modalità e la capillarità dei luoghi in cui si sono sviluppate le indagini dimostrano, ancora una volta, come le stazioni dell’arma – grazie alla loro presenza su tutta la penisola e al secolare e solido legame tra le forze dell’ordine e i cittadini – si identifichino, non solo nella “casa del Carabiniere”, ma soprattutto nel luogo dove chiunque può recarsi per ricevere aiuto e sostegno, perpetrando nel tempo la convinzione secondo cui “L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo”.