Dybala: “Devo tanto a Iachini | Palermo grande rampa di lancio”

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03 Maggio 2015, 09:34

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PALERMO – Paulo Dybala e un destino da campione. Quanto l’attaccante argentino ha fatto vedere in questa stagione, la terza con la maglia del Palermo ma la prima vera annata da protagonista fin dalla prima giornata, con tanto di presenza costante al centro dell’attacco rosanero, è sicuramente frutto di tanto talento e di tanto lavoro. E lui, intervistato da Sky Sport per la trasmissione “Saranno Signori del Calcio”, parla del modo in cui è arrivato a fare magie in serie e a diventare l’uomo più ambito del mercato, almeno in Italia: “Mia madre mi portava sempre alla scuola calcio vicino casa, avevo 4 anni. Così è iniziata la mia carriera da calciatore, a Laguna Larga. La città è troppo piccola, ci sono 7mila abitanti, quindi ci conosciamo tutti e tutti i miei amici sono lì, perciò ogni volta che torno in Argentina per me è come tornare a casa. Quando ho perso mio padre è stato un colpo durissimo, lui mi portava sia agli allenamenti che a Cordoba quando sono andato a vivere lì: era lontano da casa, ma sapevo che dovevo farlo se volevo diventare un calciatore. Da ragazzino ammiravo Ronaldinho, lo guardavo in qualunque squadra giocava e lo vedevo anche quando faceva coppia con Messi, una grande coppia. Quando gioco alla PlayStation con gli amici cambiavamo sempre squadra ma sceglievo sempre la squadra in cui giocava lui. Non mi piace prendere la squadra in cui gioco, perchè se sbaglio un gol prendo tanti insulti (ride, ndr)”.

La carriera di Dybala si incastra perfettamente nei due soprannomi ricevuti finora, uno in Argentina e uno a Palermo. Il primo è “El Pibe de la Pension”, il secondo è “U picciriddu”, e Paulo li spiega entrambi: “Nasce all’Instituto, quando tutti i ragazzi che volevano arrivare in prima squadra andavano a vivere insieme. Io sono stato il primo giocatore ad arrivare in prima squadra, quindi un signore che stava lì con noi ha iniziato a chiamarmi così. U picciriddu me lo hanno dato i magazzinieri al mio primo ritiro, dicevano che avevo la faccia da bambino. Non sapevo cosa significava, me lo hanno spiegato e mi è piaciuto subito. La Joya me lo hanno dato in Argentina, dopo la seconda o terza partita un giornalista mi ha soprannominato così”.

L’esordio in serie A è stato quasi traumatico per Dybala, il quale ha trovato in Maurizio Zamparini un alleato costante: “È stato tutto molto veloce, dopo un solo anno in Argentina in serie B sono arrivato a Palermo. È stato molto bello, ero felice perchè si trattava di un’esperienza nuova ma anche che sarebbe cambiato tutto perchè per la prima volta lasciavo casa. Io cerco di giocare sempre il più possibile, a 18 anni all’Instituto ho giocato tutte le partite e sapevo che in Italia non sarebbe stato facile, perchè ero piccolo e c’erano ottimi giocatori. L’Italia mi è sembrata molto simile all’Argentina, da noi ci sono tanti italiani e capisco quando parlano. Una volta arrivato a Palermo non pensavo ad altre cose se non al calcio, ho ricevuto tante critiche per i soldi spesi per prendermi, ma credo che Zamparini non abbia sbagliato a prendermi, e lui mi voleva fortemente”.

E nel suo primo anno in Italia, nonostante tanta panchina, è arrivato quello che finora è il momento più bello della carriera di Paulo Dybala, il quale ringrazia fortemente il proprio allenatore: “Il gol alla Samp è un ricordo che non dimenticherò mai più. Il primo gol in serie A, in una partita così importante e davanti alla gente di Palermo, è un’emozione che porterò sempre con me. Il primo anno in A non è stato facile per nessuno, abbiamo cambiato cinque volte l’allenatore ed è durissima uscire da questa situazione. La retrocessione è stato un momento duro, ma con l’arrivo di Iachini abbiamo fatto una grandissima serie B, lui mi ha aiutato tantissimo ad uscire da una brutta situazione, con infortuni e altri problemi. Grazie a lui abbiamo fatto anche un grande campionato in serie A, a lui devo tantissimo: mi ha schierato sempre da quando sono rientrato dall’infortunio in B, per me avere così tanta fiducia è importante”.

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Alla base della sua esplosione palermitana, c’è anche l’ottimo rapporto con Franco Vazquez. I due argentini si sono ritrovati a Palermo in circostanze diverse tra loro, ma con un feeling eccezionale sviluppato in cadetteria si sono trasformati nei trascinatori rosanero in una stagione decisamente positiva: “Franco lo conoscevo dai tempi del Belgrano, lo guardavo in TV e sapevo che era un bravissimo giocatore, quando giochiamo insieme le cose sono più semplici. So di poter giocare bene con lui, ci capiamo tantissimo e anche fuori dal campo facciamo tutto insieme. Siamo molto amici, restiamo uniti anche quando torniamo in Argentina. Contro il Brescia in serie B io ho fatto l’assist a lui, e poi ha ricambiato, è stata una bella partita per entrambi ma in tante partite lui mi ha fatto assist e viceversa”.

Si torna a parlare di Nazionale. Dybala, che ha due passaporti e vorrebbe prendere anche quello polacco per parte paterna, ha però un solo sogno e lo ribadisce: “Sono nato in Argentina, grazie a mio padre posso prendere il passaporto polacco e proverò a prenderlo. Gli avi di mia madre sono di Napoli, quindi ho preso il passaporto italiano. Da quando sono ragazzino sogno di andare in Nazionale, sarebbe un sogno vestire la maglia dell’Argentina e sarebbe ancor più bello farlo davanti alla mia gente. Tutti gli argentini che giocano in Nazionale sono molto forti e meritano di esserci, anche altri che ancora non ne fanno parte. Messi è un giocatore fortissimo, poi anche Higuain, Aguero e Lavezzi hanno fatto una finale Mondiale, essere in Nazionale per loro è un privilegio e meritano di starci. Poi ce ne sono altri giovani, come me, Icardi o Vietto, stiamo facendo benissimo e speriamo in una chance. Mi hanno fatto piacere le parole di Conte, ma io mi sento argentino e sogno di indossare la maglia della Nazionale albiceleste”.

Paulo Dybala come Javier Pastore ed Edinson Cavani, talenti che hanno avuto il Palermo come rampa di lancio verso altri lidi, in cui non ci si gioca la salvezza ma la possibilità di alzare trofei e vincere trofei individuali. L’argentino lo sa, ringrazia Palermo ma confessa di volare già alto con la fantasia: “Pastore e Cavani sono in un posto che meritano per quello che hanno fatto a Palermo, quando arrivano le grandi squadre uno vuole giocarci per ambire a scudetti e coppe importanti. Palermo è una grande piazza in Italia, purtroppo non gioca la Champions League anche se meriterebbe di andarci. Noi giocatori vogliamo giocare queste coppe, squadre come il Palermo ti possono aiutare a crescere come uomo e come calciatore, per ambire a questi obiettivi. Il valore di mercato lo decide chi ti acquista, ovviamente Zamparini vuole prendere più soldi possibili, ma sono sicuro che sarà la squadra che mi prenderà a decidere quanto valgo”.

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03 Maggio 2015, 09:34

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