PALERMO – In mezzo sono rimasti loro. Nel bene e nel male, oggi come in passato, in mano alla politica, al “sistema” Formazione, alle logiche della burocrazia, ai finanziamenti che calano. E così per molti lavoratori le graduatorie dell’Avviso 8 che oggi appaiono in Gazzetta ufficiale somigliano a una sentenza. A una lettera di licenziamento. Un “taglio” che i sindacati stanno provando a quantificare. Si parla di non meno di duemila persone. Sono i dipendenti degli enti “storici” e meno storici rimasti fuori dalle posizioni utili per i contributi. Senza commesse, l’ente dovrà licenziare. È il caso dell’Anfe, ad esempio, rimasto fuori dalle posizioni utili e che dovrà gestire la delicata situazione di 600 dipendenti. Il titolare Paolo Genco ha già promesso battaglia: ricorsi contro l’Avviso 8. E ci risiamo.
Perché la storia di questo Avviso è anche un po’ avvolta nel mistero. Ombre che si aggiungono a quelle degli sponsor politici che sembra non abbiano alcuna intenzione di abbandonare, nonostante le più volte annunciate moralizzazioni, questo settore. Prima dell’Avviso 8, infatti, erano già saltati due bandi analoghi. Nel secondo caso, il motivo è legato a un ricorso di un ente, l’Isem, che poi non risulterà nemmeno presente nella graduatoria dell’Avviso 8. In quella circostanza il Tar aveva precisato che i finanziamenti, derivanti da Fondi europei, avevano come priorità la formazione in sé, non le garanzie occupazionali. Insomma, nessun automatismo tra contributo e lavoratore.
Adesso però, per quei lavoratori si avvicina il baratro. E anche la sensazione di essere entrati nel classico gioco del “levati tu che mi metto io”. “Ad oggi – spiegano ad esempio i responsabili della Cisl, Giovanni Migliore e Francesca Bellia – i lavoratori che possono dirsi ancora sicuri di un posto sono 1681, compresi i corsi dell’Obbligo formativo”. Il resto? Ad oggi la quota dei dipendenti che potrebbero perdere il posto per la mancanza di finanziamenti sono, secondo i sindacati, circa 2.300.
Proprio per discutere del destino di questi, i sindacati sono stati convocati per martedì dall’assessore Bruno Marziano. Che fine faranno questi dipendenti? Saranno ripescati negli altri enti, considerato che fanno ancora parte di un albo unico dei formatori popolato però da oltre 8 mila nomi? A queste domande, al momento, non corrisponde alcuna risposta. Per vari motivi.
L’Avviso 8, infatti, chiede agli enti di procedere, in caso di nuova assunzione “prioritariamente” dall’albo, cioè dai lavoratori assunti a tempo indeterminato fino a pochi anni fa. Ma i dubbi sono tutti in quell’avverbio. Che significa “prioritariamente”? Semplicemente che a parità di professionalità richieste, un ente non potrà assumere all’esterno ma dovrà pescare dal lavoratore dell’albo. Ma qui la situazione si complica. Perché ad esempio alcuni corsi nuovi avranno bisogno di professionalità che nell’albo non sono rappresentate. E ancora, se tra i formatori licenziati, ad esempio, ci sono 50 docenti di ristorazione e i nuovi corsi ne prevedono solo l’utilizzo di venti, ecco trenta formatori che non avranno un posto in cui lavorare. E c’è di più. “C’è anche il fattore geografico – spiega il responsabile Uil Giuseppe Raimondi – visto che non è detto che un lavoratore di un ente, ad esempio, di Palermo, sia disposto a lasciare una famiglia per spostarsi a trecento chilometri di distanza”.
Tra l’altro, mentre molti di questi lavoratori potevano godere di un contratto a tempo indeterminato, l’eventuale ripescaggio nel nuovo ente, fanno sapere alcuni enti “giovani”, avverrebbe attraverso un contratto a termine, che scadrebbe con la fine dei finanziamenti, al momento previsti solo per un anno. “Ma le norme – insiste Migliore – obbligano gli enti a ricorrere a non più del 20 per cento dell’organico a lavoratori con contratti atipici. Chiederemo che si vigili su questi fatti. Ma non solo. Chiederemo il controllo capillare delle attività di quegli enti che, per ottenere un punteggio più alto, hanno dichiarato di svolgere corsi in zone interne della Sicilia o di prevedere degli stage. Se non lo faranno, chiederemo che decadano i contributi”. “All’assessore – ribadisce Raimondi – proporremo un accordo di natura sindacale che obblighi gli enti, in caso di nuove assunzioni, ad attingere da elenchi provinciali fatti dai lavoratori iscritti all’albo”. Una guerra tra vecchi e nuovi, enti storici e giovani. Questi ultimi rappresentati dalle associazioni Anfop, Assofor e Aref (che affermano però di rappresentare anche alcuni soggetti “storici”): “Siamo disponibili – fanno sapere – ad incontrare le organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori del settore, e, se ritenuto, anche il governo, al fine di attivare un confronto volto a garantire procedure di ricollocazione certe e trasparenti”.
Ma è già guerra. E l’Avviso sarà presto sepolto dai ricorsi. Oltre a quello eventuale dell’Anfe, tanti altri enti esclusi stanno già pensando di impugnare il mega-bando da 136 milioni. Avviso che da oggi è ufficiale: è sbarcato in Gazzetta. Tra ombre e polemiche.