PALERMO – Escono definitivamente con l’archiviazione dall’inchiesta sugli esami comprati all’Università. I loro esami erano regolari. Così all’inizio non sembrava, ma solo per la “pessima gestione burocratica da parte di alcuni impiegati amministrativi”.
L’archiviazione riguarda nove persone, tra cui Alessandro Alfano, fratello del ministro Angelino. C’erano sospetti di irregolarità su tre esami sostenuti ad Economia. Irregolarità sempre smentite dai legali della difesa, gli avvocati Nino Caleca, Grazia Volo e Roberto Mangano. Dopo gli accertamenti la stessa Procura aveva optato per l’archiviazione della posizione di Alfano che, subito dopo la pubblicazione della notizia dell’inchiesta, aveva deciso di dimettersi dalla carica di segretario generale di Unioncamere Sicilia.
Regolari anche gli esami di Alberto Curzi, Riccardo Lo Giudice, Felice Ferraro, Alessio Signorelli, Simona Viola, Sabrina Tonolini, Alessandra Giattina e Serena Lo Cicero. A quest’ultima, come ricorda il legale della difesa, l’avvocato Pasquale Contorno, non era stato rinnovato un contratto di lavoro.
L’inchiesta è la stessa che due settimane fa è sfociata in due condanne, sei patteggiamenti, quindici rinvii a giudizio e una sola assoluzione. L’Università, parte offesa, si è costituita parte civile tramite il rettore Roberto Lagalla.
Secondo l’accusa, sostenuta dai sostituti procuratori Amelia Luise e Sergio Demontis, bastava pagare e nel piano di studi spuntavano esami mai sostenuti. Non c’era bisogno di presentarsi davanti ai prof della facoltà di Economia e Commercio, Architettura e Ingegneria. Fino a quando gli agenti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile non misero il naso il naso nei segreti dell’Ateneo e scoprirono la presunta infedeltà di alcuni impiegati della segreteria allontanati dal rettore.