Ficarra e Picone, tanto pubblico | Dopo il caos ecco gli applausi - Live Sicilia

Ficarra e Picone, tanto pubblico | Dopo il caos ecco gli applausi

Qualche problema per Le rane. E poi l'ovazione risolutiva.

SIRACUSA– È cominciato con un centinaio di persone che grida “Vergogna, vergogna” ed è finito con Ficarra e Picone che improvvisano una chiacchierata con il pubblico, ne ottengono l’ovazione e lo spettacolo riprende. Nel mezzo, il commissario dell’Inda Pier Francesco Pinelli che dà indicazioni su eventuali rimborsi o cambi data agli scontenti. Durata del tutto, un quarto d’ora: un breve momento di caos. Il prezzo da pagare allo strepitoso successo di questo Le rane di Aristofane, terzo spettacolo della 53esima edizione di rappresentazioni classiche al teatro greco di Siracusa, a una folla eccezionale, in una giornata a biglietto unico.

Ma cos’è accaduto veramente? A urlare “vergogna” all’inizio dello spettacolo, tanto da suscitare lo stop di Valentino Picone e la momentanea uscita di scena dei due attori, alcune decine di persone rimaste in piedi. Eppure nessun overbooking c’è stato: 5.381 i biglietti venduti per la replica di ieri sera, su una capienza di 5.610 posti. Un numero quindi inferiore rispetto a quanto consentito. Solo che una parte di questi posti, quella “non numerata”, comprende il prato della parte alta della cavea (che fa da cornice alla grotta del Ninfeo). Per l’esattezza sono 3.066 i posti “non numerati”, una parte dei quali è sui gradoni della cavea alta, mentre 600 di essi è sul prato, come regolarmente stabilito dalla Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo e com’è sempre avvenuto, in situazioni di grande affluenza. Un Andrea Camilleri inviato del Radiocorriere Tv, nel 1960, commentando l’’Orestiade’, di Eschilo (per la traduzione di Pasolini e la regia di Vittorio Gassman), si soffermò su quel pubblico che guardava lo spettacolo da un prato “come a una scampagnata”. Ieri sera, invece, “forti” del biglietto unico a 15 euro, che dava la possibilità a tutti di occupare indistintamente sia i 2.544 posti numerati (cavea bassa), sia i 3.066 non numerati della parte alta, qualcuno non ha voluto andarsi a sedere sul prato, ossia in quei 600 posti residuali “non numerati”. E che hanno fatto? Una parte di questi si è seduta sulle scale di sicurezza e sui gradini di passaggio tra un settore e l’altro: cosa assolutamente vietata per le norme di sicurezza. Sono stati invitati ad alzarsi dalle maschere, poi dai vigili del fuoco e infine dalle forze dell’ordine.

Questo ha spazientito qualcuno. E così, all’ingresso in scena del dio Dioniso-Ficarra e del servo Xantia-Picone, sono partite le grida di sfogo contro l’organizzazione. Picone a quel punto ha fermato tutto: “Avremmo voluto iniziare come il regista e tutti quelli che hanno lavorato allo spettacolo hanno immaginato, ma è il caso di dare voce a quanto sta accadendo”. Qualcuno dal pubblico ha risposto di essere rimasto in piedi, Picone ha aggiunto: “E allora noi usciamo, voi parlate con l’organizzazione e poi rientriamo”. È uscito il commissario Pinelli a parlare con il pubblico, invitando gli insoddisfatti del proprio posto a richiedere il rimborso del biglietto o un cambio per un’altra data. In 56 hanno chiesto rimborso, gli altri hanno trovato posto sul prato. Ma a vincere definitivamente il malcontento ci hanno pensato ancora loro, i due attori palermitani. Usciti sulla scena per la seconda volta hanno improvvisato un dialogo con il pubblico che tra risate e applausi ha sciolto l’atmosfera: “Tutta la nostra comprensione se non vedete bene lo spettacolo – ha detto Salvo Ficarra -, vi è stato offerto di cambiare i biglietti. Che volete di più, v’accumpagnamu a casa? Ma non facciamo come in Italia, che poche persone tengano in ostaggio tutti”. Ovazione. E la quinta replica dello spettacolo ha avuto inizio. Stasera la sesta. Le repliche si concluderanno domenica 9.

 

 

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