PALERMO – Con la richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione dell’udienza preliminare gli indagati diventano imputati.
Spetta al Gup Giuseppe Zampino decidere se il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, la sua ex portavoce Sabrina De Capitani, gli imprenditori Marcella Cannariato e Alessandro Alessi, l’esperta di comunicazione e dipendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana Marianna Amato, e l’autista dell’Ars Roberto Marino meritano di finire sotto processo oppure di essere prosciolti.
Le accuse contestate a vario titolo sono già note: corruzione, peculato, truffa e falso. È venuta meno la vicenda legata al concerto di Capodanno a Catania organizzato dall’imprenditore catanese Nuccio La Ferlita. L’ipotesi iniziale era che anche alcuni biglietti per i concerti e un incarico di ufficio stampa facessero parte del patto corruttivo.
Restano in piedi le ipotesi che Galvagno abbia concesso oltre 220 mila euro di finanziamenti pubblici per favorire Cannariato, rappresentante siciliana della Fondazione Marisa Bellisario e vice presidente della Fondazione Dragotto. Da quest’ultima carica Cannariato si è dimessa. Senza scendere nel dettaglio ci sono conferme sulla scelta di non proseguire il loro cammino di vita insieme.
Le utilità ricevute in cambio sarebbero state un incarico di consulenza nella A&C Broker di Cannariato in favore di Martina Galvagno, cugina del presidente dell’Ars; la nomina di Franco Ricci compagno di De Capitani nel consiglio di amministrazione della Sicily by car; un incarico a Marianna Amato in uno degli eventi organizzati dalla Fondazione Dragotto; la promessa di un incarico da 100.000 ad Alessi con l’accordo che quest’ultimo avrebbe restituito una parte dei soldi a Marianna Amato e Sabrina De Capitani.
Galvagno deve difendersi insieme all’autista Roberto Marino dall’accusa di avere utilizzato in maniera impropria l’auto blu, un’Audi A6. Sessanta i viaggi contestati: sulla macchina di servizio sarebbero saliti amici, politici e parenti di Galvagno. Altre volte l’autista andava a ritirare cibo o a sbrigare faccende per conto di Galvagno. Oppure se ne servivano parenti del presidente dell’Ars che ha sempre ritenuto, regolamento alla mano, di avere rispettato le regole.
C’è poi la presunta truffa organizzata da Marino che avrebbe utilizzato la macchina di servizio per finalità private: tragitto da e verso la propria casa ad Altofonte, acquisti e trasporto di familiari. Nei fogli di viaggio, ritenuti falsi, c’è la firma di Galvagno per un totale di 19 mila euro fra rimborsi spese e diaria.
Accusa e difesa si presenteranno davanti al Gip Giuseppa Zampino il prossimo 21 gennaio, cui spetta la decisione di rinviare a giudizio o meno gli imputati che hanno anche la possibilità di optare per il rito abbreviato. Galvagno sta anche valutando di chiedere l’immediato saltando la fase dell’udienza preliminare.

