PALERMO – Si torna al lavoro sulla Finanziaria, all’Ars, e insorgono le polemiche per quel che riguarda i fondi destinati alla formazione professionale in Sicilia. A sollevare il tema è Giuseppe Messina, dirigente nazionale dell’Ugl, che si sofferma sulla possibilità di vedere – fra le norme del maxi emendamento – l’abolizione del tetto massimo imposto agli enti nell’assegnazione di progetti per la Formazione siciliana.
Una riforma normativa che porterebbe, per Messina, porterebbe a “ritardi, al ritorno dell’oligopolio clientelare e, in termini immediati, alla rimodulazione forzata dell’Avviso 7. In una parola: il caos. Siamo profondamente preoccupati per quanto sta accadendo”.
“In ballo 5.000 posti di lavoro”
“In ballo ci sono oltre cinquemila posti di lavoro – spiega il dirigente Ugl – di cui tremila di personale assunto a tempo indeterminato dai quei pochi enti che rispettano il contratto collettivo nazionale di lavoro e il contratto regionale, onorando regolarmente fornitori e personale”.
“Sono due le criticità che allarmano lavoratori ed enti di formazione – analizza Messina – con la prima ci riferiamo all’emendamento, sostenuto da una parte dei partiti della maggioranza in Ars che sostiene il governo Schifani, volta ad eliminare il tetto al finanziamento per ciascun ente di formazione. La seconda afferisce alla richiesta, già depositata da alcune associazioni di enti, che hanno già depositato in assessorato regionale all’Istruzione la richiesta di proroga dei termini di scadenza dell’Avviso 7, destinato agli adulti disoccupati”.
“Con queste due mosse – aggiunge Messina – oltre ad immobilizzare l’Avviso 7, il cui bando deve essere ripubblicato qualora il parlamento siciliano approvasse la norma che elimina il tetto al finanziamento per ciascun ente, pochi enti formativi con ingenti disponibilità finanziarie potrebbero fagocitare il sistema, ottenendo maggiori quote di risorse pubbliche a danno degli enti formativi medio-piccoli. Il che significa anche fare saltare il sistema di garanzia della pluralità dell’offerta formativa. Il silenzio su queste due criticità è talmente assordante da passare inosservato all’opinione pubblica, che invece deve sapere quali sono i motivi del perché non sarà possibile nelle prossime settimane frequentare un corso per ottenere una qualifica e aspirare a una ricollocazione nel mondo del lavoro”.
“Ancora una volta in Sicilia si rischia di non far decollare le politiche attive del lavoro con responsabilità che vanno addebitate a quella parte politica che asseconda una visione del sistema formativo oligopolistica. E se aggiungiamo che alcuni soggetti operanti nel sistema formativo utilizzano pubblicità ingannevoli per attrarre iscritti – conclude – ci rendiamo conto che il settore è pronto ad esplodere, vanificando la grande azione di contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica”.