CATANIA – È stato definito come una sorta di grande derby avulso il cui risultato decreterà non soltanto il passaggio del turno (tradotto, un’elezione all’europarlamento). Una prova di forza all’interno di una lista che deciderà equilibri e riposizionamenti nel partito. C’è chi ha addirittura parlato di una resa di conti. Più verosimilmente, tra i militanti azzurri, la tornata per le Europee è una sorta di partita nella partita.
“E allora mi lasci dire che se fosse davvero così all’interno di Forza Italia, possiamo essere ottimisti sul risultato finale”. Liquida tutto con diplomazia (ed ironia) Marco Falcone, attuale assessore regionale al Bilancio e candidato nelle isole. Per un voto europeo ormai in dirittura d’arrivo.
Onorevole Falcone, anche in questa tornata europea c’è un nemico su tutti da battere, che è il partito di maggioranza relativa dell’astensionismo.
“L’astensionismo è l’elemento che più indebolisce la politica, certamente dovuto anche alla sfiducia dei cittadini. Da parte mia, sono convinto che siano i fatti a dare credibilità alle istituzioni e a chi le impersona.
Ecco perché in questa campagna, accanto agli impegni per l’Europa, parto da ciò che ho realizzato in questi anni e cioè opere avviate o finanziate in quasi tutti i Comuni siciliani, accanto ai risultati di buongoverno a Palermo. Chiediamo un giudizio ai cittadini sull’operato svolto”.
Lo dice in riferimento al suo ruolo di assessore regionale?
“Gli esempi di buongoverno che potremmo fare sono diversi, ve ne dico due. Nel 2021 eravamo alle Infrastrutture e la Regione Siciliana è stata dichiarata dal “Sole 24 Ore” la prima stazione appaltante, avendo aggiudicato opere pubbliche per oltre 4 miliardi.
Nel 2022 con la mia squadra passo all’Economia e poco dopo la Regione, fra tanti altri risultati di risanamento finanziario, approva la legge di stabilità nei tempi dopo vent’anni, non andando in esercizio provvisorio, consolidando i conti e rafforzando le entrate”.
In questo contesto, è giusto che l’Europa oggi incide fortemente sulle azioni dei governi nazionali e, a cascata, regionali?
“Andiamo in Europa perché è lì che si scrivono le regole del vivere comune. E l’Europa scrive le regole non solo dei ventisette paesi membri ma anche per le varie regioni: ed è lì che siamo chiamati a difendere le prerogative dei nostri territori. Della Sardegna e della Sicilia.
Ci servono europarlamentari che esercitino appieno il ruolo per cui sono stati votati”.
E i temi non mancano: a partire dall’insularità che chiama in causa il caro voli. Ma non c’è proprio modo di venire a capo di questa vicenda?
“L’insularità è un nostro fattore identitario, ma non può più essere un onere insopportabile per le Isole d’Italia. Prima di tutto, ragioneremo sulla fiscalità di vantaggio, elemento assolutamente applicabile.
Altra cosa che faremo: i tetti per gli aiuti di Stato alle nostre aziende devono essere alzati, perché in Sicilia e Sardegna le condizioni di partenza degli imprenditori non sono le stesse della Lombardia o della Catalogna. Forza Italia propone l’attuazione di de minimis differenziati. È un dovere farlo”.
C’è poi la questione legata alla Bolkestein e alle concessione delle spiagge, ma non solo a quelle.
“La Bolkestein, voluta dalla Commissione Prodi, è una direttiva che va rivista e che deve trovare un’applicazione coerente alle specificità dei territori: sui balneari, nella nostra condizione di insularità riconosciuta dall’Ue, serve un approccio differenziato.
La libera concorrenza va difesa, evitando però di penalizzare le piccole imprese familiari a cui va garantita continuità. E non perché la regola debba essere invalidata dall’eccezione, ma perchè è l’eccezione che conferma la regola”.
Pare banale dirlo: ma il Ponte è anche un tema europeo?
“Lo è perchè il Ponte ci collegherà all’Europa. Si tratta di una delle più grandi infrastrutture della storia del Continente che non serve solo alla Sicilia e al Mediterraneo, ma a tutta la grande regione europea. Per questa ragione, oggi siamo ancora più convinti dell’esigenza di realizzarlo”.
Dal fronte del centrosinistra è stato paventato più volte il possibile taglio ai fondi del Pnrr: lei da amministratore regionale che quadro ha invece?
“Il Governo nazionale ha garantito che non ci saranno tagli. E dove dovessero esserci, riguarderanno opere che non sono realizzabili. E poi, mi lasci dire, in ogni caso noi vigileremo e diremo diremo la nostra a difesa dei nostri territori”.
Che percentuale vi date come partito?
“Noi lavoriamo per raggiungere, tra Sicilia e Sardegna, il 20%. Un obiettivo che darebbe ulteriormente forza al partito nazionale. Una doppia cifra che, come dice il nostro segretario Tajani è raggiungibile, se anche le due isole maggiori daranno una spinta importante e noi stiamo lavorando per aiutare il partito in questo senso”.
Le è capitato di sentire Miccichè a proposito delle vicende extrapolitiche che lo hanno riguardato?
“Certamente. Lui si è dichiarato estraneo a ogni accusa, lasciamo che le sue parole possano essere valutate anche dal lavoro della magistratura”.
Che immagina nel futuro della Sicilia? Sarà ancora la coalizione del centrodestra a guidarla anche nei prossimi anni?
“Sarò molto chiaro. Forza Italia è un partito moderato. Essere moderati non significa spostarsi in maniera disinvolta da destra a sinistra e viceversa, a seconda del vento che tira. Forza Italia è un partito popolare e liberare che tiene ferma e indiscutibile la sua collocazione alternativa alla sinistra.
Fondando Forza Italia, Berlusconi ha creato il centrodestra e portato la politica italiana nella modernità. A Roma come anche a Palermo, non ci saranno mai scossoni: siamo gli unici che possono garantire il buongoverno dell’Italia e della Sicilia. Il Governo Schifani è un governo forte e lo sarà anche dopo le elezioni”.