19 luglio 1992 – 15 agosto 2018. Due date che ricordano morte e dolore ma che, grazie alla esperienza umana di un popolo, grazie alla testimonianza straordinariamente normale di Rita Borsellino, sono, possono essere tappe di un cammino di vita, di speranza, di futuro. Anche così possono trasformarsi in vita l’indignazione contro l’ingiustizia, la rabbia contro la violenza e il dolore per la morte.
Riferimento di questa trasformazione è certamente il Centro “Paolo Borsellino” ospitato in una villa confiscata a mafiosi e da Rita amorevolmente curato e reso luogo di vita; riferimento di questa trasformazione è la gioiosa confusione dei ragazzi in via D’Amelio ogni 19 luglio, all’ombra di un ulivo migrante dalla Palestina, prodigiosamente cresciuto dentro un recinto di pietre in una via asfaltata della nostra città. Rita Borsellino ha concluso la propria esistenza nel giorno della Assunta ed è volata in cielo ad abbracciare Paolo e Renato, Adele ed Agnese e la mamma Maria Pia.
Quella mamma che fortemente volle fosse un albero simbolo di vita e di pace, e non un monumento di pietre, e non una lapide di marmo a fare memoria di quelle sei vite umane dilaniate dal potere mafioso, da un potere al tempo stesso criminale ed istituzionale. Il 19 luglio del 1992 i palermitani hanno risposto con un misto di paura e di coraggio civile, di vergogna e di rabbia. Il 15 agosto del 2018 i palermitani hanno risposto con un misto di gratitudine e di dolore, di preoccupazione e di impegno.
E’ anche questo segno di un cambiamento culturale, è anche questo ragione di affetto per quella donna straordinariamente normale. Una normalità straordinaria come è delle grandi esperienze di vita, come è degli eroi e come è dei santi. Rita Borsellino è stata una persona normale, straordinariamente normale… sempre in modo dolce e forte è stata una testimone, mai aspra e pesante come sono coloro che pretendono di essere esemplari. La testimonianza lascia liberi, l’esemplarità rende spesso subalterni.
In questa libertà sta la forza del lascito di testimonianza di Rita Borsellino; in questa libertà sta il richiamo alle personali responsabilità di chi vive non limitandosi al freddo ricordo, ma sceglie di fare memoria viva. La testimonianza di Rita Borsellino richiama tanti “perché”: “perché” che interrogano, “perché” che spiegano.
Perché la strage del 19 luglio? Perché la vergogna di uno Stato che in 26 anni ha mortificato il diritto alla verità e alla giustizia per la morte dei suoi servitori? Perché per 26 anni lo Stato è venuto meno al suo ruolo garante di verità e giustizia? Perché esseri umani, in carne ed ossa, con sentimenti ed affetti, sacrificano la loro vita ad un impegno di legalità e di civiltà? Perché una donna, provata dal dolore per la morte di un fratello, per la morte di esseri umani fratelli lealmente impegnati, ha dedicato la propria vita ad un impegno di legalità e di civiltà? Rita lo ha fatto per amore; per umanità; per dignità. Ed è la dignità fondata su amore ed umanità il lascito più profondo di Rita Borsellino.
Quanti abbiamo incontrato Rita nelle ore che hanno preceduto quello che lei ha vissuto come un ritorno al Padre, ci siamo trovati di fronte una persona sofferente, dolce e forte, lucida, serena e consapevole. Quanti abbiamo incontrato Rita Borsellino nella camera ardente e nella navata della Chiesa della Madonna della Provvidenza Don Orione abbiamo vissuto non soltanto il dolore di una persona cara, ma ancor più il dolore e la inquietudine della morte di una parte di noi, della Storia di questa città, della nostra storia personale.
Fare memoria viva vuol dire pensare che Rita sia stata il richiamo alla parte migliore di noi siciliani; a quella parte migliore che abbiamo il dovere, che abbiamo la possibilità di far diventare quella prevalente. Lei stessa è stata testimonianza che ciò è possibile. La memoria è viva se è richiamo a responsabilità, se il ricordo di una data e di una persona ci interroga, ci inquieta. Il Centro “Paolo Borsellino” e la felicità dei ragazzi ogni 19 luglio possono essere per tutti noi stimolo e incoraggiamento per una vita individuale, per una comunità diversa e migliore, per una convivenza di esseri diversi ed eguali.