Con la testimonianza di due pentiti entrerà nel vivo, il 30 maggio prossimo, il processo per decidere se sequestrare o meno l’impero economico di Carmelo Patti.
Sulla base delle indagini della Direzione investigativa antimafia di Palermo, il patron della Valtur avrebbe costruito le sue fortune grazie all’appoggio del superlatitante Matteo Messina Denaro. Per sostenerlo hanno presentato una lunga informativa che passa al setaccio tutta l’attività dell’imprenditore di Castelvetrano, assolto in passato dall’accusa di mafia in un procedimento penale. Un lavoro certosino (a cui S ha dedicato un ampio articolo) al termine del quale gli uomini della Dia avevano chiesto il sequestro di beni per 5 miliardi di euro. Richiesta rigettata dal Tribunale in attesa della conclusione del procedimento avviato oggi.
L’accusa, rappresentata dal procuratore capo di Trapani, Marcello Viola, e dal sostituto della Dda di Palermo, Piero Padova, ha chiesto di sentire i collaboratori di giustizia Angelo Siino e
Antonio Giuffré. Proprio i due pentiti hanno indicato Carmelo Patti come “vicino” a Messina Denaro. La difesa di Patti – oggi in Tribunale era presente soltanto l’avvocato Donatella Buscaino – non si è opposta alle richieste dei pm ed ha annunciato che presenterà una memoria difensiva, dopo l’audizione dei pentiti.