PALERMO – “Altri rinvii a giudizio operati dalla Procura Regionale della Corte dei Conti nei confronti dell’ex presidente dell’Asi di Agrigento Stefano Catuara, dell’ex direttore generale Antonino Casesa, dell’ex dirigente Rosario Gibilaro ed altri dipendenti del Consorzio ASI di Agrigento, per ulteriori danni erariali. Adesso i danni erariali provocati dai suddetti ex amministratori e dirigenti, considerando i precedenti rinvii a giudizio decisi alcune settimane fa dalla procura della corte dei conti, allo stato sfiorano quasi i 500.000 euro”. E’ quanto si legge in una nota a firma del direttore generale dell’Irsap, Giuseppe Francesco Barbera.
“Dagli ultimi rinvii giudizio del 13 dicembre 2013, da quanto emerso, risulta tra le altre, che con una nota a firma di Casesa, l’autista, Nocera, veniva autorizzato a detenere l’Alfa 159 di proprietà consortile a casa propria, a Raffadali, per prelevare dal proprio domicilio Catuara, con la motivazione che ambedue erano compaesani – si legge -. Dal rinvio a giudizio pare che l’autista, stipendiato dal Consorzio, fosse stato trasformato in chauffeur personale del Catuara che veniva quotidianamente accompagnato ad Agrigento, dove ha continuato a svolgere attività di legale, e in altri luoghi, esonerando l’autista da ogni timbratura ed obbligo di servizio. E quando l’autista non era disponibile, per ferie o altro, Catuara chiedeva il rimborso per l’uso della propria autovettura, da Raffadali ad Agrigento e ritorno, con l’avallo di Casesa, dirigente generale, e di Gibilaro, dirigente contabile, che adottavano illegittimamente gli atti necessari – si legge ancora -. La trasfigurazione del Nocera da dipendente consortile, pagato dal Consorzio ASI di Agrigento, a chauffer personale di Catuara non avveniva gratuitamente: sempre a carico delle casse consortili, oltre allo stipendio, al Nocera veniva liquidata un’indennità aggiuntiva annuale di 11.000 euro, come se fosse l’autista del Presidente della Regione, ed in più gli si consentiva l’uso dell’Alfa 159 per recarsi dall’ufficio a casa propria. E quando è stato collocato in pensione, come ulteriore premio, gli è stata riconosciuta illegittimamente una pensione integrativa, sempre a carico delle casse consortili”.
“Il sistema illecito non si fermava ai mezzi di locomozione, ma si estendeva anche ai mezzi di giudizio e controllo dei dirigenti. Da altro rinvio a giudizio, risulta che alla dr. ssa Caterina Moricca, e al dr. Salvatore Iacuzzo, rispettivamente presidente e componente del Nucleo chiamato a valutare le performarces di Casesa, Gibilaro e Callari, veniva corrisposto un compenso di quattro volte superiore a quanto agli stessi spettante. Per converso, questi stessi componenti del Nucleo, cui venivano riconosciute ricompense illegittime e stratosferiche, sfornavano giudizi favolosi sull’attività svolta dai tre dirigenti, ad onta dello sfascio finanziario ed amministrativo in cui era stato costretto il Consorzio ASI di Agrigento con il loro concorso”.
“Un sistema – quello instaurato presso tale Consorzio con l’avvento della gestione di Catuara e Casesa – che la Procura Regionale della Corte dei Conti non esita a definire finalizzato a ‘… procurare guadagni indebiti al presidente del Consorzio Catuara Stefano … che si collocano in un più vasto panorama di illegalità diffusa che ha suscitato l’interesse della Magistratura penale’… ‘il rapporto conclusivo della GDF ha consegnato una situazione gestoria del Consorzio ASI di Agrigento, per gli anni 2008/2012, fortemente compromessa, in quanto contrassegnata da un ampio elenco di illeciti di natura erariale che hanno obiettivamente impoverito le casse consortili’…’Tutto ciò al fine di procurare guadagni indebiti al presidente del Consorzio, Catuara Stefano…’, ‘..la convinzione della dolosita’ della condotta deriva dal contesto generale che, come detto in premessa, era diretto ad assicurare, comunque, indebiti guadagni al Presidente Catuara e al personale disponibile a soddisfare le sue esigene personali…’
“Quanto da ultimo emerso dai rinvii a giudizio della Corte dei Conti operati dal Sostituto Procuratore Generale, Alessandro Sperandeo, sulla scorta delle indagini operate dalla Guardia di Finanza di Agrigento, segue temporalmente le denunce presentate da Alfonso Cicero, ex Commissario Straordinario del Consorzio ASI di Agrigento ed attuale Presidente dell’IRSAP, sul sistema ampio e diffuso di illiceità e complicità che ha portato al collasso l’ASI di Agrigento”.
“Proprio tali denunce – ancora la nota -, in attesa di ulteriori sviluppi, hanno trovato il conforto di 4 rinvii a giudizio per danno erariale da parte della Procura Regionale della Corte dei Conti nei confronti di Catuara, Casesa, Gibilaro ed altri, nonchè di 11 avvisi di garanzia per peculato, truffa ed abuso d’ufficio da parte della Procura della Repubblica di Agrigento nei confronti degli stessi e di altri dirigenti ed amministratori dell’ASI di Agrigento”.
“Infine, si evidenzia che le denunce di Cicero hanno riguardato anche i “favori” resi a diverse aziende colluse ed in odore di mafia, lasciate indisturbate dagli ex vertici dell’ASI di Agrigento di operare nelle zone industriali nonostante fossero state raggiunte dalle informative antimafia prefettizie “interdittive” e “atipiche”. Com’e’ noto e’ toccato poi a Cicero, da commissario dell’ASI di Agrigento, provvedere a revocare i lotti, gli opifici e gli appalti alle suddette aziende vicine agli ambienti della criminalita’ organizzata agrigentina e della nuova mafia emergente di Favara”.