PALERMO – La reazione è feroce. Il 3 ottobre scorso un commando entra in azione e massacra Mirko Sciacchitano. Aveva 29 anni. Così a Santa Maria del Gesù muore chi non rispetta le regole. E il giovane spacciatore aveva osato sfidare chi comandava partecipando al ferimento di un pregiudicato con amicizie che contano.
Un blitz dei carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo scuote una delle roccaforti della mafia palermitana. Sono sei i fermi eseguiti. Colpiscono mandanti ed esecutori dell’omicidio dell’ottobre scorso che, al contempo, sarebbero i vertici del mandamento mafioso. Un mandamento dove la violenza esplode in pieno giorno, davanti a decine di testimoni che non vedono e non sentono. A metà novembre la polizia aveva arrestato sei persone. A parte Salvatore Profeta, consigliori del mandamento, i veri capi, però, erano ancora in circolazione. Compresi alcuni volti noti alle forze dell’ordine. Come Giuseppe Greco, già coinvolto in inchieste antimafia e oggi indicato come il nuovo capomandamento. Uno a cui portare rispetto. Un rispetto che andava dimostrato con un bacio della fronte, a cui non si sottraeva neppure un pezzo grosso come Profeta. I fermi sono firmati dai sostituti procuratori Sergio Demontis, Francesca Mazzocco e Gaspare Spedale
Le indagini dei militari e della Direzione distrettuale antimafia ci consegnano lo spaccato attuale di una cosca potente e legata alla tradizione. Due anni dopo che i killer crivellarono di colpi Peppuccio Calascibetta i pezzi grossi di Santa Maria del Gesù, nel 2013, si riunirono per organizzare il nuovo organigramma. Si votò all’interno della bottega di un barbiere e per alzata di mano. Tutti dovevano condividere le nuove nomine. Furono scelti il capomandamento, i suoi vice e il capo decina. Proprio come si faceva un tempo, quando Santa Maria del Gesù era il regno di Stefano Bontate. Si sono riviste scene di cui le ultime tracce risalivano ai verbali dei vecchi pentiti.
Le indagini ripropongono la struttura verticistica del clan. Altro che camorrizzazione di Cosa nostra. Non ci sono gruppi criminali che si contendono il potere in una stessa fetta di territorio, ma le famiglie agiscono compatte. E ricorrono alla più efferata violenza per mettere in riga chi sbaglia. Come Mirko Sciacchitano, piccolo spacciatore freddato come un boss perché la sua morte doveva essere ed è stata un monito per tutti. Sciacchitano, in compagnia di un altro uomo, avrebbe cercato di uccidere Luigi Cona, titolare di una rosticceria e soprattutto nipote di Gaetano – già condannato per droga e arrestato l’anno scorso per estorsione – considerato vicino a chi, fino all’alba di stamani dettava legge a Santa Maria del Gesù.