I cannoli con la polenta | Il presunto leghista siciliano - Live Sicilia

I cannoli con la polenta | Il presunto leghista siciliano

Chi saranno i simpatizzanti siciliani della Lega? Ritratto di un militante immaginario.

Che poi uno prova, con viva curiosità, a immaginarselo un presunto leghista siciliano semplice, il militante senza ambizione se non quella di partecipare, sul pratone di Pontida – c’erano anche loro – poiché i rapporti tra polentoni e terroni – sia scritto senza offesa – non sempre furono idilliaci.

E sia scritto pure che ognuno ha il diritto di andare dove gli pare, di votare come crede, di scegliere chi vuole per compagno di processione senza essere per questo discriminato. E si aggiunga soprattutto che la sinistra radicaletcetc che sui prati e nelle pozzanghere sovente non va, preferendo gli attici – posto ideale per discutere poveri – zitta e muta deve stare dopo gli sconquassi che ha prodotto. Dunque, che male c’è a scherzare un po’, colleghi teorici di sicilianità, travolti da un’insolita passione lumbard?

E uno prova a immaginarselo questo surreale e nominalmente inesistente – se esistesse con nome e cognome sarebbe sicuramente una brava persona, non solo un prodigio del fu elenco telefonico – Alfio Brambilla in Salvini… Che cosa farà? Come si comporterà? Come se la caverà, guizzando, tra il sole benevolo della Trinacria e le brume corrucciate del dio Po?

Magari avrà imparato il dialetto di certi suoi lontani parenti del Varesotto, per non sfigurare sul pratone, tra i vichinghi che lo scrutano, insospettiti dall’abbronzatura, ma ogni tanto gli scapperà un ‘minghia’ che lo renderà oggetto di sguardi in cagnesco. Magari, nel cannolo, ci metterà la polenta invece della ricotta per tentare un azzardato sincretismo culturale, ideologico e gastromonico. Infine, sbotterà: “schifiu!”.

Magari sul comodino del letto terrà l’immaginetta tenera di Sant’Agata accanto al poster (con dedica, gliel’hanno venduto così) di un temibile Alberto da Giussano. E tiferà Catania o Palermo, però, di nascosto, come in un grande film sui migranti con Nino Manfredi, quando il suddetto, che si fingeva svizzero, veniva tradito giustappunto dall’esultanza per un gol di Capello.

E avrà sempre la sua terra nel cuore, come una ferita che non si rimargina, non capacitandosi di come tanta bellezza risulti incredibilmente inutile e che la meraviglia rimanga sullo sfondo dei giochi, simile alla cartolina di un paradiso perduto. Magari, dopo avere provato di tutto e di più, avvilito dallo sfinimento, si sarà gettato pure lui tra le braccia forzute del nordista Matteo, per cercare un ricovero alla sofferenza. Magari era pure lui di sinistra e non ha resistito.

Certo, non deve essere facile vivere con l’anima di un Alfio purchessia sudista e il vestito di un ignoto Brambilla leghista. Ma ci si abitua a tutto, per passione, per vendetta o per necessità. Perfino ai cannoli con la polenta.

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