PALERMO – Una verifica dei conti del partito siciliano per fare chiarezza sulla gestione delle risorse. E’ una delle richieste del gruppo dei dipendenti della sede regionale del Pd, che contesta la decisione del tesoriere, Teresa Piccione, di avviare le procedure per la richiesta della cassa integrazione. Nel mirino ci sarebbero alcune spese di rappresentanza fatte dal 2008 a oggi, anche se ugualmente il Pd ha approvato gli esercizi contabili fino al 2011, gli ultimi due a maggioranza. Mancano ancora il consuntivo del 2012 e il bilancio preventivo del 2013 che doveva essere approvato entro aprile.
Il sospetto di alcuni dipendenti del Pd siciliano è che la situazione finanziaria del partito abbia risentito di alcune spese “folli”, come soggiorni di dirigenti in hotel di lusso e viaggi. Dal momento della costituzione del Pd nelle casse del partito in Sicilia sono arrivati come rimborsi elettorali quasi 5 milioni di euro, a queste somme si aggiungono i versamenti fatti dai deputati regionali a partire dalla scorsa legislatura pari a 1,2 milioni (erano 27 i componenti del gruppo); ogni parlamentare versa 750 euro al mese alla federazione regionale. L’operazione verità potrebbe riguardare anche le modalità di assunzione del personale fatte durante la gestione di Francantonio Genovese retribuito con cifre differenti e in alcuni casi con stipendi lordi vicino ai 6 mila euro al mese.