PALERMO – Le pezze d’appoggio sono poche e in alcuni casi non ci sono proprio. Se il buongiorno si vede dal mattino per i gruppi parlamentari dell’Ars si profilano giorni difficili. L’analisi dei documenti sequestrati dalla Guardia di finanza nelle stanze della politica di Palazzo dei Normanni è appena iniziato e dalle pochissime informazioni che trapelano sembrerebbe defilarsi un quadro sconfortante.
I finanzieri sono partiti dalle prime cose che si sono travati di fronte. Fisicamente di fronte. Ebbene, mancherebbero le ricevute necessarie per spiegare quanto siano costati gli arredamenti degli uffici – sedie, poltrone, scrivanie e armadi – i computer e le stampanti. Non va meglio per le spese di viaggi e trasferte. Le ricevute delle macchine in leasing ci sono. Solo quelle, però. La pezza d’appoggio si conferma la grande assente per tutta una serie di piccole e grandi spese. Alcuni dipendenti non hanno saputo dare risposte convincenti alla richiesta di chiarimenti da parte dei militari della Polizia tributaria. O meglio, di risposte ne hanno date, facendo emergere l’abitudine, quasi una prassi, a utilizzare denaro contante per acquistare beni e servizi dei quali non c’è traccia contabile.
Ed è una tendenza riscontrata in tutti i gruppi parlamentari dove giovedì hanno bussato trenta agenti in borghese senza neppure chiedere “permesso?”. Non è stata una visita di cortesia. Si è andati oltre il rapporto di collaborazione che il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, aveva instaurato con i magistrati che coordinano le indagini, l’aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Sergio Demontis e Maurizio Agnello, consegnando loro la lista dei conti correnti. Più di un capogruppo, infatti, ha cercato di prendere tempo, giustificando la tardiva risposta alla richiesta di esibire la documentazione con gli impegni della campagna elettorale. La Procura ha deciso di non aspettare i tempi della politica. E così è scattata la visita in massa negli uffici di Pdl, Pd, Pid, Mps, Udc, Fli, Grande Sud e Mpa.
I militari hanno portato via carte su carte, acquisito i libri contabili, fotocopiato le buste paga del personale, le note spese di trasferte e telefoni. Hanno chiesto chiarimenti sulle spese per convegni e ristorazione. L’obiettivo è fare le pulci ai conti della politica, che poi sono i costi dei contribuenti., per confrontarli con i movimenti bancari. Il risultato della prima analisi evidenzierebbe la mancanza della documentazione necessaria per giustificare molte spese. E siamo solo all’inizio.