Luigi Pirandello, Giovanni Gentile e Francesco Messina. Tre pilastri della sicilianità. Tre “Profeti inascoltati del Novecento”. Incompresi, scomodi. Bistrattati in vita o in morte, come tantissimi altri fatti della stessa pasta umana (Jünger, Conrad, Pound, Borges, Ennio Flaiano, Cristina Campo, Bernanos, Albert Camus, etc). Dioniso di Francescantonio ha riprodotto a matita i loro volti e li ha esposti a Genova nella prestigiosa cornice dei Saloni delle Feste di Palazzo Imperiale.
C’è un filo rosso che li accomuna. Vittorio Sgarbi, che ha firmato la prefazione al catalogo curato da Andrea Lombardi e Miriam Pastorino per Italia Storica, lo tira fuori e lo porta all’attenzione dei lettori. “Il possibile punto d’incontro è la verità delle parole che consente di superare gli schemi ideologici, propri di un tempo che è finito, mentre la loro vita è qui. Una condizione che li ha fatti uscire da quel pensiero rigido che ha travolto generazioni schiave di pregiudizi”, dice il critico d’arte più famoso d’Italia.
Ogni singolo ritratto è accompagnato da un profilo biografico a suo modo antologico. Alcuni sono stati scritti da grandi personalità del panorama culturale nazionale: fra questi Pietrangelo Buttafuco, Stenio Solinas, Armando Torno e Gianfranco de Turris.
Lo stesso Sgarbi firma la biografia dell’etneo Francesco Messina, autore del Cavallo morente che presidia la sede Rai di viale Mazzini. Eccolo: “La realtà offre immagini inedite che la scultura mette in evidenza senza artificio. Messina è dunque l’artista dello stupore della naturalezza, e tanto meglio lo verifica nella pura contemplazione senza inventare situazioni insolite e senza abbandonare la certezza della centralità dell’uomo”.