I migranti e il Piano Boh | Quel delirio d'impotenza - Live Sicilia

I migranti e il Piano Boh | Quel delirio d’impotenza

I migranti, la paura, la speranza. E un totale delirio d'impotenza.

La questione dei migranti copre un arco schizofrenico di immaginario che va dal capotreno ferito a colpi di machete a Milano alle persone aggrappate sugli scogli di Ventimiglia. Una così sfocata e indefinita qualità dello scatto viene ulteriormente confusa dal gioco d’ombra delle contrapposte demagogie. Alla retorica della faccia feroce – chiudere tutto, sparare a vista – si oppone il miraggio dell’accoglienza perenne: aprire sempre e per sempre .

Il premier Matteo Renzi, in una intervista al ‘Corriere della Sera’, ha annunciato: “Se il consiglio europeo sceglierà la solidarietà, bene. Se non lo farà, abbiamo pronto il piano B. Ma sarebbe una ferita innanzitutto per l’Europa. Vogliamo lavorare fino all’ultimo per dare una risposta europea”. Che cos’è il ‘piano B’, l’ennesima suggestione? Ecco la ricostruzione del ‘Corsera’: “ Permessi temporanei ai richiedenti asilo per consentire loro di varcare la frontiera e circolare in Europa. Avvio di una trattativa con alcuni Stati dell’Unione per un’operazione di polizia contro gli scafisti in Libia provando anche a coinvolgere l’Egitto. Obbligo per le navi straniere che soccorrono i migranti in acque internazionali di trasferirli nei propri Paesi, vietando l’attracco nei nostri porti. Quello che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha definito il “piano B”, se l’Europa non sceglierà la strada della solidarietà, è in realtà un ventaglio di possibili interventi, qualora l’Italia non ottenesse cooperazione effettiva da parte della Ue nella gestione dei migranti”. Un condensato di impotenze assortite, parrebbe, Una prospettiva fumosa, alla ricerca di una solidarietà impossibile. Tanto che qualcuno l’ha già ribattezzato il ‘Piano Boh’.

Mentre altrove si discute, nelle trincee che si spalancano ogni giorno si fa la conta degli strappi. Come affrontarli? Una buona base di partenza potrebbe essere lo sgombero forzato delle opposte demagogie. C’è la rabbia naturale di chi nel migrante coglie una minaccia di malattie, di violenza, perché scopre – ecco il machete – una qualità dell’orrore che non appartiene alla sua cultura. C’è la disposizione di chi – magari sporcandosi le mani sul campo – vede nei migranti un aspetto della sofferenza che non va abbandonato. La grande migrazione è tutto questo insieme: un miscuglio di contraddizioni che non sarà mai sciolto, perché troppo differenti sono gli interessi correlati; qualcosa che non si può ridurre a pregiudizio, in un senso o nell’altro. Riconoscerlo sarebbe già una (minuscola) parte della soluzione.


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