CATANIA – Guida la città, di nuovo, da poco più di sei mesi, ma può già tracciare un primo bilancio di un semestre di amministrazione segnato dalla crisi economica e dalla situazione disastrose dei conti del Comune, ma nel corso del quale “abbiamo lavorato”, assicura. Enzo Bianco, eletto primo cittadino di Catania proprio nell’anno appena concluso, illustra i risultati raggiunti, i semi piantati e pronti a germogliare, ma anche le difficoltà che si appresta a vivere la città, per affrontare le quali chiede la collaborazione di tutti.
Sindaco, tracciamo un bilancio dei primi sei mesi di attività. Quali obiettivi è riuscito a centrare e cosa, invece, non è riuscito a portare a termine?
Cominciamo con il dire che abbiamo ereditato una Catania davvero malridotta. Sapevo delle disastrose condizioni economiche dell’ente, ma ignoravo che la macchina comunale fosse in condizioni così critiche. Uno dei motivi per i quali, e me ne scuso con i cittadini, non sono stato in mezzo alla gente quanto avrei voluto, è che ho dovuto lavorare per rimettere in moto la macchina comunale, che comunque ha ancora dei problemi, e perché ho dovuto recarmi spesso a Roma per far sentire la voce della città.
C’è qualcosa di cui va particolarmente orgoglioso? E qualcosa che ha messo la Sua amministrazione in difficoltà?
Potrei citare proprio il fatto che Catania è tornata finalmente a far sentire la propria voce a livello nazionale. Pensate alle visite della presidente della Camera Laura Boldrini, dei ministri Delrio, D’Alia e Cancellieri, del presidente dell’Anci Fassino, dopo la giunta congiunta tra quella catanese e quella regionale, presieduta dal governatore Crocetta. E non è certo finita: nelle prossime settimane verrà a Catania il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e attendiamo anche la visita del ministro per l’economia Zanonato. A entrambi mostreremo la Catania che produce e che non si arrende, la Catania dell’innovazione, sulla quale il Paese deve investire perché se lo merita e perché è un buon affare per l’Italia intera. Non scordiamo che il presidente di St Bozotti, durante la sua visita a Catania ha annunciato 270 milioni di dollari di investimenti per rilanciare lo stabilimento etneo. Altre cose di cui bisogna essere soddisfatti sono il salvataggio di Catania che era stata esclusa dal novero delle città metropolitane e quella norma che potremmo chiamare ‘Salva Catania’ per la riapertura dei termini del Dl 35 sul pagamento dei debiti della Pa: una somma tra i 160 e i 200 milioni che andrà a risollevare le sorti delle aziende creditrici, all’80% delle quali sono catanesi. Come non essere orgogliosi, poi, di quel che siamo riusciti a fare con il Welfare e la Cultura: abbiamo salvato gli asili nido e rimesso in moto un meccanismo che porta i Catanesi a riscoprire tutti i meravigliosi tesori che possiedono, dai monumenti alle opere d’arte conservate nei magazzini dei musei. Gioielli con i quali attirare turisti. Quanto alle difficoltà, sono quelle che derivano da un andazzo al quale tutti si erano abituati, a Catania. Se vogliamo risorgere dobbiamo cambiare mentalità, diventare più ordinati, per esempio nella gestione dei rifiuti, nella gestione delle aree comuni come le strade, dobbiamo lavorare sulle regole e sulla legalità.
Di criticità, al momento dei Suo insediamento, ne ha trovate parecchie. Ma, una in particolare, ha avuto tutta la Sua attenzione: il declassamento di Fontanarossa e, con questo, dell’intero sistema Catania. Come intende intervenire, per quello che è in Suo potere, a livello di infrastrutture, ad esempio?
Su Fontanarossa abbiamo coinvolto i parlamentari di tutte le forze politiche perché questa deve essere una battaglia del territorio. Dobbiamo riuscire, come classe politica, direi come classe dirigente, a fare sistema per dare un futuro alla nostra terra. L’idea è quella di utilizzare i fondi europei per interrare la Ferrovia e di conseguenza allungare la pista perché possa accogliere aerei di grandi dimensioni. Tutti hanno compreso quando ho detto che l’aeroporto di Catania è strategico per la crescita non soltanto di Catania ma dell’intera Sicilia: sette province su nove gravitano su questo scalo in grande crescita. E se la scommessa della nostra Isola dev’essere quella turistica, oltre che commerciale, allora non si può pensare di declassare Fontanarossa. Quanto al resto, una vittoria già ottenuta è stata quella per la galleria sotterranea nella realizzazione del Raddoppio ferroviario di Catania, che prevedeva, nel progetto originario ormai eliminato grazie all’azione dell’amministrazione insieme alle tante associazioni civiche che hanno fatto fronte comune, un autentico sventramento del centro storico. E ottime notizie ci sono anche per un’altra infrastruttura strategica: la Metropolitana. I lavori, avviati sotto la mia precedente sindacatura e che si erano fermati negli ultimi anni, sono ora ripresi: entro un anno sarà completato il tratto che collega la stazione Borgo con Nesima e nell’anno successivo sarà completato il tratto dal Porto a piazza Stesicoro, con un’incredibile beneficio per il traffico nel centro. Poi, con la variante approvata dal Consiglio comunale in questi giorni, nel 2020 dovremmo avere una tratta di 20 fermate che andrà dall’Aeroporto a Misterbianco. Una vera metropolitana che consentirà di cambiare il volto di Catania sotto il profilo della mobilità.
Veniamo al Nodo Gioeni e ai ritardi de cantiere. Sindaco, solo lei può spiegare come stanno le cose rispetto alla demolizione: quali reali vantaggi ma, soprattutto, quali svantaggi sarebbero derivati dal mancato abbattimento?
La nostra priorità è stata e sarà la protezione dal rischio sismico e pertanto l’abbattimento era necessario. Certi ritardi sono fisiologici in una città in cui la mappatura dei sottoservizi ha vistose carenze. Certo, ci sono stati dei disagi che i Catanesi hanno dovuto affrontare. Ma quando si fanno lavori del genere è quasi inevitabile che si presentino delle difficoltà o qualche imprevisto. Prima di Sant’Agata inaugureremo la rotatoria del nodo Gioeni che segue il progetto originario della Protezione civile e garantisce di eliminare il rischio sismico. Nei giorni scorsi c’è stata grande paura a Napoli, ma la città italiana con il maggior rischio sismico è Catania. Anche questo diremo al presidente Napolitano quando verrà a trovarci: di darci una mano per mettere in sicurezza il nostro territorio. Abbiamo già avviato un processo, ma i fondi sono esigui e vanno aumentati. Mettere in sicurezza Catania sotto il profilo sismico, tra l’altro, significherebbe anche rilanciare l’edilizia, comparto che da sempre fa da moltiplicatore per l’economia. Quella della Sicurezza è comunque una priorità assoluta della nostra amministrazione: dal ponte del Tondo Gioeni al Tavolo tecnico per monitorare la vulnerabilità sismica delle scuole, dalla lunga esercitazione di Protezione civile per testare il Piano d’emergenza comunale, alle pulizie straordinarie e alle sistemazioni che hanno impedito che zone come il Villaggio Santa Maria Goretti si allagassero.
Quali novità dal punto di vista urbanistico? È vero che vuole posticipare la discussione sul Prg all’istituzione della città metropolitana? Non pensa si rischi di perdere altro tempo prezioso? E, sulla variante centro storico, cosa ci può dire?
Non si perderà tempo prezioso, anzi. Abbiamo avviato un confronto serrato e aperto con i rappresentanti delle professioni e con le categorie produttive catanesi. La tendenza ormai diffusa é di considerare il Piano regolatore generale di Catania come una sorta di piano di zona della grande città metropolitana. Da qui la necessità di approvare il nuovo regolamento edilizio, atteso da decenni, e che porteremo prestissimo in Consiglio comunale. Poi procederemo con la variante generale per il centro storico richiestaci dagli Ordini, necessaria per dare ossigeno a tutto il comparto.
Se la sente di dare un giudizio alla Sua Giunta? E al governo Regionale?
Dei miei assessori posso dire solo bene. Non solo stanno agendo con grande incisività nei rispettivi settori, ma stanno soprattutto sfoggiando un invidiabile spirito di squadra. Riescono a far rete, coordinandosi tra loro e portando nelle riunioni di giunta soluzioni ragionate e convincenti. Quanto al governo regionale, ci sono molte resistenze all’azione di cambiamento che Crocetta sta mettendo in atto e che dobbiamo superare. Il governatore portò il suo governo qui a Catania a confrontarsi con la giunta comunale per individuare dei percorsi che portassero in tempi brevi alla soluzione dei tanti problemi messi sul tappeto. Occorre adesso concretizzare i tanti progetti studiati per la nostra città, dando a Catania il ruolo che merita grazie alla riconosciuta vivacità culturale, economica, imprenditoriale. È previsto che un’altra giunta congiunta debba svolgersi a breve nella nostra città, naturalmente dopo che il governo regionale avrà fatto fronte ai tanti impegni che sta affrontando in questo momento.
La nomina di numerosi consulenti a titolo gratuito ha fatto storcere qualche naso. Vuole spiegare a chi non ha ancora capito, perché tutte queste nomine?
Il signor Lapalisse si chiederebbe: è meglio avere consulenti di altissimo livello e gratis o consulenti di livello più basso e profumatamente pagati? A dare una mano all’amministrazione per cercare di risollevare Catania da una condizione di grande difficoltà sono personalità di altissimo valore che, concluso il loro ciclo di lavoro, si sono messe a disposizione della nostra collettività. Persone come il prof. Emilio Giardina alla Sidra, l’ing. Benedetto Namio all’Amt, l’ing. Vincenzo Condorelli alla Mobilità, rappresentano una ricchezza per Catania. E accanto a questi ci sono giovani professionisti validi e pieni di entusiasmo. Certe critiche, insomma, non sono più nemmeno strumentali, sono semplicemente assurde.
Quali sono i Suoi obiettivi prioritari per il 2014?
Lo sviluppo innanzitutto. Lo sviluppo che porta lavoro. Ricordavo all’inizio che presto verrà a Catania anche il ministro dell’Industria Zanonato, per toccare con mano l’importanza strategica per l’intera Italia della St Microelectronics e dell’intera Etna Valley. Con lui parleremo anche del ruolo centrale che riveste l’aeroporto per tutte le imprese siciliane e in particolare quelle turistiche. Non scordiamo che durante la sua visita a Catania l’ad di Alitalia Dal Torchio ha parlato della nascita di una stazione operativa catanese per Air One. Altre priorità saranno la mobilità con l’acquisto di nuovi bus e l’assunzione di autisti per l’Amt, il verde, con la realizzazione degli orti urbani di Librino, il ritorno delle grandi manifestazioni per richiamare a Catania turisti e due grandi battaglie: quella che deve portarci a considerare i rifiuti una risorsa e quella per la legalità, che deve essere il presupposto per ogni nostra azione.
E come sarà il 2014 per i catanesi?
Sarà comunque un anno decisivo. Prima la classe dirigente si renderà conto che la città è stata “commissariata” per le faide interne tra gruppi che invece avrebbero dovuto collaborare e che ha perso terreno rispetto ad altre realtà, prima cominceremo a remare tutti in un’unica direzione e ricominceremo a vincere. Un ottimo punto di partenza è la battaglia per l’Aeroporto, ma dobbiamo riuscire a fare squadra sempre anche tra formazioni politiche diverse, per il bene del territorio. Senza perseguire una sguaiata e perenne campagna elettorale.
Cosa chiede ai suoi concittadini?
Voglio spiegare loro che la differenza tra una jungla inestricabile e un giardino ordinato in cui è piacevolissimo vivere sta soltanto nelle regole. Ecco perché dicevo che la madre di tutte le battaglie per noi Catanesi è quella della legalità. Senza regole non andiamo da nessuna parte, non siamo credibili, non cresciamo né singolarmente né come comunità. Magari non ci si fa caso, ma gettare un fazzolettino di carta per terra o far sporcare il proprio cane sul marciapiede senza ripulire, contribuisce a far crescere in maniera significativa la spesa della collettività. E lasciare la macchina in seconda fila può essere comodo, ma crea grandi difficoltà al traffico. Ecco, io chiedo ai Catanesi di riflettere su queste cose e di cambiare, tutti, per costruire una città migliore per i nostri figli.