Ha risposto alle domande, ha negato ogni accusa, ma non ha convinto il giudice. Resta in carcere l’avvocato Cinzia Pecoraro indagata per concussione in concorso con un carabiniere e millantato credito. La sua versione dei fatti è stata ritenuta inattendibile dal giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini.
Ad inguaiare il legale c’è una registrazione, prova inconfutabile secondo il pubblico ministero Maurizio Agnello, della complicità con Leo Pizzi, il maresciallo calabrese in servizio a Palermo sorpreso mentre intascava una mazzetta da mille euro in caserma. Il sottufficiale era stato incaricato di seguire la pratica di un incidente. Tra i documenti allegati c’era anche la testimonianza di un grafico pubblicitario a cui il militare fece credere di essere sotto inchiesta. Per mettere le cose a posto lo aveva invitato a pagare una tangente. Lo stesso militare l’avrebbe indirizzata dalla Pecoraro. Il grafico però, si è presentato nello studio e ha registrato la richiesta di denaro, duemila euro, da parte della donna. Davanti al gip Cinzia Pecoraro, assistita dal fratello, ha detto che i soldi servivano per pagare le indagini difensive di un’agenzia di investigazioni private di cui, però, non ha saputo fornire indicazioni. Così come non ha saputo giustificare la scelta di farsi pagare in contanti e non con un assegno.
E poi che motivo c’era, ha detto, di commettere un reato per una cifra che poteva guadagnare in maniera lecita e in poco tempo? Sul perché non si sia informata, lei che poteva in quanto avvocato, della situazione giudiziaria del grafico, la donna ha semplicemente detto che si è fidata del resoconto del carabiniere.
La Pecoraro è apparsa provata dal carcere. Dimagrita di diversi chili nei tre giorni di detenzione al carcere dei Pagliarelli.