05 Settembre 2020, 11:24
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PALERMO – Ospedali momentaneamente chiusi al pubblico, paesi che sospendono gli eventi in piazza, reparti Covid che tornano a contare numeri significativi di degenti. La situazione siciliana va monitorata costantemente Bisogna fare i conti da una parte con le esigenze sanitarie e dall’altra con i pesanti effetti della crisi economica.
Ieri il conteggio dei casi di Covid in Italia ha fatto segnare il punto più alto dalla fine del lockdown. Il nostro Paese è molto lontano dai numeri altissimi di nuovi casi della Francia ma la riapertura e il ritorno alla libera circolazione hanno cominciato a fare rialzare i dati sensibilmente.
In Sicilia ieri i nuovi contagiati accertati sono stati 78, solo sei i migranti. Ma l’indice di trasmissibilità Rt nell’Isola è 0,82, attestandosi al di sotto del livello di allerta, che è pari a uno, e della media nazionale di 1,18 (dati aggiornati all’1 settembre).
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L’ultimo rapporto Svimez rivela che il calo dei consumi delle famiglie post-Covid in Sicilia è del 7,7%. Si tratta di uno dei dati più bassi a livello nazionale ma comunque di entità eccezionale. E se, secondo Svimez, nel 2021 al Centro Nord è attesa una sensibile ripresa dei consumi, lo stesso non si può dire in Sardegna, Sicilia e Calabria dove si prevede una situazione stagnante.
In Sicilia va meno peggio che altrove anche nel settore del turismo, ma il calo di presenze e fatturato è preoccupante. Il lieve recupero del mercato italiano di agosto non basta a salvare l’estate 2020, che per il turismo rimane una stagione da dimenticare.
Nel trimestre giugno-agosto le presenze nelle strutture ricettive ufficiali in Italia si sono fermate a 148,5 milioni, oltre 65 milioni in meno rispetto al 2019 (-30,4%), con un calo più forte nell’alberghiero (-32,6%) rispetto all’extralberghiero (-27,5%).
È quanto emerge dalle stime elaborate da CST Firenze per Assoturismo Confesercenti, sulla base dei dati forniti da un campione di 1.975 imprenditori della ricettività in tutta Italia. Italiani e stranieri. A pesare, in particolare, il crollo peggiore delle attese (-65,9%) della domanda estera: sono sparite due presenze straniere su tre.
Aumentano, invece, i turisti italiani (+1,1%), ma solo nell’extralberghiero (+5,5%). Il calo degli stranieri è avvertito più dall’alberghiero (-70%) che dall’extralberghiero (-61%) e coinvolge soprattutto i turisti extra-Ue; restano tedeschi, francesi, olandesi, svizzeri, austriaci e britannici.
La tendenza negativa ha interessato tutte le aree del Paese, ma con forza diversa. L’andamento peggiore è stato registrato dagli imprenditori del Nord Ovest (-34,2%) e del Nord Est (-34,4%). Valori meno negativi sono stati segnalati dalle imprese delle regioni del Centro (-31,3%), mentre per le aree del Sud e delle Isole la stima del calo è ancora più contenuta (-20,4%).
“Il recupero fisiologico della domanda italiana nelle settimane centrali di agosto non è stato sufficiente ad agganciare il rimbalzo”, spiega Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti. “Ora le imprese sperano in un prolungamento della stagione estiva a settembre e in una graduale ripresa degli stranieri, anche se le notizie di una risalita dei contagi hanno frenato le prenotazioni e in qualche caso provocato delle disdette. L’emergenza è quindi tutto fuorché archiviata: occorre prolungare i sostegni al settore, che si trova di fronte ad una nuova stagione di incertezza. Ma anche estendere e modificare il meccanismo dei buoni vacanze: la bassa adesione dimostra che, così com’è, è troppo oneroso per gli imprenditori, che non sono nelle condizioni di perdere liquidità”.
E oggi lanciano un appello i gestori dei locali da ballo, per i quali vige ancora il divieto di chiusura. Non ci stanno a passare come il capro espiatorio della ripresa dei contagi. Hanno stilato una lista di norme che sono pronti a fare rispettare. Chi non si adegua alle regole meriterà una dura punizione, ma bisogna fare ripartire un settore che dà lavoro a migliaia di persone in Italia.
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05 Settembre 2020, 11:24