Il Covid in Sicilia, fra contagi e crisi economica. Il punto della situazione

Il Covid in Sicilia| Fra contagi e crisi economica

Consumi in calo e turismo in affanno. Il punto della situazione nell'Isola
L'EMERGENZA
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PALERMO – Ospedali momentaneamente chiusi al pubblico, paesi che sospendono gli eventi in piazza, reparti Covid che tornano a contare numeri significativi di degenti. La situazione siciliana va monitorata costantemente Bisogna fare i conti da una parte con le esigenze sanitarie e dall’altra con i pesanti effetti della crisi economica.

Il bollettino in Sicilia

Ieri il conteggio dei casi di Covid in Italia ha fatto segnare il punto più alto dalla fine del lockdown. Il nostro Paese è molto lontano dai numeri altissimi di nuovi casi della Francia ma la riapertura e il ritorno alla libera circolazione hanno cominciato a fare rialzare i dati sensibilmente.

In Sicilia ieri i nuovi contagiati accertati sono stati 78, solo sei i migranti. Ma l’indice di trasmissibilità Rt nell’Isola è 0,82, attestandosi al di sotto del livello di allerta, che è pari a uno, e della media nazionale di 1,18 (dati aggiornati all’1 settembre).

I casi sotto osservazione

Ospedali e cliniche a Palermo

Il focolaio alla Rap

I giovanissimi a Sciacca

Salemi e gli spettacoli

Il calo dei consumi

L’ultimo rapporto Svimez rivela che il calo dei consumi delle famiglie post-Covid in Sicilia è del 7,7%. Si tratta di uno dei dati più bassi a livello nazionale ma comunque di entità eccezionale. E se, secondo Svimez, nel 2021 al Centro Nord è attesa una sensibile ripresa dei consumi, lo stesso non si può dire in Sardegna, Sicilia e Calabria dove si prevede una situazione stagnante.

Il turismo in ginocchio

In Sicilia va meno peggio che altrove anche nel settore del turismo, ma il calo di presenze e fatturato è preoccupante. Il lieve recupero del mercato italiano di agosto non basta a salvare l’estate 2020, che per il turismo rimane una stagione da dimenticare.

Nel trimestre giugno-agosto le presenze nelle strutture ricettive ufficiali in Italia si sono fermate a 148,5 milioni, oltre 65 milioni in meno rispetto al 2019 (-30,4%), con un calo più forte nell’alberghiero (-32,6%) rispetto all’extralberghiero (-27,5%).

È quanto emerge dalle stime elaborate da CST Firenze per Assoturismo Confesercenti, sulla base dei dati forniti da un campione di 1.975 imprenditori della ricettività in tutta Italia. Italiani e stranieri. A pesare, in particolare, il crollo peggiore delle attese (-65,9%) della domanda estera: sono sparite due presenze straniere su tre.

Aumentano, invece, i turisti italiani (+1,1%), ma solo nell’extralberghiero (+5,5%). Il calo degli stranieri è avvertito più dall’alberghiero (-70%) che dall’extralberghiero (-61%) e coinvolge soprattutto i turisti extra-Ue; restano tedeschi, francesi, olandesi, svizzeri, austriaci e britannici.

La tendenza negativa ha interessato tutte le aree del Paese, ma con forza diversa. L’andamento peggiore è stato registrato dagli imprenditori del Nord Ovest (-34,2%) e del Nord Est (-34,4%). Valori meno negativi sono stati segnalati dalle imprese delle regioni del Centro (-31,3%), mentre per le aree del Sud e delle Isole la stima del calo è ancora più contenuta (-20,4%).

“Il recupero fisiologico della domanda italiana nelle settimane centrali di agosto non è stato sufficiente ad agganciare il rimbalzo”, spiega Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti. “Ora le imprese sperano in un prolungamento della stagione estiva a settembre e in una graduale ripresa degli stranieri, anche se le notizie di una risalita dei contagi hanno frenato le prenotazioni e in qualche caso provocato delle disdette. L’emergenza è quindi tutto fuorché archiviata: occorre prolungare i sostegni al settore, che si trova di fronte ad una nuova stagione di incertezza. Ma anche estendere e modificare il meccanismo dei buoni vacanze: la bassa adesione dimostra che, così com’è, è troppo oneroso per gli imprenditori, che non sono nelle condizioni di perdere liquidità”.

Le discoteche

E oggi lanciano un appello i gestori dei locali da ballo, per i quali vige ancora il divieto di chiusura. Non ci stanno a passare come il capro espiatorio della ripresa dei contagi. Hanno stilato una lista di norme che sono pronti a fare rispettare. Chi non si adegua alle regole meriterà una dura punizione, ma bisogna fare ripartire un settore che dà lavoro a migliaia di persone in Italia.


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