MEZZOJUSO – Un paese senza depuratore. Un sindaco denunciato. Sullo sfondo, uno scontro fra Comune e Regione e, appena oltre la superficie della cronaca, il solito fuoco incrociato fra enti locali per la cinghia da stringere. La depurazione, a Mezzojuso, finisce al centro di uno scontro politico-giudiziario: all’ingresso del paese, in via Gramsci, si trova il depuratore che non è mai entrato in funzione e che, da oltre trent’anni, attende un progetto di collaudo, tra opere di definizione e completamento. Così l’impianto di depurazione del comune alle porte di Palermo non è operativo e tutti i liquami delle fogne di case, scuole, uffici e ristoranti finiscono direttamente nel letto di un torrente.
A verificarlo l’Asp che, a metà aprile, ha accusato il Comune di Mezzojuso di non effettuare la depurazione delle acque di scarico fognario come previsto dalla legge. È per questo che, a seguito dei controlli da parte dei dirigenti dell’azienda provinciale, è stata sporta denuncia contro il sindaco, Salvatore Giardina. Tutto per colpa di un depuratore fantasma in attesa di un progetto definitivo di adeguamento e completamento, inattivabile tuttavia a causa dell’assenza di denaro da destinare all’intervento.
La mancata attivazione del depuratore, ad oggi in uno stato di completo abbandono, porta con sé il rischio di un grave inquinamento ambientale che l’Asp addebita proprio al sindaco: l’accusa rivolta al primo cittadino dall’azienda sanitaria è di scarico non autorizzato. Nel 2012, infatti, il Comune di Mezzojuso ha ereditato dall’ex Aps il depuratore, la rete fognaria e la distribuzione dei pozzi a Marosa, alle pendici est di Rocca Busambra.
Gestione delle reti, dell’acqua e degli immobili adesso sono a carico del Comune guidato da Giardina che sostiene di avere presentato già a maggio del 2014 una richiesta alla Regione per rimettere in sesto il depuratore. “Non abbiamo ricevuto nessuna risposta – spiega il primo cittadino -. Abbiamo fatto tre richieste che sono rimaste inascoltate. Abbiamo ereditato una situazione ibrida che va rimessa a posto, ma per farlo serve una cifra che il bilancio non può supportare”.
Lo studio di fattibilità per la messa in funzione dell’impianto di depurazione e dei collettori fognari ammonta, secondo il Comune, a più di un milione e mezzo di euro. Una spesa eccessiva per le casse dell’amministrazione, che non può farvi fronte. Così, il Comune, dopo l’ispezione dei tecnici dell’Asp, ha presentato all’assessorato regionale dell’Energia e Rifiuti una nuova istanza con una richiesta d’anticipo per la progettazione. “Dopo la verifica di tutti gli impianti siciliani a seguito dei solleciti della Comunità Europea – prosegue Giardina – il 20 marzo ho chiesto un finanziamento di 45 mila euro alla Regione per incaricare un professionista esterno capace di trasformare lo studio di fattibilità in nostro possesso. Ma anche in questo caso, nessun riscontro”. Un botta e risposta tra Comune e Regione che, secondo il sindaco, si è arenato. “È stata trasmessa una denuncia alla Procura, ma io sono sereno – prosegue il sindaco -. Ero in attesa del finanziamento regionale e nel frattempo i tecnici dell’Asp, azienda che fa capo alla Regione, hanno fatto un sopralluogo. Abbiamo tutte le carte in regola. Mi sono persino reso disponibile ad anticipare le somme per 40 mila euro affinché un professionista trasformi il progetto da preliminare a definitivo”.
LA REPLICA DELL’ASSESSORATO
“Il gestore del servizio in questione, a norma di legge, è il Comune – replicano dall’assessorato regionale all’Energia – la Regione non ha alcuna competenza in tal senso, anche perché le somme richieste rientrano in quelle coperte dalla tariffa”.