La mafia brucia l’estate. E la cupola si fa compare allo scirocco. Le sterpaglie si sposano alla gramigna della criminalità organizzata, e così il vento – subdolo nel nascondersi, pronto a emergere da ogni anfratto – apre il fuoco sotto il comando di Cosa Nostra. E la Sicilia va in fumo.
Tutto vero, tutto secondo copione, di certo c’è Matteo Messina Denaro a orchestrare le vampe. Ma in tutto questo giusto quando tutto brucia, ventitremila operai forestali e 1.200 lavoratori del Corpo forestale, sono al corso. Riferisce la pazzotica e pittoresca notizia, Accursio Sabella su Livesicilia. Ventitremila operai e 1.200 lavoratori del Corpo forestale – tanto è grande l’esercito silvestre – non sono dunque nei boschi perché si trovano al corso di formazione. Anzi, di “informazione” (come precisa Sabella).
La mafia brucia l’estate e alla data del 15 giugno ogni milite dello spegnimento è mobilitato. E però in ufficio, ciascuno nella rispettiva sede di distretto. Un comunicato di Maurizio Croce, assessore al Territorio nella giunta di governo della ridicola Regione siciliana, proclama quanto segue: “Le attività anti-incendio sono partite”.
Tutto giusto. Calogero Foti, dirigente della Protezione civile, dichiara: “Il sistema ha reagito bene”. Le attività sono iniziate nella data prevista dalla legge e però alla lavagna. I forestali, per i primi due giorni – proprio quando tutto brucia – si ritrovano a spiegare ai precari il come fare ciò che già si fa da anni: spegnere quel fuoco che, in Sicilia, vanta la stessa familiarità che ha il terremoto col Giappone.
La colpa, manco a dirlo, è della mafia. Ma proprio a giugno, quando il caldo fa scappare via tutti per rintanarsi in casa cercando riparo nella stanza dello scirocco, proprio nel mese delle trebbiatrici e delle stoppie secche e facili da accendersi, la Sicilia – forte di un’abitudine – organizza l’emergenza con due giorni di corso e parla quindi Gaetano Gullo, dirigente generale del Corpo Forestale: “E’ stato fatto tutto ciò che era possibile”. Tutto questo mentre metà del finanziamento sempre più urgente al Corpo Forestale è bloccato dalla Finanziaria della ridicola Regione siciliana.
E’ stata la mafia, senzadubbiamente, per dirla alla Cetto Laqualunque. Criminalizzare i problemi che non si sanno risolvere è la scorciatoia più facile per scansare le vere responsabilità. Veri interventi anti-incendi – a cominciare dalla prevenzione – non ce ne sono stati. Per il Pd, il partito che spadroneggia nelle burocrazie e negli assessorati, “le attività di prevenzione sono state regolari e sono partite in tempo”.
Gli scheletri delle case bruciate, la cenere che ricopre le alture e lo scempio di cupo nerume che avvolge ciò che resta degli alberi, smentiscono ogni propaganda. Gli stessi forestali, i sindacati di categoria, e i bravissimi cronisti immuni dalle mistiche ideologiche hanno elencato omissioni, ritardi e colpe della macchina regionale. Neppure il disastro di Pantelleria – l’isola che ha visto distruggere dalle fiamme larga parte del suo territorio – è servita a svegliare i pur vigili custodi della legalità. C’è il fuoco, ed è stata la mafia. Una spruzzata di antimafia mette a posto tutto. Fino al prossimo incendio, alla prossima estate.