Cammarata, poltrona salva|Mozione di sfiducia respinta - Live Sicilia

Cammarata, poltrona salva|Mozione di sfiducia respinta

23 i voti contrari, 20 quelli favorevoli
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Cammarata ha i voti in Consiglio comunale per andare avanti. L’esito della votazione di stamattina a Sala delle Lapidi sulla mozione di sfiducia gli consegna 23 voti su cui contare per continuare a fare il sindaco di Palermo, contro i 20 contrari; 7 gli assenti. È sul significato politico dei numeri del voto, e sul come ci si è arrivati, che il dibattito trova invece ampio spazio per svilupparsi all’interno di Palazzo delle Aquile, e per la città.

Era quasi l’alba di questo sabato mattina quando è arrivata la svolta, nel momento in cui il pidiellino Giuseppe Milazzo ha chiesto il prelievo della mozione di sfiducia, che aspettava il suo turno nell’ordine del giorno per essere discussa, in teoria dopo il bilancio. E proprio di bilancio si discuteva in aula da mercoledì scorso, senza interruzioni dal mezzogiorno di venerdì, senza arrivare ad un’intesa tra maggioranza e opposizione.

La sfiducia quindi viene prelevata per essere discussa, con la maggior parte dell’opposizione che obtorto collo deve votare “sì” ad una mozione presentata dal centrosinistra, ma che viene portata in discussione dalla maggioranza con un chiaro intento politico: “Visto che ancora non si è trovato un percorso condiviso per il bilancio – dice dal suo banco la pidiellina Stefania Munafò -, votando la mozione di sfiducia togliamo uno strumento di ricatto all’opposizione”.
Si va quindi alla conta, per appello nominale. I “sì” pronunciati a favore della sfiducia sono venti: 6 del Pd (con 2 assenti), 5 del Pdl Sicilia (1 assente), 4 Idv (1 assente), 3 Mpa (2 assenti), 2 Un’Altra storia. Rispondono “no” ventitre consiglieri: 12 del Pdl ufficiale (1 assente), i 5 del gruppo Misto, 4 Udc e 2 dell’Api. Lontano il quorum di 33 voti favorevoli, sul totale di 50 consiglieri.

Il sindaco si salva, ha una maggioranza che lo appoggia. Fatto sta che contando i sei assenti sui banchi dell’opposizione, e partendo dall’assunto che se fossero stati in aula avrebbero votato a favore della sfiducia, i conti avrebbero anche potuto non tornare per Cammarata.

Sprizza soddisfazione, nonostante le ventiquattr’ore di seduta ininterrotta, colui che ha portato l’aula al voto sulla sfiducia. “Abbiamo smontato il diktat dell’opposizione – gongola Milazzo -, dimostrando che la maggioranza non è sfaldata”. Più contenuto è il capogruppo del Pdl lealista, Giulio Tantillo, quando afferma che “non ci sono vincitori, anche se i numeri parlano chiaro”.

Per Fabrizio Ferrandelli, capogruppo Idv, comunque  “oggi è un giorno di verità per Palermo,  perché finalmente vengono fuori i nomi di coloro che mettono la propria faccia accanto a quella di Cammarata”. “Ha d’ora inizio il dopo-Cammarata – tuona l’autonomista Leonardo D’Arrigo – Perché quella che per ora è all’opposizione, rappresenta un’alleanza più ampia di quella al governo”. “Ai dodici voti del centrosinistra vanno sommati quelli di otto consiglieri dell’ex maggioranza (Mpa e Pdl Sicilia, ndr.) – afferma il capogruppo Pd, Rosario Filoramo – Da oggi Cammarata non ha più una maggioranza”.

Dubbi sulla legittimità della votazione di stamattina vengono espressi da Ninni Terminelli, del Pd: “La sfiducia doveva essere trattata in un’apposita seduta. Ricorreremo alla Regione per fare nominare un commissario che annulli questo risultato”. Gli fanno eco Mimmo Russo dell’Mpa, il dipietrista Aurelio Scavone e Nadia Spallitta di Un’Altra storia. Ma dal canto suo Doriana Ribaudo, capogruppo Udc, è netta: “La legge consente di prelevare la mozione di sfiducia in qualsiasi momento, come ogni altra delibera. La mozione era soltanto uno strumento di ricatto contro lo spauracchio dello scioglimento del consiglio, sapevano sin dall’inizio di non avere i numeri”.

Messa in cascina la fiducia, l’amministrazione adesso deve attendere la prova del bilancio, la cui discussione verrà ripresa lunedì mattina. Si appellano al “senso di responsabità dell’aula per l’approvazione della manovra” l’Udc Giovanni Di Maggio e il capogruppo del gruppo Misto Salvatore Mirabile. Ma il democratico Davide Faraone annuncia ostruzionismo: “Nonostante la bocciatura della mozione di sfiducia, da oggi il sindaco non ha più la maggioranza in Consiglio comunale. Da oggi l’approvazione del bilancio è profondamente in discussione. Continueremo la nostra opposizione ad oltranza”. Anche per il coordinatore provinciale dell’Idv, Pippo Russo, “c’è una profonda spaccatura nella maggioranza che appoggia Cammarata”.
Dopo di ciò è il rompete le righe. Seduta chiusa, appuntamento a lunedì.


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