Il giorno di La Torre, Mattarella: sradicamento della mafia ineluttabile - Live Sicilia

Il giorno di La Torre, Mattarella: sradicamento della mafia ineluttabile

I messaggi dal mondo politico, istituzionale e sindacale
L'ANNIVERSARIO
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PALERMO – “Educare gli studenti al rispetto dei principi civici significa porre le basi per costruire una collettività futura libera da ogni forma di condizionamento criminale. Per queste ragioni manifesto il mio apprezzamento verso il Progetto educativo promosso ogni anno dal Centro da Lei presieduto, quale tangibile contributo al consolidamento di una coscienza pubblica che ripudia ogni espressione di violenza”. Così Sergio Mattarella, in un messaggio al Presidente del Centro di studi “Pio La Torre”, Vito Lo Monaco, nel giorno del trentanovesimo anniversario della morte per mano mafiosa di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo.

E ancora: “Nel giorno del trentanovesimo anniversario della morte per mano mafiosa di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo, esprimo il mio apprezzamento per l’evento da voi organizzato che, attraverso un dialogo con le giovani generazioni, mantiene viva la memoria delle vittime della lotta contro la criminalità organizzata quali grandi esempi di impegno civico e di senso dello Stato per l’intera collettività. Vanno incoraggiate in ogni modo le iniziative volte a diffondere la cultura della legalità quali contributi essenziali al processo, storicamente ineluttabile, di sradicamento dalla società dei fenomeni mafiosi. Nell’unirmi al ricordo di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo, rivolgo a tutti i presenti e agli studenti collegati in video il mio caloroso saluto”.

“Come lo scorso anno voglio condividere con voi il valore di questo gesto che rievoca l’assassinio politico mafioso di Pio la Torre e Rosario Di Salvo. Una memoria non retorica, ma viva, feconda e attuale. Soprattutto per i valori forti e gli ideali alti di cui e’ espressione. L’impegno per l’uguaglianza dei cittadini e la giustizia sociale. La tutela dei diritti dei lavoratori contro ogni sopruso. L’importanza delle formazioni sociali, nelle quali le istanze e le rivendicazioni dei singoli trovano sintesi e rappresentanza. E poi la centralità delle Istituzioni e della politica”. Così la presidente del Senato Elisabetta Casellati in un video messaggio inviato al Centro di Studio e Iniziative culturali Pio La Torre. “La biografia di Pio La Torre è stata ed è, sotto questo profilo, un vero e proprio manifesto. Dal Consiglio Comunale di Palermo, all’Assemblea Regionale Siciliana sino alla Camera dei Deputati, la sua attività politica e’ stata vissuta come servizio per il Paese e per i cittadini”, aggiunge Casellati. “Il profondo attaccamento al valore della legalità si è tradotto nella capacità di promuovere e realizzare iniziative legislative che hanno lasciato il segno nella lotta contro la mafia. Tutto ciò sostenuto dalla coscienza del fondamento etico della politica. E proprio questa testimonianza ha tanto di insegnarci nel presente. Nei tempi drammatici che stiamo vivendo, la dedizione disinteressata al bene comune, l’onestà e la trasparenza rendono le Istituzioni un riferimento forte e solido”, spiega la presidente del Senato. “Mai come ora – conclude – abbiamo bisogno di sentire la presenza dello Stato. Nella protezione della salute, nel rilancio dell’economia, come nella tutela dei più fragili. In questa sfida decisiva, sarà preziosa l’eredità morale di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. E preziosa continua ad essere l’attività culturale che il Centro Studi, espressione di questo patrimonio ideale, svolge nella società siciliana ed italiana”.

“Il 30 aprile 1982 la mafia ammazzava Pio La Torre e Rosario Di Salvo. Ricordare il loro sacrificio è un dovere civico oggi come ogni giorno, ed è per questo che il lavoro portato avanti dal centro studi Pio La Torre è fondamentale. La figura di La Torre occupa un posto di primo piano nella storia della nostra Repubblica. Ci ha lasciato un’eredità importante frutto di un percorso di passione civile e impegno che non possiamo dimenticare”. Lo afferma il presidente della Camera, Roberto Fico. “Parlo in particolare – aggiunge il presidente della Camera – della legge che porta il suo nome, approvata pochi mesi dopo il suo omicidio. Con la legge Rognoni La Torre venne introdotto il reato di associazione di tipo mafioso e furono previste misure patrimoniali applicabili alla accumulazione illecita dei capitali. La Torre l’aveva definita una legge per la democrazia, perché consentiva che beni acquistati dalla criminalità tornassero ad essere beni della collettività”, sottolinea. “Liberare il Paese dalla mafia significa intervenire sulle disuguaglianze, sul lavoro, sulla dispersione scolastica, sulla povertà economica e culturale e significa sostenere persone e attività imprenditoriali prima che la criminalità organizzata sfrutti situazioni di fragilità per insinuarsi dove sono più accentuati fattori di vulnerabilità economica e sociale. Questa esigenza – secondo Fico – è più che mai sentita in un momento come questo, a causa della pandemia”.

“Nel giorno dell’anniversario dell’assassinio di Pio La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo desidero rivolgere un caloroso saluto alle autorità intervenute e agli studenti che anche quest’anno hanno partecipato al Progetto educativo antimafia. Questo appuntamento rappresenta un momento importante perché oltre a ricordare la figura di Pio La Torre si rivolge alle giovani generazioni e vuole sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla lotta alla criminalità e alle mafie”. Lo afferma il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli. “Dalla passione, dall’impegno politico di Pio La Torre – aggiunge Sassoli – si gettarono le basi della legislazione antimafia. Fu sua la proposta che istituì il reato di associazione mafiosa e la confisca dei patrimoni mafiosi e fu con lui che si crearono i presupposti del movimento sociale antimafia. Pio La Torre ci ha insegnato che sconfiggere le mafie è possibile, ma per raggiungere questo obiettivo è necessario coinvolgere i cittadini, promuovere a partire dai giovani una vera cultura della legalità capace di contrastare la criminalità organizzata”. “Pio La Torre – ricorda il presidente del Parlamento Europeo – ci ha insegnato che le mafie possono essere sconfitte: quando le forze migliori di una comunità si uniscono, quando le nostre intelligenze riescono a perfezionare dei meccanismi di contrasto. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di partecipazione, di dialogo, di collaborazione e oggi con gli stessi strumenti e i fondi messi a disposizione dobbiamo cogliere questa opportunità, l’opportunità di progettare una nuova Europa che sia più giusta e che sia rivolta al futuro”.

“Oggi, nel 39esimo anniversario della loro uccisione, ricordiamo con commozione e riconoscenza due eroi siciliani, Pio La Torre e Rosario Di Salvo, che 39 anni fa pagarono con la vita il loro impegno per la giustizia e la libertà. Pio La Torre è stato un grande dirigente politico, un parlamentare, un punto di riferimento per tutti coloro che sognavano una Sicilia diversa, moderna, che desse lavoro e dignità. Rosario Di Salvo gli è stato accanto e ne ha condiviso fatiche e rischi. Compagni negli ideali, nella scelta di vita, insieme hanno sfidato la ferocia mafiosa”. Lo ha detto Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni Falcone. “Il tempo trascorso – ha aggiunto – non deve farci dimenticare l’importanza delle battaglie per la legalità, per la libertà, per i diritti dei lavoratori e dei più deboli che il segretario ha fatto per tutta la sua vita. La Torre è stato un uomo coraggioso, un politico capace di analisi lucide e di guardare lontano: il suo nome è legato alla relazione di minoranza alla commissione antimafia del 1976, una pietra miliare nella storia dell’antimafia in cui, per la prima volta furono scritti nero su bianco i nomi dei politici collusi con Cosa nostra. Ed è sempre Pio La Torre l’autore della proposta di legge che ha introdotto il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni dei boss”. “Sta a noi oggi – ha concluso – onorarli con l’impegno a realizzare compiutamente nella nostra Sicilia quello per cui hanno dedicato tutta la loro vita”.

“L’assassinio di Pio La Torre fa presente a tutti noi la necessità di essere uniti contro ogni tipo di criminalità e ogni tipo di mafia. Ricordare chi ha perso la propria vita per la legalità, per il Paese e anche per i più deboli è un nostro dovere civico, perché vuol dire difendere quel principio di eguaglianza e solidarietà che è alla base della nostra Repubblica. Facciamo nostri gli ideali e le battaglie di Pio La Torre e di chi, come lui, si è battuto per questi”. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. “Vi ringrazio per mettere la legalità, lo Stato, i diritti e la solidarietà al centro, questo – ha aggiunto – è uno dei principi fondamentali dell’educazione e della nostra scuola”.

“Da Emanuele Macaluso ho imparato tutto su Pio La Torre. Lo definì un ‘combattente dell’antimafia’, di quella vera”. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè. “Pio la Torre fu un uomo vero che mi sarebbe piaciuto conoscere, un uomo di cui la Sicilia dovrà sempre andare orgogliosa”, ha aggiunto Miccichè che poi ha concluso il suo intervento parlando dello stato dell’arte nella lotta a Cosa nostra: “Oggi lo Stato c’è, pur con tutti i limiti e gli errori. Siamo in un paese democratico in cui la presenza delle istituzioni è una garanzia per tutti”.

“Guai a pensare che lo Stato abbia già vinto la battaglia contro la mafia e che la lotta a Cosa nostra sia un problema solo delle forze dell’ordine o della magistratura: siamo tutti impegnati nel creare questo fronte comune contro il dilagare della mafia, che non è più quella storica che abbiamo imparato dai libri ma un fenomeno molto più virulento e subdolo”. Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in un videomessaggio inviato al Centro studi Pio La Torre. “Oggi è difficile potere individuare il mafioso, soprattutto quando indossa la camicia bianca e cerca l’alleanza con il potere politico e la burocrazia”, ha aggiunto Musumeci, secondo cui per combattere “il cancro della mafia” serve “una corale mobilitazione di coscienze”.

“Oggi, a 39 anni dalla morte di Pio La Torre, di lui mancano tante cose: manca lo spirito della legge sulla confisca dei beni ai mafiosi che lui e Rognoni lasciarono all’Italia. Una legge importante e fondamentale che in parte, per il modo in cui è stata parzialmente svuotata nelle sue intenzioni, ormai non è all’altezza delle premesse”. A dirlo è stato il presidente della commissione Antimafia dell’Ars, Claudio Fava. “Riuscire a restituire quella legge alla sua funzione è una sfida che chiama in causa tutti”, ha aggiunto Fava.  

 “Pio La Torre è riuscito a trasformare la lotta agraria in uno straordinario impegno per milioni di persone per la pace, dimostrando una grande capacità di visione rispetto al tema dei diritti. Un impegno di contrasto alla mafia che poi ha prodotto con il suo sangue la legge che rispondeva a una intuizione: è più importante sottrarre il potere economico a ogni mafioso di qualunque misura sanzionatoria, perché la mafia non è un delitto ma sistema criminale di potere politico, economico, religioso, culturale”. Lo ha detto il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando

“Nel trentanovesimo anniversario della morte del politico e sindacalista Pio La Torre e dell’attivista Rosario Di Salvo, barbaramente uccisi a opera della mafia nel 1982, un momento per ricordare il sacrificio e il coraggio di questi uomini. Per non dimenticare chi ha dato la propria vita per consegnare a noi una società e un mondo più libero e più giusto”. Lo dice il deputato dem Carmelo Miceli, della Commissione parlamentare Antimafia.

“Pio La Torre è stato ed è ancora oggi uno dei più alti esempi di ‘buona politica’, vissuta sempre al servizio delle persone, della società e delle istituzioni. Il barbaro assassinio per mano mafiosa che 39 anni fa ha portato via anche il suo collaboratore Rosario Di Salvo, non cancella l’impegno ed il percorso intrapreso verso la pace e verso una terra libera da ogni sopruso criminale e mafioso”. Lo dice Giuseppe Lupo, capogruppo Pd all’Ars, che questa mattina ha partecipato alla cerimonia di commemorazione di Pio La Torre.

La Cgil Sicilia ha deposto stamani una corona di fiori nel luogo dell’agguato. “Omaggio a chi ha lasciato un segno indelebile nella lotta per la giustizia sociale e contro la mafia – ha detto il segretario regionale del sindacato, Alfio Mannino -. La strada tracciata da Pio La Torre e’ la stessa sulla quale proseguono le nostre battaglie. Ricordare e’ continuare a lottare”.

“Pio La Torre, uno dei politici, più brillanti, tenaci e coraggiosi della storia della nostra Repubblica. Un uomo e un politico che ha combattuto le diseguaglianze, difendendo gli ultimi e più deboli, lottando per la pace e la legalità. La sua è stata vita vissuta nella ricerca continua della verità, fino all’estremo sacrificio”. Lo ha detto il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, oggi nel corso della breve commemorazione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, organizzata dai dem. A rendere omaggio a La Torre e Di Salvo, in via Li Muli ai piedi della lapide posta nel luogo in cui fu commesso l’omicidio, con brevi interventi, inoltre, il vice segretario nazionale del PD, Peppe Provenzano, il segretario provinciale di Palermo, Rosario Filoramo, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e Ignazio Giudice, della Cgil. “Oggi il loro esempio deve essere il motore che accompagna la vita del Partito Democratico. E il nostro compito – ha sottolineato Barbagallo – è quello di trasferire questi valori alle giovani generazioni che avranno il compito di costruire una Sicilia nuova, fondata sulle solide basi e i valori della legalità che ci ha insegnato e tramandato La Torre”.

“Pio La Torre non era un ‘eroe’ ma un esempio alto di politica. Sapere che ci sono stati uomini come lui e come Piersanti Mattarella ci ricorda che la politica può essere il più alto esercizio civile che un uomo puo’ essere chiamato a compiere”. Lo ha detto il vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano, a Palermo, intervenendo alla cerimonia. “Pio La Torre era un grande orgoglio siciliano ma in un tempo in cui le penetrazioni della criminalità organizzata non sono più un fatto meridionale, possiamo dire che egli era un orgoglio nazionale – ha aggiunto -. la Torre era un padre della patria e come tale lo dobbiamo ricordare”.

“Pio La Torre fu assassinato dalla mafia il 30 aprile di 39 anni fa. Ricordare la sua vita e il suo esempio significa mettere al centro dell’agenda politica la lotta alle mafie. È grazie al lavoro di Pio La Torre che furono introdotti nel codice penale il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso e la confisca dei beni mafiosi con la legge che porta il suo nome e quello dell’allora Ministro dell’Interno Virginio Rognoni come primo firmatario. Uno strumento potentissimo di lotta alla criminalità organizzata perché aggredisce le ricchezze illecite e che ha trovato applicazione sempre più concreta grazie all’instancabile lavoro di Don Luigi Ciotti e di Libera. L’eredità che ci ha lasciato deve guidarci ogni giorno nell’impegno per la legalità”. Lo scrive su Facebook il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Da anni come Regione Lazio siamo impegnati a trasformare i beni confiscati in beni comuni per i cittadini – aggiunge – Dalla Palestra della Legalità di Ostia alla Polisportiva di Montespaccato il cui campo sportivo è stato intitolato a Padre Pino Puglisi, realtà realizzate insieme all’Asp ‘Asilo Savoia’, passando per il Centro Comunitario Tagaste di Ostia, fino alle ville tolte ai Casamonica in via Roccabernarda, diventate Parco della Legalità e centro per famiglie di ragazzi autistici. Quando un immobile torna dal crimine allo Stato, deve andare nelle mani dei cittadini e non rimanere abbandonato. Sono 45 i progetti di ristrutturazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata approvati negli ultimi 3 anni, per un importo di 2700000 milioni di euro. Il 23 maggio verrà pubblicato il Bando ‘Pio La Torre’ per altri 1,5 milioni per progetti di ristrutturazione dei beni confiscati destinati a Comuni e associazioni. La restituzione alla collettività dei beni confiscati rappresenta infatti la risposta più concreta alle richieste dei territori e alle esigenze dei cittadini. L’obiettivo – conclude – è quello di creare sinergie per sviluppare un sistema condiviso per il riutilizzo sociale dei beni confiscati. È una sfida che mette in rete gli Enti Locali, i Municipi, le realtà del Terzo Settore, l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati e le Prefetture. Così torna la speranza, con gesti concreti. Segni di un’Italia che rinasce insieme, a partire dalla legalità e dalla giustizia nel nome di Pio La Torre e di tutte le vittime innocenti di mafia”.

“La memoria dell’omicidio La Torre e Di Salvo è necessaria perché le mafie si battono sottraendo i loro profitti illeciti e riconsegnatoli alla comunità. La legge che porta il suo nome è un vero e proprio caposaldo del contrasto alle mafie in Italia e non solo. Colpendo le mafie, togliendo loro i capitali, le si mettono in ginocchio ma soprattutto si da un segno tangibile della presenza dello Stato. Centrale quindi anche il tema dei beni confiscati che valorizzati sono segno della forza della democrazia. Ogni giorno vive la figura di Pio La Torre, in ogni operazione appena si parla di beni confiscati. C’è bisogno di una forte spinta anche nella classe politica, di idee che continuino a creare ulteriori passi in avanti contro la criminalità organizzata, solo cosi si onora la memoria di chi è stato vittima”. A dirlo sono i parlamentari M5s della Commissione parlamentare Antimafia.

“Le mafie stanno approfittando di questo tempo di pandemia e di emergenza sanitaria, economica e sociale, per le mafie questa è l’occasione di una maggiore penetrazione nella società anche perché approfittano del flusso di aiuti alle imprese e alle persone in difficoltà”. Questo è uno dei passaggi dell’intervento dell’Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, in occasione della videoconferenza promossa dal “Centro Pio La Torre” nel 39° anniversario dell’uccisione per mano mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo; un incontro che si è svolto nell’ambito del “Progetto educativo antimafia duemilaventi-duemilaventuno”. “Non possiamo ignorare – ha proseguito l’Arcivescovo – la forza della mafia che prospera da sempre sul disagio sociale, culturale ed economico. Ricordo le parole di Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli Tutti, lì dove afferma che le paure, la solitudine, l’insicurezza di tante persone che si sentono abbandonate dal sistema costituiscono un terreno fertile per le mafie e la criminalità organizzata che spesso si presenta come “soccorritrice” di chi vive situazioni di disagio e precarietà. C’è una ‘pedagogia’ tipicamente mafiosa che, con un falso spirito comunitario, crea legami di dipendenza e di subordinazione dai quali è molto difficile liberarsi. “Nessuno si salva da solo”, ci ricorda ancora Papa Francesco, ci si può salvare unicamente insieme; c’è bisogno di solidarietà, anzi di fraternità. C’è bisogno di un nuovo spirito comunitario che ci aiuti a uscire insieme dai problemi concentrando le migliori energie emerse in questo tempo di prova a causa della pandemia”


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