Politica

“Il lavoro di un deputato|non si misura in ddl”

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04 Luglio 2020, 18:02

3 min di lettura

Gentile direttore,

l’infelice errore tecnico-procedurale (perché così voglio etichettarlo), che ha visto “sparire” dal sito dell’ARS tutti i numeri relativi alla mia attività parlamentare, mostrando una “classifica” della presunta produttività dei deputati del tutto falsata, credo che rappresenti un’occasione di riflessione. A puro fine di cronaca faccio notare che in queste ore sul sito dell’ARS i dati vengono aggiornati restituendo una realtà ben diversa, ma appunto non voglio qui concentrarmi su questi numeri quanto invitare a riflettere sul ruolo di noi parlamentari, sulla utilità che questo lavoro ha per i cittadini e la società e, perché no, anche sul ruolo del giornalismo nel raccontare cosa fanno (o non fanno) i deputati.

Qualche giorno fa, un illustre giurista italiano notava che il cosiddetto Decreto “Rilancio” emanato dal Governo italiano consta di circa 110.000 parole e 600 fra articoli e commi, mentre l’analogo provvedimento adottato dal Governo americano (il “Cares act”) è composto da circa 35.000 parole e “appena” 100 fra articoli e commi.

Cosa c’entra questo con la classifica della produttività di un deputato? Con l’avere presentato 50 o 10 disegni di legge?

Credo che c’entri e parecchio, perché la logica della classifica meramente numerica degli atti parlamentari è figlia della stessa logica che fa dell’Italia la patria della iperproduzione normativa, delle leggi lunghe e incomprensibili, delle parole (o dei numeri) che spesso dicono poco e producono ancora meno nella vita concreta dei cittadini, nelle nostre comunità, per i nostri enti locali, per le imprese.

Il Parlamento regionale e i Deputati che lo compongono hanno come compito primario quello di fare le leggi. Farle, nel senso di approvarle e renderle operative. Cosa ben diversa dal depositare valanghe di proposte, a volte certamente degne di nota ma a volte del tutto prive di contenuto ed utilità reali se non quelli di dire all’amico di turno “ho presentato il disegno di legge che mi hai chiesto”.

Personalmente svolgo la mia attività parlamentare, per quanto attiene la produzione legislativa, in modo mirato e specifico.

Certamente qualche disegno di legge, ma soprattutto un certosino lavoro politico e tecnico all’interno delle Commissioni di cui faccio parte e poi in Aula; appunto quando le leggi si “formano”, le proposte diventano norme concrete e allora un singolo emendamento o un momento di confronto anche solo verbale con altri colleghi deputati o con il Governo portano a concreti provvedimenti che affrontano problemi reali.

Cito solo tre casi che sono tutti riferiti alla recente finanziaria.

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Credo che siano tre norme importanti, che hanno mostrato un impegno concreto del Parlamento e della Regione a fianco di chi è stato colpito economicamente dall’emergenza e a fianco di chi si è impegnato giorno per giorno per la nostra salute.

Pensate che quelle norme siano nate da un disegno di legge o piuttosto da un lungo e serrato confronto politico all’interno delle Commissioni e durante il dibattito finale sulla legge?

Uno dei tipici casi nei quali la qualità non è collegata alla quantità.

Credo di aver chiarito il mio pensiero, ringraziandovi per avermi dato l’opportunità di condividerlo e ringraziandovi per il vostro sempre certosino lavoro.

Pubblicato il

04 Luglio 2020, 18:02

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