Il Natale è qui. Nelle case dei palermitani è tutto pronto per la cena in famiglia, come da tradizione. Ed il Natale è qui anche per loro, le undici famiglie senza tetto che da quattro anni vivono in condizioni disagiate nei containers in via Messina Montagne. Loro che sono pronti a trascorrere il loro “quarto e speriamo anche ultimo Natale in una baraccopoli”. Al nostro arrivo ci vengono incontro, ci accolgono, lasciano quel “tetto” che doveva essere una sistemazione solo temporanea. Hanno perso tutto, il lavoro, la loro casa e si fanno coraggio per dire ancora qualcosa con la speranza che l’ennesima intervista possa arrivare a chi ha promesso loro una sistemazione migliore, una casa a tutti gli effetti. Non hanno più paura di parlare. La preoccupazione più forte è che la pioggia, il vento e la grandinata non peggiorino ancora la situazione. Undici famiglie in undici container. Ci sono ancora quelli sgomberati dalle altre tredici famiglie a cui sono già state assegnate delle abitazioni. Sono completamente distrutti, danneggiati dalle condizioni metereologiche, un pericolo anche per i bimbi che vivono le loro giornate con un pallone e un sorriso che da loro la forza per andare avanti.
“Ero capomagazziniere ma tre anni fa ho perso tutto, prima il lavoro e poi la casa e adesso mi ritrovo a vivere in questi containers con mia moglie e i miei due figli in attesa di una vera casa – racconta Nicola Rammacca, uno dei senza tetto – Questo sarà il nostro quarto Natale in via Messina Montagne. Non ce la facciamo più a vivere qui. La struttura sta crollando, il compensato di cui è fatto il container sta iniziando a gonfiare a causa dell’infiltrazione dell’acqua e dell’umidità, il pavimento sta per spaccarsi, le lamiere sono arrugginite, il controsoffitto in bagno è crollato qualche giorno fa a causa delle forti piogge e da due mesi siamo senza luce. L’impianto è vecchio, non funziona più e siamo costretti ad utilizzare il televisore per portare un pò di luce nelle due camerette”. Disastrose anche le condizioni igienico-sanitarie. “Siamo perennemente soggetti a malattie come bronchite e tonsillite – continua Diana, moglie di Nicola – Qui piove sempre, siamo costretti a vivere con topi e scarafaggi. Ci sentiamo abbandonati dalle nostre famiglie e dall’amministrazione comunale.”
Qualche giorno fa il sindaco Diego Cammarata è tornato a parlare delle undici famiglie senzatetto. Ha annunciato di aver trovato le abitazioni e che entro la fine dell’anno avrebbero tutti lasciato la baraccopoli. “Fino a quando non metto piede in una vera casa non crederò alle parole del sindaco – ha detto Angela Cascino –. Abbiamo appreso la notizia e spero solo che non sia l’ennesima illusione perchè siamo stanchi di essere presi in giro. Questa mattina l’Usl è venuta qui per un sopralluogo e per verificare le condizioni igieniche in cui viviamo. Aspettiamo solo che il sindaco ci porti via da qui. Io vivo qui con mio padre, mio marito e i miei figli.”
Per Angela l’incubo è iniziato quattro anni fa, quando il palazzo del centro storico in cui abitava con la sua famiglia, dopo vent’anni, è stato dichiarato inagibile. In quell’occasione le avevano detto che l’unica soluzione sarebbe stata quella di occupare temporaneamente dei mini prefabbricati in un’area della Protezione Civile. “Ma io di prefabbricato qui non vedo nulla”. Così passerà un altro Natale in uno stato di degrado, in mezzo a topi e scarafaggi, in mancanza delle necessità primarie, all’interno di containers ormai marci a causa delle condizioni metereologiche, tra una fognatura deteriorata ed un tombino che da un momento all’altro scoppia provocando la fuoriuscita dei liquami e tra l’immondizia che la gente lascia dietro i container trasformando un’area in una vera e propria discarica a cielo aperto.