Il Palermo non ha un’identità |Tra le due litiganti il Carpi gode

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14 Marzo 2016, 09:00

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PALERMO – Duello. Anzi no, corsa a tre. Palermo, Frosinone e Carpi. Tutte in fila con 27, 26 e 25 punti. Il successo degli emiliani nel confronto diretto contro i ciociari rischia di avere un peso specifico superiore rispetto alla preventivabile sconfitta rimediata dai rosanero contro un Napoli in tono minore, abile a sfruttare l’episodio (dubbio) a favore e a portare a casa il massimo risultato con il minimo sforzo. Appena un rigore (ribadiamo, dubbio) per avere la meglio su una squadra incapace di costruire una sola trama di gioco pulita nell’arco dei novanta minuti. Vuoi l’avversario decisamente più forte, vuoi la difficoltà a trovare un equilibrio, il Palermo si è presentato al cospetto del proprio pubblico in maniera timorosa, quasi fosse un atto di lesa maestà quello di provare a mettere in difficoltà gli azzurri. Siamo più deboli a prescindere, inutile cercare di fare a pugni con chi è più forte di noi. Un pessimo segnale, che va esattamente nella direzione opposta rispetto alla svolta psicologica invocata da Zamparini, ovvero la goccia che ha fatto definitivamente traboccare il vaso dei rapporti tra il patron e il dimissionario Iachini. Stavolta andato via dopo una sconfitta.

Novellino ha provato a mischiare le carte: prima il finto 4-3-2-1 con doppio trequartista, ben presto divenuto 4-4-2 con Quaison ad agire da esterno destro e Vazquez e Gilardino davanti. A inizio ripresa l’avvicendamento tra il bomber di Biella e Djurdjevic, con quest’ultimo schierato come attaccante esterno così da permettere a Vazquez di cimentarsi nel ruolo di falso nueve per desiderio presidenziale. Infine, l’ingresso di Balogh e Trajkovski a dar manforte a un reparto incapace di creare seri pericoli a un Reina chiamato in causa solo da una conclusione liftata del Mudo in chiusura di primo tempo. Tante soluzioni per un unico problema rimasto irrisolto: buttarla dentro. Certamente all’ex tecnico del Modena non si potevano chiedere miracoli in tre giorni, ragionevolmente qualcosa in più si potrebbe cominciare a vedere dopo almeno una settimana piena di lavoro. Pur partendo dal presupposto di dovere ricominciare da zero, ancora una volta, per cercare di dare un’anima e un’identità tattica a una squadra che in questo momento, per utilizzare un eufemismo, fatica. Nonostante tutto il Palermo si trova ancora in zona salvezza e ha il destino nelle proprie mani. A patto di cambiare rotta al più presto.

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Rimangono nove giornate, con un calendario che non pone nessuna delle tre concorrenti sul piedistallo della favorita. I rosanero adesso sono attesi da una doppia trasferta: Empoli e Chievo, con in mezzo la pausa per l’impegno amichevole tra Italia e Spagna e le festività pasquali. Il Frosinone se la vedrà al “Matusa” contro la Fiorentina prima di rendere visita al Genoa. Il Carpi andrà a cercare punti sul campo del Verona per poi ricevere il Sassuolo. Senza dimenticare gli scaligeri, attesi dopo Pasqua dalla trasferta di Bologna. L’impresa degli uomini di Delneri appare disperata, tuttavia in caso di successo nello scontro diretto con gli emiliani e di contemporanea sconfitta di Palermo e Frosinone i gialloblu si porterebbero a cinque punti dalla zona salvezza e con il confronto in programma al “Barbera” all’ultima giornata il discorso potrebbe considerarsi clamorosamente riaperto anche per l’Hellas. Mille incroci possibili per un solo posto disponibile, a meno di crolli verticali di Atalanta e Udinese. Una corsa salvezza ad altissima tensione: almeno nelle ultime nove partite, al Palermo servono serenità e continuità. Zamparini avvertito. Sino al prossimo ribaltone.

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14 Marzo 2016, 09:00

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