22 Agosto 2022, 15:28
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Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, è una persona cortese. Anche se, al momento, è il politico meno invidiato della Sicilia, per le baruffe del centrosinistra, risponde al telefono. E lo fa, ben sapendo che le domande non gli piaceranno e che le risposte saranno sempre incomplete, visto l’andazzo. Dunque, risponde il segretario e dice con voce impastata di stanchezza e amarezza: “Siamo in attesa di schiarite. Non sono né fiducioso, né sfiduciato. Bisogna capire qual è la vera intenzione dei Cinque Stelle, cosa vogliono fare. La direzione regionale è stata spostata stasera alle otto, perché non possiamo iniziare una discussione senza conoscere chi siamo e i destini della coalizione. Sui possibili candidati sottoposti a procedimenti penali, la sintesi la farà il partito e io mi assumerò la responsabilità della proposta in direzione”.
Ecco l’annuncio ufficiale dell’ennesimo rinvio che getta nello sconforto militanti e simpatizzanti. Era sceso in campo con i tempi giusti il centrosinistra. Aveva scelto un candidato autorevole come Caterina Chinnici, mentre il centrodestra era ancora lontano dal nome di Schifani e si dibatteva nell’assalto alle Termopili musumeciane. Sembrava che le presidenziali fossero riuscite a cementare una sintesi, nonostante gli scossoni nazionali. Adesso, il quadro si è capovolto. Il centrodestra, bene o male, ha trovato un candidato con la possibilità di giocarsela, De Luca ruggisce con il suo piccolo esercito di irriducibili, Armao è in lizza. I progressisti, invece, sono avvinti nelle spire di una polemica senza fine. Il Pd, il partito più forte, è anche quello che soffre di più la crisi che lo chiama in causa.
Restano tanti i nodi irrisolti che hanno portato a un ultimatum ai grillini. Ma i termini sono già slittati. C’è la questione degli ‘impresentabili’, termine comodo e sintetico che riassume una varietà di situazioni, con il braccio di ferro sulle liste tra la candidata e i democratici. C’è il sospetto, che circola tra i piddini, che Caterina Chinnici voglia prendere la scusa al balzo per ritirarsi, o per costituirsi un alibi della sconfitta. C’è, insomma, un clima di diffidenza che non aiuta, in un cammino accidentato.
Nel frattempo, l’ultimatum lo lancia pure Claudio Fava che scalda i motori: “Da dieci giorni attendiamo che il Movimento 5stelle sciolga le sue riserve. Da dieci giorni aspettiamo che la candidata presidente offra parole chiare su come intende procedere. A poche ore dalla presentazione di liste e listino, abbiamo collezionato solo rinvii e silenzi. Apprendiamo persino dalla stampa di richieste di precisi assessorati presentate dai Cinque stelle, come se la composizione della giunta fosse un affare privato tra loro e l’onorevole Chinnici. Tutto questo è politicamente inaccettabile. E il movimento Centopassi ne trarrà le conseguenze. Se entro oggi non avremo parole chiare su come e con chi procedere in questa campagna elettorale, se non ci sarà immediatamente un luogo di discussione su tutte le scelte strategiche e di governo, vorrà dire che la coalizione progressista non esiste più”. Quasi un patatrac. E sono tutti appesi a quel ‘quasi’.
Neanche il tempo di dirlo che l’intesa tra Pd e Cinque Stelle, in Sicilia, si è rotta. Come raccontiamo qui in un articolo successivo. Possiamo togliere il ‘quasi’.
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22 Agosto 2022, 15:28