Il Pd tra Chinnici e liste, Barbagallo: "Aspettiamo i Cinque Stelle"

Il Pd tra Chinnici e liste, Barbagallo: “Che fanno i 5 Stelle”

Il caos del centrosinistra. Ecco cosa può succedere. L'ennesimo rinvio.
ELEZIONI REGIONALI
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Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd, è una persona cortese. Anche se, al momento, è il politico meno invidiato della Sicilia, per le baruffe del centrosinistra, risponde al telefono. E lo fa, ben sapendo che le domande non gli piaceranno e che le risposte saranno sempre incomplete, visto l’andazzo. Dunque, risponde il segretario e dice con voce impastata di stanchezza e amarezza: “Siamo in attesa di schiarite. Non sono né fiducioso, né sfiduciato. Bisogna capire qual è la vera intenzione dei Cinque Stelle, cosa vogliono fare. La direzione regionale è stata spostata stasera alle otto, perché non possiamo iniziare una discussione senza conoscere chi siamo e i destini della coalizione. Sui possibili candidati sottoposti a procedimenti penali, la sintesi la farà il partito e io mi assumerò la responsabilità della proposta in direzione”.

La crisi del Pd

Ecco l’annuncio ufficiale dell’ennesimo rinvio che getta nello sconforto militanti e simpatizzanti. Era sceso in campo con i tempi giusti il centrosinistra. Aveva scelto un candidato autorevole come Caterina Chinnici, mentre il centrodestra era ancora lontano dal nome di Schifani e si dibatteva nell’assalto alle Termopili musumeciane. Sembrava che le presidenziali fossero riuscite a cementare una sintesi, nonostante gli scossoni nazionali. Adesso, il quadro si è capovolto. Il centrodestra, bene o male, ha trovato un candidato con la possibilità di giocarsela, De Luca ruggisce con il suo piccolo esercito di irriducibili, Armao è in lizza. I progressisti, invece, sono avvinti nelle spire di una polemica senza fine. Il Pd, il partito più forte, è anche quello che soffre di più la crisi che lo chiama in causa.

L’ultimatum ai Cinque Stelle

Restano tanti i nodi irrisolti che hanno portato a un ultimatum ai grillini. Ma i termini sono già slittati. C’è la questione degli ‘impresentabili’, termine comodo e sintetico che riassume una varietà di situazioni, con il braccio di ferro sulle liste tra la candidata e i democratici. C’è il sospetto, che circola tra i piddini, che Caterina Chinnici voglia prendere la scusa al balzo per ritirarsi, o per costituirsi un alibi della sconfitta. C’è, insomma, un clima di diffidenza che non aiuta, in un cammino accidentato.

…E quello di Fava

Nel frattempo, l’ultimatum lo lancia pure Claudio Fava che scalda i motori: “Da dieci giorni attendiamo che il Movimento 5stelle sciolga le sue riserve. Da dieci giorni aspettiamo che la candidata presidente offra parole chiare su come intende procedere. A poche ore dalla presentazione di liste e listino, abbiamo collezionato solo rinvii e silenzi. Apprendiamo persino dalla stampa di richieste di precisi assessorati presentate dai Cinque stelle, come se la composizione della giunta fosse un affare privato tra loro e l’onorevole Chinnici. Tutto questo è politicamente inaccettabile. E il movimento Centopassi ne trarrà le conseguenze. Se entro oggi non avremo parole chiare su come e con chi procedere in questa campagna elettorale, se non ci sarà immediatamente un luogo di discussione su tutte le scelte strategiche e di governo, vorrà dire che la coalizione progressista non esiste più”. Quasi un patatrac. E sono tutti appesi a quel ‘quasi’.

Aggiornamento

Neanche il tempo di dirlo che l’intesa tra Pd e Cinque Stelle, in Sicilia, si è rotta. Come raccontiamo qui in un articolo successivo. Possiamo togliere il ‘quasi’.


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