“Gli ordini professionali scelgano la linea della chiarezza”. Alla vigilia della discussione sul ricorso di Michele Aiello, il “re delle cliniche” siciliane condannato in appello a 15 anni e 6 mesi nell’ambito del processo “Talpe alla Dda”, contro la radiazione decisa dall’Ordine palermitano, il presidente della Consulta regionale degli Ingegneri Gaetano Fede traccia la strada per i procedimenti disciplinari nell’Isola, ai quali è dedicato un servizio di Accursio Sabella sul numero di “S” attualmente in edicola: “Su questi temi – dice Fede – è bene intervenire sempre. Subito dopo la vicenda Conticello, per esempio, ritenemmo opportuno convocare una seduta del consiglio della Consulta alla Focacceria San Francesco. Senza toni eclatanti, ma per manifestare la nostra vicinanza. Il problema delle ‘amicizie pericolose’ ci coinvolge come cittadini ancor prima che come ingegneri”.
Sul merito del procedimento, che vedrà domani l’ultimo atto interno all’ordinamento professionale (contro la decisione potrà essere presentato ricorso appellandosi alle Sezioni unite della Cassazione), Fede preferisce non pronunciarsi. Ma un paio di paletti, quelli sì, è disposto a metterli: “Non conosco gli atti – afferma – ma da quel che è emerso l’Ordine di Palermo ha analizzato con cura gli elementi, compresi quelli emersi durante la convocazione di Aiello. Mi aspetto che l’Ordine nazionale faccia un’analisi altrettanto attenta degli atti, non applicandosi a eventuali vizi di forma come è successo in passato in casi diversi da questo”. Del resto, per Fede, “la norma che regolamenta le sanzioni disciplinari è vecchiotta e andrebbe aggiornata, magari con la possibilità per gli ordini di condurre indagini più approfondite”.
Ma domani si gioca una partita importante. Caricata simbolicamente già da una scelta: il Consiglio nazionale dell’Ordine, per ascoltare la difesa del patron di Villa Santa Teresa, si è autoconvocato in via Arenula, presso la “casa madre”, la sede del ministero della Giustizia, e non in via IV Novembre, dove ha sede il Consiglio. Quella di Aiello, del resto, è la prima radiazione decisa dagli ingegneri in Sicilia: un provvedimento – come ricorda Alessandro Calì, oggi tesoriere della Consulta regionale e al momento della radiazione presidente dell’Ordine palermitano – “che comporta la morte professionale. La radiazione dall’Ordine non è come l’espulsione da Confindustria: l’imprenditore allontanato dalla sua associazione può continuare a lavorare, l’ingegnere cacciato dall’Ordine no”. Calì, ovviamente, difende la decisione presa durante la sua presidenza: “È ora che gli ordini facciano pulizia al loro interno – spiega –. È giunto il momento di non delegare più alle forze dell’ordine, alla magistratura o ad Addiopizzo la lotta alla mafia. La decisione di domani è storica perché è uno spartiacque: gli Ordini possono valutare la condotta del professionista al di là del procedimento penale? Io credo di sì”.
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