“Il processo mi pesa, ma sono sereno”

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19 Gennaio 2010, 00:06

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(pubblicata il 19 gennaio scorso) Esattamente due anni fa veniva dichiarato colpevole di favoreggiamento semplice nel processo di primo grado per le “talpe” alla Dda di Palermo. Una sentenza che, appena una settimana più tardi, lo avrebbe indotto alle dimissioni dalla carica di presidente della Regione, complici anche i noti festeggiamenti a base di cannoli. A distanza di due anni, Totò Cuffaro – in attesa della sentenza d’appello – sembra tornato sulla cresta dell’onda, tanto che diversi siciliani lo vorrebbero di nuovo a Palazzo d’Orleans per sostituire l’ex amico Raffaele Lombardo. “Livesicilia” lo ha intervistato per conoscere la sua opinione sul quadro politico attuale.

Onorevole Cuffaro, secondo il sondaggio lanciato dal nostro giornale, un suo ritorno alla presidenza della Regione è visto come una benedizione. Contento?
“Sì, mi fa molto piacere pensare che tanti anni di lavoro e di sacrificio vengano valutati positivamente dai siciliani, nonostante tutto quello che mi sta succedendo. Non mi nascondo, il processo a mio carico è un procedimento pesante, ma il fatto che ci siano tante persone che hanno fiducia in me mi dà forza, coraggio e serenità. Penso che questa fiducia nei miei confronti sia dovuta al mio comportamento sia da imputato che da presidente della Regione”.

A proposito di presidenza. A Natale lei ha chiesto scusa ai siciliani per aver fatto eleggere Lombardo.
“Certo, ho chiesto scusa perché ho fatto un errore che purtroppo non sto pagando solo io, ma tutti i siciliani. So con quale spirito, negli anni della mia presidenza, abbiamo lavorato giorno e notte per far crescere questa terra, per farla diventare accettabile alle imprese che venivano a investire, per spendere i fondi europei, per dare fiducia agli amministratori. Tutto questo è stato vanificato in un anno e mezzo di governo Lombardo”.

In che modo?
“Lombardo continua a cambiare direttori, a compiere atti viziati di legittimità. Se la legge dice che i direttori generali vanno nominati su proposta dell’assessore competente, mentre lui ha nominato 28 direttori senza che ancora avesse nominato gli assessori, allora questa delibera ha un vizio di legittimità. Noi lo abbiamo fatto notare: l’Udc ha presentato al riguardo un’interrogazione parlamentare. Il suo modo autoritario di condurre il governo sta costando parecchio alla Sicilia. E poi Lombardo ha fatto una cosa terribile. Oltre ad aver tradito gli amici che lo avevano voluto, sta tradendo i siciliani: è stato eletto con una coalizione di centrodestra e adesso sta governando con una coalizione di centrosinistra. Il Partito democratico è a tutti gli effetti dentro questo governo con l’assessore Centorrino, con Massimo Russo, che seppur magistrato è sempre stato un uomo del centrosinistra, con l’assessore Venturi che è stato voluto da parlamentari della sinistra. Questo è un dato di fatto”.

Lei e Lombardo prima eravate molto amici. Adesso la rottura è insanabile?
“Io e Lombardo siamo stati amici per tutto il tempo in cui lui ha avuto bisogno di me. Io sono stato amico suo nel senso che l’ho aiutato e rispettato. Se ha fatto un partito lo deve anche al mio contributo politico importante. Ho litigato con tutti pur di difenderlo, a cominciare da Casini. Tutti sanno cosa ho fatto durante gli anni del mio governo per Lombardo, ma da quando è diventato presidente si è comportato in modo incomprensibile: avrebbe dovuto restituire l’affetto che gli avevo dato io e tutta l’Udc e invece ha fatto l’opposto. Nella sua testa c’era in qualche modo l’idea di annettere l’Udc al suo partito. Vorrei ricordargli che un partito non si fa solo perché c’è un potere da distribuire, ma quando c’è una forte condivisione di ideali. Invece lui ha costruito il partito sulla gestione del potere e questi partiti hanno soltanto lo spazio di una legislatura. In Sicilia questo è già successo, abbiamo l’esperienza illustre della Rete di Leoluca Orlando, costruita sul niente e finita con la fine del governo cittadino. Allo stesso modo l’Mpa finirà con la fine del governo Lombardo”.

Ma questo governo durerà cinque anni?
“Sì, io sono convinto che durerà cinque anni perché il parlamento si scioglie solo se il presidente della Regione va a casa. Il presidente non si dimetterà mai perché sa perfettamente che il giorno dopo le sue dimissioni non ci sarà più il suo partito e quindi cercherà di mantenerlo in vita il più a lungo possibile. Anziché governare al servizio degli interessi dei siciliani, Lombardo ha governato al servizio degli interessi del suo partito. Se non si dimette, questo parlamento continuerà a sopravvivere perché io non credo che ci siano 46 deputati disposti a firmare una mozione di sfiducia che manderebbe a casa, oltre che al presidente della Regione, anche gli stessi parlamentari”.

Da “amico” che consiglio gli darebbe?
“Se Lombardo facesse un atto d’amore per la sua terra e si dimettesse, avremmo bisogno di un po’ di tempo per far riprendere l’economia ma almeno sarebbe un inizio”.

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Nella seduta all’Ars di giovedì scorso, Leontini – a nome di tutti i capigruppo – ha chiesto un rinvio per commentare le dichiarazioni di Lombardo. Perché questo attendismo? Si aspetta forse un segnale da Roma?
“Leontini è buono perché per commentare le dichiarazioni di Lombardo non ci vuole tutto questo tempo. Credo che Leontini spera ci sia un chiarimento all’interno del Pdl. E intanto si sta facendo la stessa domanda che ci facciamo noi e cioè che cosa ci fanno al governo gli uomini di Micciché con i democratici. È chiaro che Lombardo ha fatto un ribaltone, perché ha un governo col Pd”.

Sa che dal Pd la smentiranno?
“Ma come fanno a smentire? Questa finizione finirà tra massimo due mesi, quando ufficializzeranno a tutti gli effetti l’accordo totale con Lombardo”.

Torniamo ai segnali da Roma. Ci sono stati degli sviluppi positivi da giovedì a oggi?
“So che ci sono dei movimenti, so che ci sono state delle riunioni con Berlusconi per chiarire la situazione interna al Pdl in Sicilia. Quali sono stati i risultati non lo so, ma spero che in qualche modo si faccia chiarezza”.

A livello nazionale si discute molto delle alleanze variabili dell’Udc in vista delle amministrative. Questi discorsi influenzano anche il comportamento del suo partito in Sicilia?
“No, io ho chiesto a Casini di non mettere sul tavolo delle trattative il caso Sicilia. Noi siamo fuori da questa giunta fino a quando ci sarà Lombardo presidente. Non c’è nessuna possibilità di tornare al governo, anzi al non governo di Lombardo. Il nostro rapporto con lui è definitivamente archiviato”.

Sono passati due anni da quando ha lasciato la guida della Regione. È un’esperienza che le manca?
“Io credo che in politica bisogna fare quello che gli elettori ti chiedono di fare. Mi hanno chiesto di occuparmi della Sicilia da Roma e lo sto facendo con grande volontà. Non manco mai a una seduta d’aula, lavoro dalla mattina alla sera, ma con molta onestà devo dire che il lavoro qui nell’Isola, fatto direttamente per la Sicilia e i siciliani, lo facevo con più voglia. Credo che rappresentare la propria gente e la propria terra sia la cosa più bella che possa succedere a un uomo politico”.

Quali aspettative ha per la sentenza d’appello del suo processo?
“Io credo di essere stato un imputato modello. Non ho mai protestato, ho presenziato alle udienze, ci siamo difesi. Ho sempre avuto fiducia nella magistratura, ho accettato una sentenza pesante, accetterò anche la sentenza d’appello, qualunque essa sia, nel rispetto dei magistrati che mi stanno giudicando. Nel corso del processo siamo riusciti a spiegare, a dare il nostro contributo nell’accertamento della verità”.

Commentando l’assoluzione di Mannino, Rudy Maira ha detto che andrebbe riletta in positivo la storia della Dc. Eppure non bisogna dimenticare che di quella Dc facevano parte anche Ciancimino e Lima, nonché Andreotti che è stato salvato dalla prescrizione per la condotta tenuta fino alla primavera del 1980.
“Mannino è stato l’artefice dell’esclusione di Ciancimino dal congresso della Dc nell’‘83. È chiaro che lo lasciò fuori perché non lo riteneva degno di stare dentro il nostro partito. Riguardo ad Andreotti, sono orgoglioso di essere stato nel suo stesso partito perché è stato un esempio di statista e di persona perbene, invidiata da tutto il mondo. La sentenza di Mannino deve far ripensare alle tante cose che sono state dette,  facendo di tutta l’erba un fascio”.

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19 Gennaio 2010, 00:06

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