CATANIA – Paolo e Adriana. Una storia d’amore. Fatta di dubbi (come tante altre del resto). Poi però c’è l’abisso: arredato da tempeste filosofiche e una ricerca politico-esistenziale che oscilla tra alti e bassi, non soltanto umorali. Una vicenda dove destra e sinistra si mischiano, frantumano e rigenerano in una sintesi sfuggente. Ecco Il tornello dei dileggi (Arkadia, euro 13,30) a firma di Salvatore Massimo Fazio, romanzo in concorso al prestigioso Premio Campiello. Pagine da maneggiare con cura. Perché, dopo aver passeggiato sul campo miniato del nichilismo cognitivo, il Nostro stringe i lacci e attraversa le lande della narrativa per aprire un sentiero che è allo stesso tempo personale e collettivo.
Rapidità
Il contenuto lo lasciamo a chi sentirà l’esigenza di leggerlo. Anche perché, una volta arrivati alla fine, è possibile sentire un forte tremore alle gambe. Difficile decifrare se sia un problema di pressione arteriosa o transaminasi alle stelle. Possiamo soltanto anticipare – e già è troppo – che l’esperienza della lettura si può risolvere nel giro di un’ora, e poco meno. Non è una questione aritmetica legata al numero delle pagine da sfogliare. Anzi, non lo è affatto.
Esasperato
Stile. Velocità d’esecuzione. Genio. In mezzo una grammatica manipolata fino all’esasperazione. Non si tratta però di rievocare quanto James Joyce ha già sperimentato più di un secolo fa. Non ce n’era bisogno. Fazio osa. Fazio esplora. Fazio riesce. E arriva a dilatare la dimensione dell’aforisma e trasformarla in intreccio, dando movimento così a ciò che la parola incatena tra le architetture del pensato.
Le vette
Soltanto attraverso queste forzature è possibile arrivare a un piano di lettura dove Julius Evola e il punk si fondono in una sonorità laida fatta di decadenza e sicilianità. Non ditelo però al Barone della Tradizione. Semmai fatelo sapere all’Evola in piena fase Dada. Lui capirebbe. Attenzione: è anche un romanzo che fa ridere, ma nelle giuste dosi. Il punto è scovare la pietra d’angolo che tiene assieme tutte le dinamiche del libro, senza farle crollare su se stesse. Un romanzo originale, insomma. Non a caso scritto e pensato tra le alture vulcaniche di Catania. Un motivo ci sarà.