CATANIA – “L’evento sinistrorso in esame, secondo quando concepito tecnicamente dal sottoscritto, è autonomo”. Queste parole, di un gergo strettamente tecnico, sono le conclusioni è cui è arrivato il consulente – un ingegnere – nominato dalla pm Valentina Botti per l’indagine sul tragico incidente in cui ha perso la vita il ciclista Joshua La Rosa, papà di una bambina. Nel fascicolo è iscritta nel registro degli indagati una donna che, il 26 giugno 2021, percorreva via Passo Gravina nella stessa direzione della vittima. Un testimone oculare ha raccontato alla polizia municipale “di aver visto il ciclista procedere rasente il marciapiede lato sinistro della strada” e poi di aver notato “l’auto Mercedes dell’indagata” che prima la sorpassava e poi investiva il ciclista. Il testimone ha anche detto di aver visto la donna fermarsi e “chiamare i soccorsi”. Per il consulente però la persona sentita dai vigili urbani “non avrebbe avuto di fatto la possibilità di vedere realmente la collisione tra la fiancata sinistra del mezzo dell’indagata e il ciclista”.
Per il consulente La Rosa avrebbe intercettato “il chiusino per la raccolta delle acque di scolo posto sul margine sinistro della carreggiata, in dislivello di quattro centimetri rispetto alla superficie della carreggiata e sporgente di 55 centimetri sul piano viario utile percorribile, si determinava, verosimilmente, la foratura del pneumatico posteriore che mutava la marcia longitudinale in un capitombolo”.
Nelle oltre 40 pagine della consulenza il perito – argomentando anche il disaccordo rispetto alle ricostruzioni degli altri consulenti di parte – conclude che “le cause” dell’incidente sono da “ricercarsi nella foratura dello pneumatico posteriore della bici, evento decisivo determinatosi lungo il percorso caratterizzato da curva e forte pendenza negativa”. Ed inoltre che gli accertamenti tecnici “hanno escluso che tra il ciclista e la fiancata sinistra dell’autovettura dell’indagata si sia potuto verificare un urto”. Da qui la conclusione di un ‘sinistro autonomo’.
“Lo sfortunato ciclista – mette nero su bianco l’ingegnere nominato dalla Procura – ha intercettato il chiusino per la raccolta delle acque di scolo ivi esistente sul margine sinistro della carreggiata stradale, in specie in dislivello di alcuni centimetri rispetto alla superficie stradale e sporgente di cm 55 sul piano stradale di utile scorrimento”.
Da questa perizia depositata un po’ di mesi fa, la procura ha presentato istanza di archiviazione al Gip. Richiesta a cui le parti offese si sono opposte. Fin dal giorno dell’incidente la moglie di La Rosa ha lanciato appelli per poter avere giustizia per la morte del marito. A marzo ci sarà l’udienza dove si discuterà dell’opposizione alla richiesta di archiviazione della procura. Solo a quel punto si saprà se l’indagine continuerà o sarà archiviata.